Imparare a innamorarsi: intervista a Sara Cattò
Come si fa ad imparare a innamorarsi? Si può veramente? Oppure l'amore è sempre qualcosa di ingovernabile e irrazionale? E poi: come si riconosce il vero innamoramento? L'abbiamo chiesto a Sara Cattò, autrice di Imparare a innamorarsi
Credit foto
©Kidsada Manchinda / 123rf.com
Imparare a innamorarsi esamina i meccanismi e le dinamiche dell'attrazione, nonché le dinamiche sociali e individuali che non possono non essere prese in considerazione nell'innamoramento. Ma per distinguere il vero innamoramento da altre forme di attrazione ci sono otto indicatori specifici. Ad anallizzarli è Sara Cattò, laureata in Psicologia all’università di Padova e formata in Psicosintesi: da sempre interessata alle relazioni interpersonali nei loro molteplici aspetti (tecniche di comunicazione, gestione costruttiva dei conflitti, crescita personale attraverso le relazioni), ha rivolto particolare attenzione al rapporto di coppia.
“Al cuore non si comanda”, “l’amore rende ciechi”: perché l’innamoramento è visto esclusivamente come qualcosa di irrazionale? Cos’è in realtà?
L’innamoramento è considerato irrazionale per due motivi fondamentali:
1. Perché si crede che sia un’emozione, o una tempesta di emozioni, ma comunque un’esperienza emotiva.
2. Perché si confonde l’innamoramento con l’amore romantico, che è una sorta di catechismo fatto di comandamenti, dogmi e misteri relativi al cosiddetto “Dio Amore”.
Le cause di ciò sono molteplici (storiche, sociologiche, psicologiche), e perfino linguistiche: in molte lingue del mondo il termine innamoramento non esiste e si è costretti a ricorrere a locuzioni varie e giri di parole. Non esiste nemmeno in inglese e in francese! E dal momento che il mondo scientifico usa come lingua di riferimento l’inglese, che traduce innamoramento con romantic love, ecco come la confusione viene “scientificamente” alimentata. L’innamoramento è un’esperienza transpersonale dovuta al fatto che il regno umano è un regno in evoluzione. Come tale, ha componenti fisiche, emotive, mentali e spirituali, che quindi non si possono separare le une dalle altre.
Ci innamoriamo per guarire, per reintegrarci nell’interezza perduta, tentando di fare di due una creatura sola (Platone).
Ci innamoriamo per tornare ad essere un essere solo (Genesi).
Ci innamoriamo per restaurare l’antica nostra natura (guarire) e per tornare ad essere divini.
Ci si innamora per imparare a onorare il Padre e la Madre, il cielo e la terra.
Ci innamoriamo per imparare a onorare il Maschile e il Femminile, per riscattare secoli di storia triste e tragica, vergognosa e indegna di un regno di natura creato “a immagine e somiglianza di Dio”.
Per smettere di nutrirci di cose spezzate e credere uno ciò che è soltanto metà, disonorando l’altra metà dell’Infinito Bene. E quindi per contribuire a fondare una nuova umanità, “per la maggior gloria dello spirito umano” (Odifreddi).
Perché, se si parla e scrive tanto di rapporti di coppia, non si scrive e parla con la stessa frequenza di “educazione psicoaffettiva”? Da dove nasce l’idea del suo libro?
Me lo sono a lungo domandato anch’io. Poi mi sono resa conto che noi psicologi ci siamo completamente disinteressati dell’innamoramento (non riesco proprio a capire il perché). Inoltre per promuovere un’educazione psicoaffettiva ci vorrebbero gli educatori, e mi pare proprio che non ce ne siano, nemmeno tra chi dovrebbe farlo per mestiere. Così quel poco che si fa finisce per essere educazione sessuale, che in realtà spesso è informazione anatomica e promozione dei contraccettivi, non di rado in collaborazione con le case farmaceutiche.
L’idea del libro nasce nella mia adolescenza, quando mi trovai a gestire con estrema difficoltà un turbinio di attrazioni molteplici e disordinate. Cercai a lungo nei libri, tra gli esperti di vario genere, tra gli educatori con cui ero in contatto delle risposte alle tante domande che mi affollavano mente e cuore. Ma non trovai nulla che fosse per me soddisfacente, chiaro, completo. Tutto si esauriva presto conto il muro del “al cuore non si comanda”. Poi mi iscrissi a psicologia, convinta di trovare finalmente nelle ricerche specialistiche delle risposte alle fatidiche domande: cos’è l’innamoramento? Perché ci innamoriamo? Cosa non è innamoramento? Quali sono gli errori, i tranelli, gli ostacoli? E invece, nulla. Così la mia ricerca, partita nell’adolescenza e sempre portata avanti negli anni successivi, mi ha portato nel 2009 a Imparare a innamorarsi.
Lei scrive che “la coppia è per eccellenza il regno delle polarità”: quali sono gli elementi che contraddistinguono il Maschile e il Femminile?
In estrema sintesi, le configurazioni base di Maschile e Femminile sono:
Maschile: in espressione, direzione verso fuori, capace di riempire, funzione di analisi, semina senza cura per lo sviluppo del seme, attività, dare.
Femminile: in impressione, direzione verso dentro, capace di essere riempito, funzione di sintesi (nel senso di aggregazione), cura e sviluppo del seme, ricettività, prendere
Maschile e Femminile sono princìpi onnipresenti in Natura e, col loro rapporto, generatori di ogni cosa. Del Dao [Tao] è detto pertanto: il suo inizio è nell’uno; l’uno non può generare, perciò si divise trasformandosi in Yin e Yang. Dall’unione armonica dello Yin e dello Yang hanno avuto origine tutte le cose. (Lao Tse)
Maschile e Femminile sono delle configurazioni, delle modalità di funzionamento energetico, non dei contenuti. E soprattutto non stanno per uomo e donna. Né sono ruoli cui siamo soliti associare l’uomo e la donna (e che non riguardano strettamente il Maschile e il Femminile), con i relativi giudizi di valore dai quali dobbiamo cercare di astenerci. So per esperienza – la mia personale e quella con i pazienti e gli allievi – che inizialmente è tutt’altro che facile entrare in questa nuova visione e che il condizionamento educativo continua per un certo periodo a riportaci nei vecchi solchi di pensiero. Ognuno di noi ha in sé Maschile e Femminile, ma ciò che differenzia gli uomini e le donne è la diversa combinazione dei due prìncipi sui quattro piani fisico, emotivo, mentale e trans personale.
Cos’è e come nasce l’attrazione?
È il fenomeno-base di ogni infatuazione o innamoramento, vero o falso. L’attrazione ci segnala che è scattato un fenomeno di riconoscimento, una risonanza tra qualche nostra parte e una parte complementare dell’altra persona. Essa può riguardare uno qualsiasi dei quattro livelli psichici (può essere un’attrazione fisica, un’attrazione emotiva, oppure mentale o transpersonale), con tutte le possibili combinazioni. Può coinvolgere uno solo di tali livelli, come ad esempio nell’attrazione fisica; oppure due, come ad esempio nell’attrazione intellettuale e spirituale; fino al caso di un’attrazione “completa” che scatti su tutti i quattro livelli psichici.
Tra gli opposti esiste un’attrazione reciproca, dovuta al bisogno di ogni metà di trovare il proprio complemento e quindi completamento nella metà mancante. Allo stesso modo due poli uguali si respingono (non avendo bisogno l’uno dell’altro), come sappiamo dalle calamite. Questa legge generale è detta legge dell’attrazione-ripulsa. Ciò che vale per l’attrazione vale quindi anche per la repulsione, nelle varie possibili forme in cui può celarsi: antipatia, ostilità, rabbia, odio, disprezzo, rifiuto, disgusto, fastidio e simili. Bisogna poi distinguere tre diverse tipologie di attrazione, ognuna generata da un diverso cervello: al cervello rettiliano dobbiamo l’attrazione rettiliana; al cervello limbico, l’attrazione limbica; alla neocorteccia, l’attrazione corticale.
In che modo possiamo imparare a distinguere un vero innamoramento da uno falso?
Ci sono otto precisi indicatori che definiscono il vero innamoramento e lo distinguono da altre forme di attrazione, infatuazione o pseudoinnamoramento. È fondamentale avere consapevolezza che l’innamoramento è un processo che si sviluppa nell’arco di diversi mesi durante i quali possono accadere svariati eventi che favoriscono oppure ostacolano o bloccano il processo dell’innamoramento. Gli otto requisiti, che devono essere tutti presenti perché si tratti di vero innamoramento, sono:
1. Risveglio; 2. Trasfigurazione e affaccio transpersonale; 3. Ricerca della verità; 4. Ristrutturazione esistenziale e “timor panico”; 5. Parità; 6. Reciprocità ed esclusività; 7. Generosità e condivisione spontanea; 8. Sentiero.
Vivere consapevolmente l’amore e non nascondersi dietro l’alibi dell’ignoranza: quanto tutto questo può influenzare positivamente il nostro percorso di crescita personale?
La domanda è già la risposta. Mi intriga quel “positivamente”: che vuol dire? Se vuol dire che ci aiuta a stare meglio, allora vivere consapevolmente l’amore e non nascondersi dietro l’alibi dell’ignoranza è positivo per la nostra crescita personale. Ma in genere questo tipo di influenze positive ha un prezzo alto: il lavoro è duro, inutile nasconderselo, soprattutto nelle faccende amorose. Ci hanno fatto credere che le cose del cuore debbano essere “naturali”, spontanee, immediate e questo dovrebbe garantirne l’autenticità. Garantisce invece purtroppo solo che emergano i nostri automatismi, i condizionamenti, le ferite. “Positivo” quindi non è sinonimo di “facile”. Dobbiamo liberare l’amore, finora ostaggio dell’emotivo; altrimenti condanniamo il cuore (il centro psichico che risponde alla voce del Sé) a diventare un groviglio di reazioni emotive inconsce che agiscono in modo anarchico, determinando una vera e propria tirannia di automatismi e condizionamenti a danno delle altre componenti della nostra psiche. Parliamo di cuore, ma si tratta di pancia. L’amore va liberato da questa tirannia del sentimento.