Frédérick Leboyer: per una nascita senza violenza

Frédérick Leboyer ha contribuito allo sviluppo di un nuovo modo di nascere: le sue teorie sulla nascita senza violenza si sono diffuse ovunque, anche se non sono applicate ovunque. Frédérick Leboyer sposta l'attenzione ai soggetti del parto, la mamma e il bambino, chiedendo rispetto per quel meraviglioso momento che per quella mamma e per quel bambino è unico. Conosciamo Frédérick Leboyer e prendiamo spunto dal suo pensiero per diventare più consapevoli e non chiudere gli occhi di fronte alla realtà

Frédérick Leboyer: per una nascita senza violenza

Frédérick Leboyer è un ginecologo e ostetrico francese di ormai 93 anni che ha dedicato la vita a ricercare, per poi educare, un modo diverso di vivere il parto. Frédérick Leboyer ha cercato di restituire alla donna un modo diverso di partorire e al bambino una dignità diversa nel venire al modo. Il suo pensiero si è diffuso rapidamente tra gli ascoltatori attenti del mondo occidentale e si può ritrovare in alcuni suoi testi, purtroppo non tutti in commercio, che riprendono l'importanza di un parto naturale e attento, l'importanza del massaggio al piccolo appena nato, l'importanza, quando si accoglie un bambino nel mondo, di non avere fretta e di acquisire una lentezza che, per quanto lenta, consentitemi il gioco di parole, si avvicina all'immobilità. Per una nascita senza violenza, Nascere e Shantala, Natività, L’arte di partorire e Il rito della nascita sono alcune delle sue pubblicazioni che, se riuscite a reperire, possono rendere davvero l'idea del suo pensiero, più di quanto il mio racconto possa fare.

 

Frédérick Leboyer: la paura del parto

Secondo Frédérick Leboyer, e non è l'unico a pensarla in questo modo, il parto come viene fatto da un po' di tempo a questa parte si dimentica della madre e del bambino. La medicina, utilissima e importantissima con i suoi interventi quando la situazione lo richiede, ormai, però, è entrata a tutto tondo nel parto ed ha medicalizzato e standardizzato un evento che per quella madre e per quel bambino è unico. Il rischio della medicalizzazione, dice Frédérick Leboyer, è quello di spostare l'attenzione dai protagonisti reali del parto, ovvero la mamma e il bambino che sta nascendo, sul contesto che li circonda: ambiente medico con le sue luci forti, equipe attenta e pronta all'intervento, aspiratori per in naso e la bocca, incubatrici, bagnetto, forbici per taglio immediato del cordone, ruvido cotone per pulire il piccolo, sculacciata per farlo piangere e via di seguito. Cosa c'è di umano in tutto questo se non la paura che tutto questo alimenta? Ma ad avere paura non è solo la donna, ma tutto ciò che la circonda e la paura viene coperta e mascherata da un agire standardizzato e quasi automatico che fa sembrare tutto tranquillo e ordinato nella sua meccanicità: la paura del dolore viene sedata con l'epidurale, la paura che qualcosa possa andar storto viene sedata con l'anticipazione dei tempi del piccolo, la paura di una non nascita viene sedata con i cesarei inutili, e così via.

 

Frédérick Leboyer e la lentezza: le condizioni per una nascita senza violenza

Frédérick Leboyer sottolinea allo sfinimento una condizione necessaria affinché possa avvenire una nascita non violenta. L'attesa. È una delle cose più difficili da mettere in atto, soprattutto in una società come la nostra, dove corriamo per non sentire l'incertezza del cammino e del nostro appoggio e dove la fuga e l'assenza sono i nostri modi relazionali. Sto parlando dell'attesa, della capacità di attendere, di aspettare, di star lì, fermi, trepidanti, con lo stupore negli occhi e nella bocca per qualcosa che accadrà, comunque, a prescindere da noi. Nessuno, dice Leboyer, può partorire al posto della donna che lo sta facendo: la donna ha bisogno di pace, silenzio, raccoglimento e sostegno, così come il bambino ha bisogno di pace, sostegno, accoglienza, silenzio, buio, calore e lentezza.

 

Frédérick Leboyer: per un buon parto e una buona nascita

Frédérick Leboyer, oltre alla sua metodologia messa a punto per insegnare alla donna a rilassarsi prima del parto e a respirare in modo da non forzare ma da facilitare il travaglio e il parto, pone delle condizioni affinché si possa parlare di nascita non violenta. Innanzitutto l'attesa, la calma, la lentezza affinchè le cose accadano. Intervenire il meno possibile sulla madre e sul bambino e permettere alla donna di scegliere la sua posizione durante il parto. Una volta che il bimbo viene alla luce, non strapazzarlo ma appoggiarlo dolcemente sulla pancia di mamma affinché possa tranquillizzarsi e riconoscere il cuore della mamma. Questo presuppone, quindi, che il bimbo non venga privato in maniera repentina e coatta del proprio cordone. Lasciare al bimbo il suo cordone finché non ha smesso di pulsare, aiuta il bimbo a non sentire eccessivamente il bruciore dell'aria che irrompe in gola e nei polmoni, ma di adattarsi dolcemente alla nuova condizione, usufruendo, finché può, dell'ossigeno che gli arriva da questo. Frédérick Leboyer, inoltre, suggerisce che le luci siano basse, perché gli occhi del piccolo si adattino piano piano alla diversa luminosità fuori dalla pancia di mamma, che gli operatori che assistono la donna e il piccolo mantengano un atteggiamento rispettoso, dove il silenzio, il tono basso della voce gli odori forti non stordiscano il bimbo appena nato.

 

Quello che Frédérick Leboyer fa non è un discorso moralistico su come si viene al mondo, ma uno scuotimento della coscienza umana affinché la vita possa essere ciò che è, affinchè l'essere umano possa venire accolto nel mondo nel miglior modo possibile: ha contribuito allo sviluppo di un nuovo modo di nascere. Le sue teorie oramai sono conosciute e sono state prese e sviluppate da molte correnti di pensiero il cui primo obiettivo è diffondere un modo di vivere più vicino alla vita e meno violento e coercitivo possibile. Una di queste è il filone di pensiero che si rifà a Wilhelm Reich. Francesco Dragotto, psicologo reichiano e presidente della S.E.Or Aipef, si è occupato a lungo e continua ad occuparsi di assistenza e preparazione al parto e alla nascita, dove ogni progetto è finalizzato per quella coppia, dove viene insegnato ad aprire e facilitare, non a spingere e forzare, dove diventare consapevoli della propria maternità e paternità diventano la conditio affinché un bimbo possa nascere e non sia solo partorito. La sua preparazione al parto è integrata con il modello del funzionalismo energetico che, a sua volta, integra il pensiero reichiano con la visione dell'essere umano come campo di energia che comincia ad esistere e a pulsare dalla vita intrauterina. Cos'è tutto questo se non la vita stessa?

 

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