Sindrome della couvade e paternità
Mal di testa, nausea o coliche addominali non sarebbero sintomatologie esclusive delle donna in gravidanza ma… anche dei loro compagni! E’ quanto emerge da un recente studio condotto in Nuova Zelanda che evidenzia quanto questi sintomi tipici della maternità finiscano col “contagiare” anche i futuri papà. La sindrome della couvade sembra tuttavia essere molto di più di un semplice contagio psicosomatico, affondando le sue origini in riti tribali antichissimi sulla paternità.
Un recente studio condotto da Irene Lichtwark dell’università di Waikato in Nuova Zelanda evidenzia quanto sia diffusa nei futuri papà la presenza di sintomi psicosomatici e comportamentali analoghi a quelli delle loro compagne in gravidanza. Nausea, vomito, mal di testa o coliche addominali sarebbero solo alcuni dei segnali tipici della cosiddetta sindrome della couvade, una sorta di contagio psicosomatico che riproduce anche nell’uomo alcuni segnali fisiologici della gestazione.
Sindrome della couvade e paternità psicosomatica
Secondo lo studio della Lichtwark, i sintomi della sindrome della couvade si manifesterebbero anche in quegli uomini che per motivi contingenti o di lavoro, come nei soldati, sono costretti a rimanere fisicamente lontani dalla propria compagna e dalla gravidanza di lei. Questo, secondo l’autrice, avvalorerebbe l’ipotesi secondo la quale, la sindrome della couvade avrebbe lo scopo di avvicinare il partner all’esperienza gestazionale della compagna che, per limiti fisiologici, gli è preclusa: condividerne alcuni segnali sul piano somatico faciliterebbe il coinvolgimento e lo sviluppo della futura paternità.
Sindrome della couvade e paternità nei riti tribali
In molti popoli della terra, come in Sud America e in India, la sindrome della couvade rappresenta un insieme di rituali tribali che prescrivevano a livello sociale e collettivo determinate norme comportamentali per gli uomini che li collegavano sia al nascituro che alla compagna da un intimo legame di empatia fisica: i futuri padri evitavano ad esempio di cacciare o magiare determinati cibi, fingevano le doglie della compagna durante il parto e godevano, dopo la nascita del figlio, della stessa assistenza e interessamento sociale prima a lei riservato. Un modo, insomma, per promuovere lo sviluppo di una paternità consapevole prevenendo invidie, gelosie e sentimenti di esclusione potenzialmente sempre presenti nei futuri padri, di ieri come di oggi, biologicamente tagliati fuori da un legame che, per i primi 9 mesi, appare esclusivo fra madre e bambino.
Sindrome della couvade e paternità fra natura e cultura
La compartecipazione fisica e comportamentale della sindrome della couvade sembra quindi ricondurre la costruzione sociale della paternità ad origini antichissime e ormai radicate profondamente nella cultura umana tanto da riproporsi, anche se spogliate dalla componente rituale e collettiva, nelle società postmoderne.
La cultura, in altre parole, sembra tentare di colmare il divario sancito dalla natura per la nascita psicologica del padre chiamato poi, con la paternità, a svolgere un ruolo in realtà complementare a quello della madre.
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