Cannabis light e conseguenze psicologiche
La cannabis light apre un dibattito intenso sugli effetti dell'assunzione incontrollata della sostanza sia a livello fisico e psicologico.
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A fronte del nuovo scenario in Italia e nel mondo rispetto alla cannabis light e al dibattito sui suoi effetti fisici e psicologici, abbiamo intervistato il Francesco Massa, Psicologo, Psicoterapeuta in formazione e collaboratore del Centro Elpis di Ispra.
Cos’è la cannabis?
La cannabis, in italiano si dice Canapa, è una pianta utilizzata in differenti settori e produzioni come quello tessile, ad esempio, ma anche cosmetico, nella produzione di carta e bio-plastiche o bio-carburanti.
Comunemente è conosciuta come la pianta da cui derivano le due sostanze ricreative che vengono spesso utilizzate ovvero la Marijuana che è data dalle inflorescenze che vengono essiccate per poi essere consumate e l’Hashish che invece è la resina. Fondamentalmente la cannabis è questo poi i termini usati variano nel senso che a volte si usa Cannabis, altre volte Marijuana e altre ancora Hashish.
Diciamo che la Cannabis è la pianta e gli altri termini si riferiscono all’uso e nello specifico alla parte della pianta che viene trattata e al modo in cui questo avviene.
Cos’è la cannabis light e cosa la differenzia da quella comunemente conosciuta come sostanza stupefacente?
La differenza fondamentalmente tra la cannabis Light e quella “normalmente conosciuta” e illegale è la concentrazione di Tetraidrocannabinolo-THC ovvero il principio psicoattivo della cannabis che è il responsabile degli effetti ricreativi, che normalmente nella cannabis utilizzata illegalmente varia tra il 4% e il 12% anche in base alla concentrazione contenuta nella singola pianta, con valori ancora più alti se parliamo di Hashish, mentre in quella Light la concentrazione è molto più bassa.
In Italia dovrebbe essere sotto lo 0,2% per essere prodotta liberalmente, anche se poi in realtà si accettano produzioni con una concentrazione massima di THC attorno allo 0,6%, è come una sorta di margine di errore che viene dato. In realtà la cannabis light ha anche una maggiore concentrazione di Cannabidiolo, (CBD), altro principio attivo della Cannabis, che ha effetti antagonisti al THC e come dire dona effetti un po’ più benefici come analgesici, ansiolitici, antinfiammatori, contrastando quelli del THC.
Gli effetti sono infatti generati, oltre alla concentrazione assoluta del THC, anche dal rapporto tra THC e CBD, dove la maggiore presenza di CBD, contrasta effetti di THC. Nella cannabis normalmente conosciuta ha livelli di CBD molto bassi favorendo così effetti come ricreativi e psicoattivi, mentre nella light il rapporto è a favore del CBD.
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Quali sono le conseguenze di un uso prolungato della cannabis normalmente riconosciuta?
Gli effetti principali, dicevamo che sono dovuti principalmente al THC, a livello di uso prolungato, nel senso che il THC agisce su dei recettori presenti nel cervello che sono chiamati CB1, di cui è agonista e quindi favorisce l’azione degli stessi, continuandoli ad attivare.
Dal punto di vista psicologico, rispetto agli effetti cognitivi, che sono quelli più citati nel dibattito sulla cannabis, sembra che a lungo termine ci siano effetti negativi riguardanti memoria, attenzione e altri aspetti cognitivi di questo tipo, con conseguenze peggiori associate a un utilizzo precoce di tali sostanze.
In realtà è un aspetto dibattuto, e soprattutto è dibattuto il fatto se questi effetti siano permanenti oppure no, dal momento che alcuni studi hanno osservato che dopo la cessazione dell’utilizzo di tali sostanze (anche se dopo anni di consumo), questi effetti possono ritornare a un miglior livello di funzionamento, anche in tempi brevi (alcuni studi parlano di qualche settimana, altri di tempi più lunghi).
Da considerare anche che molti studi sono retroattivi quindi studiano il comportamento verso le sostanze di individui nel passato di cui però non si conosce il livello cognitivo di partenza e tutti i fattori che si inseriscono nel cambiamento osservato, rendendo difficile stabilire dei rapporti di causalità.
L’altro rischio che viene spesso nominato è di slatentizzare una psicosi, ovvero se ho una probabilità genetica di sviluppare un disturbo psicotico e uso cannabis, ho un maggiore rischio che effettivamente sviluppi questo disturbo e anche più precocemente della media.
Poi sicuramente la possibilità di sviluppare una dipendenza, che spesso si minimizza per il fatto che la cannabis è naturale, ma che è possibile, infatti anche nel DSM-5 è stato individuato un Disturbo da Uso di Cannabis ed è stata evidenziata anche una sindrome astinenziale (caratterizzata da irritabilità, episodi di aggressività, disturbi del sonno e dell’alimentazione ecc), se si interrompe l’uso di cannabis.
A livello fisico, agendo sui recettori citati presenti in differenti aree del cervello che formano il sistema degli endocannabinoidi, implicato nella regolazione di funzioni omeostatiche e in alcuni processi coinvolti nella maturazione del cervello, è evidente come l’assunzione di cannabis possa alterare la funzionalità di questi processi, anche nel momento in cui si interrompe perché se continuo a immettere cannabinoidi nel cervello questi recettori o funzionano meno o diminuiscono di numero poiché la sostanza è presente in dosi elevate, però nel momento in cui si smette il minor numero di recettori crea problematiche tra cui la crisi astinenziale, gli effetti cognitivi ed è necessario un tempo di ripresa per tornare alla funzionalità ottimale.
Quali sono le conseguenze psicologiche della cannabis light?
Rispetto alla cannabis light, essendo da poco legalizzata (e già in discussione, ndr), non mi risultano studi a lungo termine, mi viene da dire che il THC ha determinati effetti a livelli cerebrale, il CBD ne ha degli altri che sono effetti meno compromettenti come di rilassamento, ansiolitici, anti psicotici, analgesici, ecc. e quindi se pensiamo agli effetti in relazione alle concentrazioni di principi attivi, una minore presenza di THC recherà minori effetti cognitivi legati ad esso e si osserveranno effetti legati al CBD, però appunto ad oggi non ho trovato studi sugli effetti a lungo termine.
A mio avviso non è comunque possibile parlare di effetti totalmente positivi della Cannabis light. Infatti se si pensa in particolare ad alcuni scopi di utilizzo come rilassamento e ansiolitico, mi chiedo dove sia la differenza rispetto ad assumere i farmaci già esistenti che in primis più controllati e soggetti a prescrizione medica.
Molti sostengono che rispetto ai farmaci sia più naturale ma si tratta comunque di una sostanza esterna che viene assunta, e mi chiedo dunque se non sia più funzionale ricorrere a strade già testate e riconosciute. In seconda battuta vorrei ricordare che sia farmaci che cannabis light sono strumenti comunque utilizzati per ridurre una sintomatologia per cui è possibile intraprendere anche altre strade (per es. tecniche di rilassamento o psicoterapia) .
È possibile escludere una dipendenza fisica e psicologia da cannabis light?
Escludere una dipendenza totalmente no, in prima battuta perché per fare questo è necessario avere studi che possano permettere di affermare una totale assenza di possibile dipendenza. A livello di dipendenza fisica, la parte più ricompensante e gratificante è dato dal THC che determina quel desiderio di voler riprovare le stesse sensazioni, ricercando nuovamente la sostanza, grazie all’attivazione dei recettori presenti nel circuito della ricompensa.
Questa dipendenza è legata ai livelli e alla concentrazione di THC, che però segue una curva ad U rovesciata, ovvero ad alti livelli di THC corrisponderanno alti effetti di ricompensa però fino ad un certo livello, oltre il quale aumentando ancora la dose, l’effetto rinforzante man mano diminuisce perché aumentano gli effetti spiacevoli fondamentalmente.
Per cui la dipendenza da cannabis è più probabile se utilizzo una sostanza con livelli medio-alti di THC fino a un tetto massimo, quindi nella cannabis light dal punto di vista fisico il rischio di sviluppare dipendenza è minore, con una ulteriore protezione verso questo dovuta all’alta percentuale di CBD che sembra essere fattore protettivo.
Inoltre bisogna considerare altri fattori spesso implicati nella dipendenza: la frequenza d’uso (più la uso più sono a rischio dipendenza), l’inizio (più è precoce più il rischio aumenta), l’essere uomini o donne, la vulnerabilità genetica. Tuttavia se si parla di dipendenza psicologica alcuni studi hanno riscontrato che il passaggio da un utilizzo normale a una dipendenza possono essere legati ad altri fattori non legati alla sostanza in sé, come il vivere da solo, usare la cannabis per motivi di coping (es. strategia per placare ansia da esame), avere eventi di vita negativi.
Questi elementi possono far pensare che anche per la cannabis light vi possa essere il rischio di sviluppare una dipendenza psicologica, soprattutto se si considerano i suoi proclamati utilizzi a scopi ansiolitici o di rilassamento. La persona potrebbe utilizzare la sostanza come strumento di regolazione emozionale o di coping e questa modalità di utilizzo, se ripetuta costantemente in diverse circostanze, potrebbe diventare l’unica risorsa della persona, la quale potrebbe non riuscire a farne a meno (es. assumere cannabis light per placare ansia prima di un esame, e nel momento in cui ciò non è possibile non presentarsi nemmeno alla sessione perché incapaci di gestire l’ansia in altro modo). Quindi è il tipo di rapporto sviluppato con la sostanza a livello psicologico più che fisico.
Quali sono, se ci sono, gli aspetti funzionali dell’utilizzo della cannabis light? Come andrebbe assunta e in quali condizioni?
Aspetti funzionali sono quelli citati anche precedentemente negli effetti ottenuti ovvero rilassamento, ansiolitico, analgesico che potrebbero determinare un ricorso alla cannabis light per ridurre sintomatologie negative, seppur vadano ancora stabiliti i reali effetti rispetto ai farmaci già presenti e soprattutto la quantità e le modalità di assunzione più corrette per ottenere tali effetti in maniera sicura e al tempo stesso efficace.
Il problema infatti è che rispetto ai farmaci tradizionali, la cannabis light può essere acquistata senza alcuna prescrizione medica e questo rende il suo utilizzo spesso autonomo e non controllato, per cui non è possibile determinare se l’assunzione avviene in maniera corretta eadeguata rispetto alla problematica e prevederne gli effetti.
Va sicuramente detto che i principi della canapa sono utilizzati in ambito medico-sanitario in farmaci altamente controllati e prescritti in casi specifici.
Un altro aspetto funzionale proposto da alcuni per la cannabis light è come mezzo per ridurre il fumo di tabacco, in particolare per eliminare l’assunzione di nicotina, presente nel tabacco ma non nella cannabis.
Se da un lato esistono effetti funzionali della cannabis light, dall’altro è importante approfondire con studi ad ampio raggio la loro effettiva incidenza e le differenze con altre sostanze già presenti sul mercato e controllate a livello medico e scientifico.
Dott. Francesco Massa: Psicologo, specializzando in psicoterapia comportamentale e cognitiva presso la scuola ASIPSE di Milano. Socio AIAMC. Applica il colloquio motivazionale di Miller e Rollnick per l’incremento della motivazione al cambiamento con adolescenti e adulti. Ha lavorato in ambito di tossicodipendenza presso la Comunità Emmanuel di Cassano Magnago. Collaboratore Centro Elpis.
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