Ice Bucket Challenge: quando la solidarietà è virale sul web
Si chiama Ice Bucket Challenge ed è l’ultimo fenomeno virale sul web: una campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi per la SLA a furor di... secchiate d’acqua gelata. Impossibile non raccogliere la sfida per vip e personaggi famosi.
Una sfida a suon di secchiate d’acqua gelata, questo è Ice Bucket Challenge: un fenomeno di beneficienza che da quest’estate impazza sul web per promuovere una campagna di raccolta fondi e sensibilizzazione per la SLA (sclerosi laterale amiotrofica).
Chi ci guadagna? I vip che hanno un nuovo modo per farsi notare, i social network che sfruttano la diffusione virale del fenomeno sul web, le associazioni che sostengono la campagna ma, soprattutto, la ricerca per la SLA.
Un altruismo contaminato o l’intelligenza di sfruttare le risorse dei media per una beneficienza a vantaggio di tutti?
Ice Bucket Challenge
Rovesciarsi una secchiata d’acqua ghiacciata addosso postando il video su youtube e sfidare uno o più “testimoni” a fare altrettanto e a fare una donazione di beneficienza. La sfida, originariamente nata fra alcuni giocatori di golf, è stata poi associata alla campagna di sensibilizzazione per la SLA e alla raccolta fondi per la ricerca.
Da quando all’Ice Bucket Challenge hanno iniziato a partecipare vip e notorietà di vario genere, da Mark Zuckerberg a Mickey Rourke, i fenomeno ha iniziato a circolare all’impazzata sui media diventando virale sul web.
Sono più si 2,5 milioni i video uploadati solo su Facebook, e con la diffusione della campagna sul web crescono esponenzialmente anche le donazioni. Ad oggi, a quanto riportato sul sito della sola Aisla l’Associazione Italiana per la Sclerosi Laterale Amiotrofica, sono stati raccolti 1.699.633,23 euro.
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Una secchiata d’acqua gelata per la SLA
Perché una secchiata d’acqua gelata per la SLA? Esibizionismo a parte, si tratta di un gesto di solidarietà simbolicamente associato alla malattia in questione, una malattia, quella della SLA, che, detta metaforicamente, “congela” progressivamente la muscolatura volontaria impedendone i movimenti.
Questo a causa in realtà di una degenerazione neuronale che colpisce i neuroni cerebrali e del midollo spinale preposti al controllo della motilità volontaria. Si tratta di una malattia rara ma molto grave su cui c’è molto bisogno di investire in termini di cure, assistenza e ricerca. È una malattia certamente terribile di cui fa paura parlare, e l’Ice Bucket Challenge promuove il coraggio di dare visibilità alla SLA invece di nasconderla.
Critiche e scetticismi
Non mancano naturalmente critiche e scetticismi per questo fenomeno, dagli intenti senz’altro nobili, ma innegabilmente bizzarro che ci ha regalato in rete immagini davvero esilaranti di personaggi più e meno noti dal mondo dello spettacolo a quello dello sport o della politica chiamati a perdere la propria consueta immagine patinata e a lanciare, sgocciolanti e infreddoliti, un appello a favore della campagna in questione.
Molti lo avranno fatto anche per un ritorno di immagine e di notorietà? Perché no? Chi vive e guadagna anche dalla popolarità della propria immagine fa un gesto senza dubbio apprezzabile se usa la beneficienza e non un profitto illecito nel fare questo.
Chi l’ha detto che dall’altruismo non debba “guadagnarci” nessuno? Quello del Ice Bucket Challenge è un fenomeno, bizzarro, mediatico, di moda quanto si vuole ma che utilizza le opportunità dell’era digitale in cui viviamo in modo costruttivo e inaspettato. C’è da augurarsi che serva da esempio.
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