Neolaureati e lavoro: la sfida continua
La direzione ancora poco chiara intorno al dibattito sulla riforma del mercato del lavoro non contribuisce a migliorare la condizione occupazionale dei giovani, che così pagano il prezzo di un disagio che sono per prime le imprese a vivere rispetto alla poca chiarezza sulle "regole del gioco"
Lo scenario attuale mostra un mercato del lavoro letteralmente paralizzato, con grandissime ripercussioni sulla condizione occupazionale dei giovani neolaureati, i quali sembrano costituire il più delle volte un vero e proprio fardello, anziché una preziosa risorsa da valorizzare. Stagnazione, questa, dovuta in primo luogo al rifiuto da parte del 51% delle aziende italiane di assumere neolaureati in un clima di “attesa da riforma”, caratterizzato da grande incertezza rispetto a quelle che saranno le future “regole del gioco”. E' quanto emerge da un’indagine effettuata dall’ufficio studi Bachelor.
Neolaureati e lavoro. I nuovi sistemi che permettono l’incontro ottimale tra aziende e neolaureati
Nonostante i dati attuali sembrino alquanto disarmanti, e il grosso dei neolaureati risulti occupato in modo flessibile, la speranza è pur sempre l’ultima a morire e, pertanto, si cerca di escogitare soluzioni innovative per incrociare perfettamente domanda e offerta di lavoro. Tra questi sistemi sofisticati, all’insegna di un “fit” neolaureato-azienda sempre maggiore, c'è il sistema di prossimità neurale, che permette di valutare il livello di corrispondenza ottimale tra profilo del neolaureato e richieste di lavoro lanciate dal mondo aziendale.
Neolaureati e lavoro. Il ruolo della creatività e dell'intraprendenza
Pur stando così le cose, però, non mancano i consigli utili da parte di molti esperti per i neolaureati. Ovviamente non esistono formule magiche, né tantomeno è possibile presentarsi allo stesso modo in contesti lavorativi che richiedono competenze ed abilità diverse. E’ importante, invece, oggi più che mai, mostrare il proprio valore aggiunto nel mare quasi indifferenziato di neolaureati a caccia di lavoro. Le parole d’ordine diventano allora creatività ed intraprendenza. Tra i criteri che i selezionatori prediligono vi è senza dubbio il fattore umano, ossia la risultante di tutte le esperienze grandi e piccole che ognuno di noi ha svolto nel proprio percorso di vita e che rendono ragione di ciò che siamo: viaggi, volontariato, studio delle lingue. Ulteriori consigli riguardano poi: l'evitare gap di tempo troppo lunghi tra un impiego e l'altro (è fondamentale, quindi, che si impieghi questa fase di standby, il più delle volte non voluta, nell’acquisizione di nuove competenze); il far emergere se stessi e il proprio slancio emotivo rispetto alle cose che si son fatte e alle sfide future che si affronteranno; infine il raccontare le esperienze trascorse in chiave formativa, mettendo in evidenza il loro valore sulla crescita sia professionale che dal lato personale, che non dipende tanto dalla complessità delle attività svolte quanto dalla capacità di essere riusciti a trarre il "buono" dall'esperienza fatta e a farne poi tesoro per il futuro.
Fonte immagine: enfad