Il meraviglioso senso del tatto
Il senso meno trendy dei nostri giorni? Filtrato dalla webcam, alterato dallo lo smog, stordito dai rumori, appiattito da McDonald’s e battuto in velocità dal deriso e ultimo in classifica intuito, il senso tattile si è nascosto in un angolo dell’uomo
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Il tatto è il senso della creazione: utilizzando un po’ di polvere, toccando, torcendo e plasmando, Dio mise le mani in pasta e creò l’uomo a sua immagine. Il tatto è il primo dei sensi a formarsi nella pancia della mamma: la pelle, suo magnifico strumento, si estende tanto quanto noi. Per Heidegger è la condizione di conoscenza del mondo, una necessità per l'esistenza: esistono uomini senza vista ma non uomini senza corpo. E pure, in una società che inneggia al corpo, dove creme, muscoli e bellezza hanno la meglio, ci ritroviamo ad avere un corpo perfetto nella sua imbalsamazione, di cui non sappiamo cosa fare, pronto ad essere sottomesso al potere dello sguardo, quando invece dovremmo poterne godere, dovremmo voler ricercare continuamente quel piacere che viene fuori da un abbraccio, da una carezza che erige, morbida, la peluria del nostro corpo, dovremmo poterne avere cura e rispetto.
Dal tatto al con-tatto
Il tatto porta al contatto: non si può toccare senza sentire. Il tatto apre la porta alle emozioni profonde, viscerali: si attiva durante il parto, quando la pelle, rossa di fatica, ricopre un corpo vermifugo che inneggia alla vita. La pelle, bianca di paura, rossa di vergogna, verde di rabbia, diventa il limite perfetto e sottile che connette e separa un dentro da un fuori. La pelle, vestito leggero dei nostri muscoli, ripara e protegge il corpo per sussultare ad un delicato tocco di dita con un pudico brivido. Un tocco... quando avviene! È difficile toccarsi, abbiamo mille strumenti che in modo astuto e intelligente hanno creato il mondo perfetto in cui il tatto esiste solo perché se ne parla: non facciamo l'amore, ma parliamo di sesso, non sappiamo abbracciare ma ci scontriamo, non sappiamo abbandonarci al piacere onesto che l'incontro reale con l'altro fa nascere.
Il senso del tatto e gli antichi massaggi
Oggi si parla di massaggi, se ne fanno tanti, creati per ogni evenienza: anticellulite, drenante, tantrico, thailandese, svedese e sotto a chi tocca! Che significa? Che forse è una delle tante maschere che noi, uomini intelligenti e supersapiens, abbiamo creato per dare un senso concreto a quello che può essere un piacere profondo: essere toccati. Quanto piacere il tatto possa procurare lo sanno le mamme indiane che, da secoli, portatrici della taumaturgica arte shantalica, con dolce vigore toccano e massaggiano i propri bambini, ancora freschi della fatica del parto, per dare loro quell'inspiegabile eccitazione abbandonica che li porta al piacere di essere amati. Perché l'amore passa dalla pelle e si impara sulla pelle.
E cosa dire di Eva Reich, figlia del deriso e incompreso Wilhelm, che un giorno, stanca della violenta scelta medica creata per placare un'insensata ansia che la vita non sia da sola in grado di seguire il suo corso, decise di restituire i bambini alle loro madri togliendoli dallo sterile calore di mamma incubatrice?Fu il miracolo: l'amore di mamma vera e il contatto con la sua pelle danno al piccolo corpo una scarica di endorfine che nemmeno la miglior droga, per quanto cara e buona, è in grado di provocare. Nasce il massaggio a farfalla,un tocco dolce, delicato e vibrante che, come una lunga carezza infinita, connette due campi di energia complessi e meravigliosi: la mamma e il suo bambino.
Il tatto è davvero un senso meraviglioso. Il contatto ci permette di comunicare senza la polivalenza linguistica: il corpo e la sua pelle diventano la tela su cui appaiono le parole giuste. Il tatto è talmente semplice che diventa complesso! Quindi, proviamo a pensare di meno e a sentire di più. Non ci credi? Tocca con mano!
Fonte immagine: Luigi Clemente