Alejandro Jodorowsky

Cileno, Alejandro Jodorowsky è il padre della psicomagia. Poeta, scrittore, fumettista e cineasta, ha studiato a fondo i tarocchi di Marsiglia riscoprendone l'essenza originaria.

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©Gorup de Besanez / Wikimedia Commons

Alejandro Jodorowsky è l’incredibilmente poliedrico e prolifico artista cileno padre della psicomagia e tarologo restauratore dell’essenza originaria dei tarocchi di Marsiglia, oltre che scrittore, sceneggiatore di fumetti, attore e cineasta di fama internazionale.

 

Alejandro Jodorowsky Prullansky (Tocopilla, Cile, 7 febbraio 1929)

 

Alejandro Jodorowsky è nato a Tocopilla, città cilena affacciata sull’oceano Pacifico, da genitori ebrei-russi fuggiti dalle persecuzioni in Ucraina.

Passa la gioventù a Santiago, dove inizia studi universitari di filosofia e psicologia presto abbandonati, e in seguito si sposta in Messico, dove fa il clown nei circhi, organizza un teatro di marionette, diventa campione di karate e dirige un gruppo di musica pop. Poi, dal 1953, alla fine di un lungo peregrinare in America e in Europa, Jodorowsky si stabilisce a Parigi, e intraprende l'attività teatrale come attore, regista e scenografo: pare abbia messo in scena, ma la notizia non è confermata, 347 opere teatrali più 27 effimeri panici.

Nel 1960 Jodorowsky, mentre diventa allievo e stretto collaboratore del mimo per antonomasia Marcel Marceau, incontra due spiriti anarchici e creativi affini al suo: lo spagnolo Fernando Arrabal e il franco-polacco Roland Topor. Un anno più tardi i tre amici adottano fra loro il nome di burlesque, in omaggio al poeta spagnolo Luis de Góngora e al genere di spettacolo omonimo allora in voga negli Stati Uniti; da questo iniziale sodalizio, nel 1962, è sorto il “movimento panico” (pan = “totalità”), movimento di ispirazione post-surrealista. Il surrealismo è un linguaggio artistico che utilizza dei simboli inconsci, cioè simboli in grado di superare la barriera di censura logica della coscienza producendo una suggestione profonda e persistente in chi osserva l'opera.
Alejandro Jodorowsky negli anni Sessanta entra in contatto con una guaritrice messicana, Paquita. Vede in lei un modo di agire analogo a quello surrealista: i metodi che utilizza per guarire i suoi pazienti non hanno nessun valore dal punto di vista della medicina canonica, ma la forza di suggestione che li pervade è tale da portare spesso il paziente a reagire, a intraprendere egli stesso la strada per una guarigione o per un'accettazione serena della malattia. Jodorowsky, profondamente affascinato da un metodo di cura così fittizio eppure così psicologicamente appagante e necessario, elabora una forma d'arte che abbia come fine la guarigione, e la chiama “psicomagia”.

 

I doni di Jodorowsky al mondo invisibile: l’immaginazione come terapia

 

L’immaginazione è l’arte di cui Alejandro Jodorowsky si professa maestro, e che vorrebbe insegnare, ritenendo che sia la chiave che ci può permettere di accedere a livelli di comprensione e di coscienza superiori. Una singolare terapia che abbatte le barriere del razionale portando la nostra coscienza a esplorare linguaggi che non siamo abituati ad ascoltare, e che molto spesso non siamo disposti ad accettare perché ci sembrano troppo irrazionali. In poche parole la terapia di Jodorowsky si basa sulla consapevolezza che: “L'inconscio non è scientifico, è artistico”.

Quest’arte terapeutica è chiamata da Jodorowsky psicomagia e consiste nel proporre al “richiedente” un "gesto poetico" da realizzare, in apparenza privo di logica, in realtà con un dirompente impatto emotivo, che lo porterà a vedere e percepire la propria realtà da un punto di vista diverso, sanante. Come ha scritto Jodorowsky: “Nella psicoanalisi tradizionale si tenta di decifrare con il linguaggio corrente i messaggi inviati dall'inconscio. Io agisco al contrario, ossia invio messaggi all'inconscio utilizzando il linguaggio simbolico che gli è proprio”. Un esempio di atto psicomagico: una persona parlava a Jodorowsky dei propri problemi economici, dicendogli che non aveva mai un soldo in tasca. Jodorowsky gli chiese semplicemente di incollare alle proprie scarpe due monete, in maniera tale che camminando si potesse sentire il tintinnio delle monete sulla strada.

La psicomagia parte da una riflessione sulla rilevanza delle influenze esercitate dall’infanzia e quindi dalla propria famiglia sul proprio modo di vivere la vita, pertanto per guarire occorre, grazie alla psicogenealogia, rimuovere l’“ostacolo genealogico”: “Se la famiglia che vive dentro di noi ancorata alla memoria infantile è alla base del nostro inconscio, allora dobbiamo far evolvere ogni nostro parente trasformandolo in un archetipo. Dobbiamo innalzarlo al nostro livello di coscienza, dobbiamo esaltarlo, immaginarlo nell'atto di dare il meglio di sé stesso. Tutto ciò che diamo a lui lo diamo a noi. Ciò che gli neghiamo, lo neghiamo a noi”.

Uno dei modi preferiti da Jodorowsky per avvicinarsi all’altro, e al suo inconscio, è quello della lettura dei tarocchi: “Per mezzo secolo i tarocchi sono stati la mia amante, la mia guida, la mia struttura… mi hanno insegnato l’importanza degli altri”. Nel 1993 è entrato in contatto con Philippe Camoin, diretto discendente della famiglia marsigliese che dal 1760 stampa i tarocchi di Marsiglia di Nicolas Conver, e ha stretto con lui una collaborazione che ha portato, nel 1998, alla pubblicazione dei tarocchi di Marsiglia restaurati, detti Camoin-Jodorowsky. Con questo mazzo Alejandro Jodorowsky conduce in giro per il mondo affollatissime e acclamatissime sedute pubbliche di lettura di tarocchi.

 

“Alejandro Jodorowsky®”

 

Quanto sia stata ambita e apprezzata da Jodorowsky la fama e la ricchezza che sono derivate dal suo genio creativo si buon comprendere dalla pantomima descritta in questo suo gustoso racconto:

In una libreria, io ed Enrique presentammo un'opera di burattini di Garcìa Lorca. Sebbene il biglietto d'ingresso costasse una cifra modica, guadagnammo un bel po' di soldi. Euforici per il successo, dopo parecchi brindisi, decidemmo di affittare una di quelle carrozze trainate da un cavallo che si chiamano “Victoria”, come facevano le coppiette e i turisti. Domandammo al cocchiere quale tragitto avrebbe fatto per la somma che avevamo guadagnato. Ci propose una passeggiata di cinque chilometri lungo le più belle vie del centro. Accettammo, ma invece di viaggiare comodamente seduti ci mettemmo a correre dietro alla Victoria (vale a dire che inseguivamo la fama). Negli ultimi trecento metri siamo riusciti a raggiungerla e abbiamo terminato il percorso seduti agitando le braccia come fanno i campioni... Intuitivamente avevamo scoperto che l'inconscio accetta come reali anche fatti che sono metaforici.

 

Le parole magiche di Jodorowsky

 

Il più grande dono è il dono dell'invisibile. Dissolversi significa consegnare al mondo ciò che gli appartiene.