Libri che aiutano a superare un lutto
Il lutto è un processo psicologico di elaborazione e trasformazione del dolore associato alla perdita di una persona cara. Le narrazioni di chi, prima di noi, ha compiuto questo percorso possono aiutarci ad attraversarlo con maggior conforto e consapevolezza. Ecco alcuni spunti dei migliori libri sul lutto.
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“…ho scoperto che l’afflizione non è uno stato, bensì un processo. Non le serve una mappa ma una storia, e se non smetto di scrivere questa storia in un punto del tutto arbitrario, non vedo per quale motivo dovrei mai smettere” Lewis, C.S. Diario di un dolore (1961).
Il lutto è il processo psicologico associato all’evento della perdita, dovrebbe consentire di elaborarlo e di costruire un nuovo equilibrio nella vita e nel senso di identità di chi resta. Di seguito alcuni suggerimenti di libri per l’elaborazione del lutto.
Se la perdita è un evento puntuale, definito, episodico; il lutto è al contrario un processo durante il quale avvengono aggiustamenti e trasformazioni emotive e cognitive.
Il dolore non rimane uguale a sé stesso ma si modifica plasmandosi e plasmando le varie fasi dell’elaborazione della perdita. Perché dei libri per superare il lutto? Perché la narrazione aiuta a rendere questo processo “pensabile”, a metterlo in prospettiva e dona il conforto della testimonianza di chi già lo ha attraversato. In fondo è soprattutto per questo che amiamo leggere storie: per riconoscerci in esse, almeno in parte, e trovare spunto per ridare consistenza narrativa alle nostre esistenze, anche quando una perdita dolorosa ci sembra le condanni a implodere su un unico istante.
Un diario di bordo del processo di lutto
Il libro a cui si rifà la citazione proposta all’inizio è Diario di un dolore (1961) di Clive Staples Lewis, scrittore inglese, amico e collega di Tolkien. Egli lo pubblicò dapprima dietro lo pseudonimo di N.W. Clerk e solo successivamente a suo nome ammettendone il contenuto autobiografico.
In questa sorta di “diario di bordo”, l’Autore racconta con lucida onestà e un’intelligenza emotiva non comune, la storia del proprio dolore a seguito della morte della moglie, prematuramente scomparsa. In queste pagine Lewis testimonia lo stordimento, la perdita di senso e la violenza lancinante del dolore; si interroga sul senso del ricordo: quanto sarà una testimonianza affidabile di chi non c’è più o quando una rappresentazione autoriferita sempre più distante dalla “realtà”?
Si confronta con i tanti dubbi e le molte domande che la sua fede cristiana gli pone in una delle circostanze più difficili della sua vita, proprio quella in cui gli sembra che nessun aiuto gli provenga là dove aveva riposto ogni speranza. Si domanda delle sorti dell’amata scomparsa e scopre, man mano che il tempo passa, quanto sia facile ritrovarla nell’immediatezza dei ricordi non appena il dolore paralizzante inizia a scemare e lui inizia a riaprirsi alla vita.
Un piccolo saggio sul lutto e la perdita
Simile in alcuni concetti di fondo, ma di tutt’altra tipologia, è uno dei libri forse meno noti di Massimo Recalcati Incontrare l’assenza. Il trauma della perdita e la sua soggettivazione (2016). Questo piccolo saggio, adatto a coloro che desiderano fare un’immersione intellettualmente più impegnativa sull’argomento (e che magari sono in fasi più avanzate dell’elaborare un lutto) ha il pregio di accompagnare il lettore nella graduale comprensione di cosa implichi elaborare compiutamente un lutto.
L’Autore mette in guardia da facili reazioni difensive della mente: il dolore della perdita non va né evitato (cosa che la nostra società dei consumi sa fare molto bene), né ripercorso in modo sterile e autodistruttivo. Entrambe sono modalità disfunzionali che attestano un’incapacità di superare il lutto e bloccano la persona senza consentirle di procedere nel lavoro del lutto e di andare avanti. Solo affrontando il lutto invece sarà possibile operare quella separazione psicologica che consenta di “lasciar andare” il defunto. Questo non significa dimenticare, ma ricollocarlo nella propria memoria: ritrovare la persona scomparsa nella propria mente, accedere al conforto del ricordo che sarà allora è in grado di suscitare anche stati d’animo positivi.
È questa la fase di compimento del lutto in cui si torna ad investire su nuovi affetti pur mantenendo nella propria mente un dialogo con chi non c’è più. D’altronde, non è forse appannaggio di ogni cultura umana avere sistemi di credenze riguardo al comunicare col mondo dei morti?
La perdita di un genitore: quando sono le storie che curano
Fra i libri sulla perdita di un genitore non può mancare Fai bei sogni di Massimo Gramellini (2012), romanzo, da cui è stato tratto l’omonimo film. È “un libro in molti”: può essere considerato sia un racconto avvincente, che un romanzo di formazione e una testimonianza sul lutto grave e traumatico. Ma anche un racconto di come, essere adulti, implichi rivisitare con onestà la propria storia familiare e stabilire da essa una giusta distanza per essere liberi di realizzarsi come la persa che si vuole diventare.
Raccontare storie, questo ci insegna fra le altre cose la lettura di Gramellini, è un atto di cura verso sé stessi e verso i propri lettori che potranno sentir risuonare in quelle pagine qualcosa di vero, eppure fino ad allora non così evidente alla propria coscienza, dei propri personali dolori. Le storie ci aiutano a tradurre in parole ciò che sentiamo e finalmente ad appropriarcene.
Libri sul lutto per bambini
Come spiegare il lutto ai più piccoli? Non sempre è cosa facile, specie in occasione di lutti gravi o traumatici difficili da affrontare anche dagli adulti. La storia narrata nel libro di Gramellini parte proprio da questo: dall’impossibilità degli adulti di dare a un bambino delle spiegazioni comprensibili ma oneste riguardo al morire.
Non bisogna commettere l’errore di pensare che i bambini non capiscono o che quello di cui hanno bisogno sia di essere allontanati e tenuti a margine di quello che accade. Hanno invece bisogno, in maniera proporzionata alla loro età e capacità di giudizio, di essere resi partecipi di quello che succede e di ricevere delle spiegazioni adeguate su cosa significhi la morte di una persona cara.
Benji Davies è autore e illustratore de L’isola del nonno (2016), uno dei libri più delicati e illuminanti sul tema del lutto per i bambini. La storia che egli racconta a parole e per immagini ai suoi piccoli lettori (dai 5 anni in su) riguarda un nonno e il suo nipotino. Quest’ultimo ha il privilegio di accompagnare il nonno durante il suo passaggio dalla vita terrena, dove è infermo e malato, a un altrove dove potrà tornare finalmente a camminare senza bastone. Al momento del commiato il piccolo co-protagnista è felice di apprendere che il nonno starà bene e torna a casa rassicurato e confortato da questo pensiero.
È uno dei pochi libri rivolti ai più piccoli che, insieme all’ineluttabilità della perdita, affronti anche il tema del lutto: poter accompagnare e salutare il morente e conservare nella mente il ricordo e l’affetto per la persona scomparsa.
Judith Koppens è invece l’autrice di Gina e il pesce rosso, edito da EDT per l’Italia, che si propone di avvicinare al tema della morte i bimbi più piccoli (dai 2 anni). La storia è quella del pesciolino della piccola protagonista che un giorno smette di nuotare… Il pesciolino è morto, ma Gina e i suoi amici troveranno un modo per poterlo sempre ricordare…
"Quando un uomo muore, un capitolo non viene strappato dal libro, ma viene tradotto in una lingua migliore".
(John Donne).
Bibliografia
Davies B. (2016). L’isola del nonno. EDT.
Gramellini M. (2012). Fai bei sogni. Longanesi.
Koppens J. (2015). Gina e il pesce rosso. EDT.
Lewis, C.S. (1961). Diario di un dolore. Adelphi.
Recalcati M. (2016). Incontrare l’assenza. Il trauma della perdita e la sua soggettivazione. ASMEPA.