Quale ruolo hanno i genitori nella gestione della privacy dei figli?
Quando si parla di social network e gestione della privacy, spesso ci si riferisce ai giovani e alle nuove generazioni, come se la cosa riguardasse solo marginalmente la popolazione adulta. Se fino a pochi anni fa questi media erano popolati soprattutto dai più giovani, oggi le cose stanno cambiando drasticamente.
L’età media degli utenti dei due social network più utilizzati in Italia, Facebook e Instagram, si sta velocemente alzando, facendo di queste piattaforme una piazza di incontro virtuale intergenerazionale. Per quanto riguarda Facebook, oggi soltanto il 18% degli utenti ha meno di 25 anni, mentre su Instagram la percentuale degli under 25 si aggira attorno al 30%.
Ciò vuol dire che bambini e preadolescenti di oggi, rispetto a qualche anno fa, hanno genitori che con buone probabilità utilizzano WhatsApp, Facebook e Instagram.
Il primo incontro coi social network
Questi dati confermano quanto si può osservare negli ultimi anni nel corso degli interventi di prevenzione all'interno delle scuole primarie e secondarie: il contesto in cui i bambini entrano per la prima volta in contatto con i social network non è più quello dei coetanei, ma quello della famiglia. Il primo incontro tra bambino e social network avviene sempre prima e in casa, guardando ciò che i genitori fanno con il proprio smartphone.
Il rapido aumento dell’età media di utilizzo dei social network ha, dal punto di vista dell’educazione e della sensibilizzazione dei più giovani a un uso responsabile e consapevole dei social network, ha alcune importanti ripercussioni:
a) Se fino ad alcuni anni fa i genitori erano chiamati ad educare i propri figli a un uso adeguato di servizi di messaggistica e social network che non conoscevano e non utilizzavano, oggi sono chiamati a promuovere un uso adeguato di strumenti che, sempre più spesso, loro stessi utilizzano;
b) Bambini e ragazzi manifestano il proprio interesse per lo smartphone più precocemente, in quanto entrano in contatto con servizi di messaggistica e social media attraverso lo smartphone dei genitori;
c) Per sensibilizzare bambini e ragazzi all’importanza della privacy, della scelta rispetto a quali siano le informazioni personali da mantenere private, e al consenso informato, è necessario che gli stessi genitori mostrino un comportamento online responsabile e maturo e devono essere d’esempio. I figli, infatti, hanno la possibilità di osservare come si comportano i genitori online.
d) Perché il figlio stia attento a non pubblicare foto e altre informazioni personali senza prima avere il consenso da parte dei genitori, è importante che gli stessi dimostrino di dare importanza a questi aspetti e che gestiscano dati personali, familiari e dei propri figli in modo consapevole dei rischi. Il pericolo altrimenti è che se un determinato comportamento rischioso o scorretto è messo in atto dai genitori, al figlio potrebbe passare l’idea che tale comportamento non sia così degno di nota, della serie “se lo fanno anche loro, allora va bene e posso farlo anch’io”.
È ben chiaro, quindi, che se nei confronti dei bambini si vuole promuovere un utilizzo consapevole e responsabile delle nuove tecnologie, è importante fornire agli stessi alcune basi conoscitive per comprendere che cosa significa tutelare la propria privacy e rispettare quella altrui.
Con l’obiettivo di dare a ogni genitore la possibilità approfondire queste tematiche, ho scelto, assieme al dottor Eugenio Bedini, di condividere gratuitamente a tutti i genitori l’esperienza di sei anni maturata all’interno di decine e decine di scuole, nell’ambito della prevenzione del cyberbullismo e della promozione della sicurezza in rete, attraverso il testo “Condivisioni pericolose: il cyberbullismo nel contesto scolastico”, consultabile gratuitamente con Amazon Kindle Unlimited. Buona lettura!
Stefano Bonato
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