Quando il precariato fa rima con laureato
Non riguarda solo i giovani, ma il precariato vissuto da chi si affaccia per la prima volta al mercato del lavoro rischia di strappare sogni e ambizioni
Lavoro e precariato. Emergenza economica o culturale? Considerato che il futuro di tanti giovani laureati e professionisti del nostro Paese si fa sempre più preoccupante, può forse essere questa una buona domanda cui provare a dare una risposta. Di fatto ci si trova a vivere un momento storico di forte regressione, con le generazioni attuali che versano in una condizione peggiore rispetto a quella vissuta dai loro padri. E se la situazione non avesse i contorni tragici che possiamo ben osservare ogni giorno, a partire dal nostro vivere quotidiano e fino alle notizie diffuse da tv e giornali, si potrebbe ben dire che “si stava meglio quando si stava peggio!”. Tuttavia non è solo una questione di disagio economico, vissuto da giovani e meno giovani. A dover preoccupare è anche il pericolo di una forte regressione dal punto di vista culturale o, per usare un'espressione meno forte, di un mancato avanzamento che la società perde in questo senso. Se lo scopo principale diventa infatti quello di non "soccombere", va da sé che qualsiasi altro nobile (e più alto) obiettivo si ridurrà a semplice fantasia, a un ambire a qualcosa che però fa a botte con la concretezza della vita, e le necessità più urgenti che essa quotidianamente impone. Da questo punto di vista anche la semplice (e legittima) aspirazione a realizzarsi nel lavoro diventerà una "sciocchezza", specie se questa si tradurrà nella scelta di corsi di laurea non facilmente spendibili sul mercato italiano. Sì, perché alla fine non si capisce come, ma per chi ha il coraggio di andare via, anche la laurea con "meno chance lavorative" diventa invece il punto di partenza per futuri successi da mietere all'estero!
Lavoro precario. I consigli per farcela
Per fortuna anche in tempi di lavoro precario non mancano tonnellate di consigli pratici da parte degli esperti su come fronteggiare al meglio queste prospettive lavorative di forte incertezza. E non solo per i più giovani. Va tuttavia detto che è certamente più problematico il reinserimento lavorativo per un cinquantenne con famiglia che non per un giovane laureato privo di vincoli e pronto a muoversi libero (e flessibile) nel mercato del lavoro. Tra gli escamotage più comuni per far risaltare il proprio profilo nel mare di curricula che giornalmente affollano le caselle elettroniche di numerose aziende c'è sicuramente la stesura breve e concisa del cv, primo biglietto da visita che però deve anche essere completo di tutte quelle informazioni-chiave capaci di suscitare in chi legge la voglia di alzare immediatamente la cornetta per convocare a colloquio il candidato. La prima parte, dunque, si gioca tutta in questa delicata fase di equilibrio tra ricerca della sintesi e completezza delle informazioni. Le aziende, si sa, non hanno molto tempo a disposizione e la capacità di evidenziare i punti forti della propria formazione è essenziale, così da permettere al selezionatore di comprendere già a colpo d'occhio il profilo della persona che si trova davanti, sia pur nella forma dei contenuti presentati all'interno del curriculum vitae. Poi, magari, sarà lo stesso valutatore a lasciarsi andare a una lettura più approfondita. Per i più giovani, in particolare, risulta fondamentale anche che si inizi a lavorare molto tempo prima della laurea, così come, una volta immessi nel circolo dinamico del mercato del lavoro, sarà altrettanto importante dimostrarsi in grado di colmare eventuali gap temporali che possano presentarsi tra un impiego e l'altro, e questo proprio al fine di far comprendere che si è sempre "in movimento" e mai con le mani in mano.
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Fonte immagine: ho visto nina volare