Come gestire il trauma da trasloco
Il trasloco può essere un trauma per gli adulti, ma soprattutto per i bambini che amano regolarità e costanza. Non minimizzare il suo disagio, ma affrontalo cercando di renderlo sicuro che nella nuova casa troverà qualcosa di vecchio e qualcosa di nuovo.
Il trasloco è uno degli eventi più traumatici nella vita di un adulto e la sua risonanza emotiva è ancora maggiore quando si parla di bambini. Non avere a disposizione tutti i propri oggetti, la paura di dimenticare qualcosa, le pratiche burocratiche (allacciamenti, indirizzo, ecc.) sono tutti argomenti che mettono ansia (anche solo a scriverne) ai genitori che non colgono i segnali di disagio dei figli.
Un trauma?
A prima vista qualcuno potrebbe pensare che l'equivalenza trasloco - trauma sia eccessiva, ma cos'è un trauma? È un qualunque episodio che lascia delle forte tracce emotive nell'individuo tanto da non riuscire a gestirle efficacemente. Ovviamente l'intensità di questo malessere è del tutto individuale e non necessariamente ha degli strascichi, ma è importante comprendere il versante emotivo che un bambino vive nel traslocare, sia che si tratti di un'altra città, sia che si tratti solo della via accanto. Secondo alcuni psicanalisti lasciare la propria casa è un'esperienza che rimanda alla separazione, la rottura tra ciò che è noto per andare incontro ad una novità sconosciuta. Se l'adulto vive questa esperienza con curiosità, nel bambino può farsi strada una forte sensazione di paura, perché l'infanzia si costruisce su regolarità e prevedibilità, la basi per la costruzione di un senso di sicurezza interna.
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Gestire il trasloco
Come gestire il trasloco per evitare che questo episodio diventi un vero trauma? Spesso i genitori minimizzano gli effetti dell'evento, sia perché non lo vivono in questo modo, sia perchéè è rassicurante pensare che non avrà effetti sui figli. Minimizzare il problema di un altro individuo ("vedrai che ti farai nuovi amici!") costituisce un vero e proprio blocco della comunicazione e può indurre la sensazione di non essere compresi. Sebbene non sia la fine del mondo, occorre ascoltare il disagio del bambino o non ci farà più partecipi delle sue emozioni e capire che per lui (a livelli differenti) si tratta della fine di un piccolo rifugio. Piuttosto è meglio cominciare a parlare da subito del cambiamento che avverrà in modo che possa prepararsi in tempo, invece di coglierlo di sorpresa. Questo ovviamente significa tollerare le manifestazioni di dissenso. Per indorare la pillola lo si può rendere partecipe della preparazione della nuova casa, magari pensando insieme alla sistemazione della nuova cameretta.
Dopo il trasloco!
Dopo aver cambiato casa è importante sottolineare al bambino la presenza di oggetti familiari che inducano un senso di continuità: giocattoli, libri, ma anche ritmi quotidiani. Può essere un momento di intensa vita familiare durante il quale scoprire insieme cosa ha da offrire il nuovo ambiente, con la certezza che pian piano ognuno creerà la sua nuova rete.