Comunicazione uomo-donna: stili diversi, stessi obiettivi
Donne e uomini parlano lingue diverse? O le differenze nel dialogo non sono poi così nette come sembrano? Secondo gli studi di Deborah Tannen, uomini e donne utilizzano strade diverse per ottenere lo stesso scopo
Perché gli uomini non si fermano a chiedere indicazioni stradali? Deborah Tannen, linguista americana, ha provato a rispondere a questa domanda. Analizzando per più di trent’anni migliaia di esempi di comunicazione uomo-donna, la studiosa ha scoperto che i discorsi maschili tendono a focalizzarsi sulla gerarchia, ossia la competizione per un potere relativo, invece le donne tendono a centrarsi sulla connessione, vale a dire sulla stima della vicinanza o lontananza relativa. In altre parole, un uomo e una donna, dopo aver avuto una conversazione, potrebbero andarsene facendosi domande diverse; lui si chiederebbe: ”Ma questo dialogo mi ha messo in una posizione di superiorità o di inferiorità?”, mentre lei si chiederebbe: ” Parlare ci ha avvicinato o ci ha reso più distanti?”.
Comunicazione uomo-donna: dice lui, dice lei
“Vuoi fermarti a bere qualcosa?” dice lei, “No” risponde sinceramente lui. Più tardi l’uomo scopre che la sua donna è irritata perché avrebbe voluto fermarsi a bere qualcosa e si sente frustrato. Lui si chiede “Perché non me l’ha detto che voleva fermarsi?”. Ma la donna non è irritata perché non ha ottenuto ciò che voleva, ma perché l’uomo non ha preso minimamente in considerazione i suoi desideri. Cos’è che non ha funzionato? La Tannen riporta questa conversazione e spiega come per la donna consultarsi voglia dire ricerca di maggiore intimità, per l’uomo vuol dire perdita di potere, di indipendenza decisionale.
Aggiunge la Tannen: se una donna racconta ad un’amica un suo problema personale e riceve come risposta un “So come ti senti”, il dialogo che ne risulta rinforzerà la connessione fra loro. Un uomo potrebbe invece facilmente equivocare interpretando questo aspetto della conversazione femminile come una richiesta di risoluzione del problema. Il risultato è una frustrazione reciproca: lei lo accusa di dirgli cosa fare senza fornire il sostegno richiesto, lui pensa di aver fatto esattamente ciò che lei voleva e non riesce a capire perché continuare a parlare di un problema se non si vuole fare nulla per risolverlo.
Comunicazione uomo-donna: connessione o gerarchia?
Ma Torniamo alla coppia in automobile. Si capisce che per la donna chiedere un’indicazione stradale significa costruire una connessione temporanea con uno sconosciuto e riuscire ad andare dove si desidera, senza rimetterci nulla. Dalla prospettiva dell’uomo invece, questo lo metterebbe in una posizione subordinata rispetto a uno sconosciuto, un’esperienza spiacevole. Eppure, nonostante tali differenze, la Tannen sottolinea come gli stili di conversazione di donne e uomini possono essere usati per scopi simili. Infatti anche gli uomini sono interessati alle connessioni, così come le donne al potere, sebbene usino strategie diverse per arrivare agli stessi obiettivi. Per esempio il rituale di contrasto (“Quello è niente, senti cosa è successo a me!”) normalmente associato agli uomini e interpretato come competitivo, può anche creare connessione: a volte superarsi a vicenda può trasformarsi in una strategia di consolazione. In modo simile per le donne quello che in superficie sembra essere diretto a mettere in piedi una connessione può anche essere un modo per esercitare potere. La vicinanza non è opposta né distinguibile dalla competizione.
Le differenze di genere incidono nel modo di concentrarsi sulla connessione o sulla gerarchia, ma tutti noi, in qualche misura, vorremmo ottenere risultati in entrambi i campi. Gli schemi della comunicazione uomo-donna seguono strade diverse per arrivare allo stesso scopo: il giusto bilanciamento fra vicinanza e distanza, negoziando allo stesso tempo il potere relativo. Sicuramente una volontà di conoscenza e comprensione dell’universo linguistico ed emotivo dell’altro aiuta in questo gioco.