Approcci al fondamentalismo: come nasce l'estremismo religioso?
Il fondamentalismo e l'estremismo religioso oggi sono nuovamente protagonisti della cronaca, ma cosa spinge queste persone? Vediamo alcune teorie innovative e gli approcci più classici al fenomeno.
Nonostante i giorni delle crociate siano lontani, nuove guerre sante (non trovate anche voi che queste due parole stonino insieme?) si susseguono.
Le notizie al telegiornale in questi giorni si stanno nuovamente moltiplicando e si comincia a parlare soprattutto dei fondamentalisti italiani che abbracciano una nuova fede.
Ma cosa ci porta a scambiare la tensione verso l'assoluto con la spinta a farlo prevalere ad ogni costo? Perché alcuni di noi restano imbrigliati nell'estremismo religioso?
Estremismo religioso: una soluzione neurologica
L'argomento è molto spinoso e dato che le conseguenze ci toccano molto da vicino anche le teorie che cercano di spiegare questa tendenza azzardano ipotesi "pesanti".
Una di queste proviene dalla neurologa dell'Università di Oxford Kathleen Taylor secondo la quale le credenze ideologiche come i fondamentalismi che causano danni a livello sociale devono poter essere trattate come delle malattie mentali.
La questione non riguarderebbe solo coloro che abbracciano in modo spasmodico un credo religioso, ma anche, afferma lei, coloro che ritengono sia giusto picchiare i figli: cioè tutti coloro con credenze estreme dannose a livello sociale.
Il nocciolo dell'ipotesi consiste nell'identificare i sistemi di credenze direttamente a livello neurologico per poterle manipolare "terapeuticamente".
La Taylor espone la sua idea nel suo libro "The Brain Supremacy" esponendo considerazioni sulla sua utilità e sui pericoli. Da un lato sottolinea quanto possa essere affascinante l'idea di risolvere problematiche sociali, come gli attacchi kamikaze, agendo direttamente sul cervello.
Ovviamente se in mani sbagliate, questa strategia potrebbe avere degli effetti davvero devastanti facilmente immaginabili.
La doppia influenza dei valori religiosi
L'approccio classico
Una prospettiva decisamente più classica è quella descritta in "The Fundamentalism Project", 5 volumi a cura dell’American Academy of Arts and Sciences.
La prima difficoltà secondo gli autori risiede già nella sua definizione; loro descrivono una sorta di fondamentalismo "mediano" che dovrebbe racchiudere le caratteristiche maggiormente presenti nelle varie forme del fenomeno:
- selezione di credenze fondamentali da salvare contro alcuni aspetti della modernità che sono da abbattere;
- spinta a combattere la marginalizzazione (vera o presunta) della loro vera fede;
- assoluta e piena adesione ai testi sacri;
- appartenenza ad una schiera di eletti;
- rigida struttura autoritaria interna chiusa entro confini netti da chi ne è fuori.
E gli aspetti psicologici?
I modelli presi in esame da questo volume, punto di riferimento, del tema sono perlopiù sociologici; ne deriva una visione sottostante che punta sull'estremismo come movimento storico-culturale che abbraccia un gruppo di persone.
Ma allora i singoli stranieri che oggi si associano da che molla sono mossi? A livello psicologico occorre prendere in considerazione molteplici spinte che possano derivare da percorsi di vita differenti e che sfociano in un atteggiamento psicologico particolare come sottolineato dalla psicologia della religione.
Come spesso accade, ad un'impostazione che delinea specificità individuali si preferisce un approccio che massimizzi gli elementi comuni ad una moltitudine di persone e che faccia da base ad una soluzione unica e più rapida possibile.