La fototerapia: oltre le apparenze
E’ attiva a Torino fino al 15 gennaio la mostra fotografia “Il lato psicologico della fotografia” di Tilde Giani Gallino, professore Ordinario di Psicologia dello Sviluppo all’Università di Torino e membro della World Photography Collection – Londra. La fototerapia è un metodo di esplorazione e conoscenza di sé che parte proprio dall’unione di fotografia e psicologia considerando la foto un veicolo di molteplici significati personali e relazionali
La fototerapia è un’arteterapia che utilizza la metodologia della proiezione visiva servendosi delle foto portate dal cliente come spunti per promuovere processi di esplorazione e conoscenza di sé finalizzati al cambiamento. La fototerapia è utilizzata nel counseling, in psicoterapia e in psicologia clinica o, anche, come metodologia di lavoro laboratoriale ed esperienziale. Il significato di una foto, infatti, è creato dall’osservatore stesso che vi si approccia proiettando i suoi personali significati.
Le origini della fototerapia
I primi ad utilizzare la fototerapia, cioè le fotografie portate dal paziente come strumento psicoterapeutico, frono Carl Rogers e Jacob Moreno; negli anni ’60 tale metodologia venne poi utilizzata negli Usa come metodo di riabilitazione per alcuni pazienti psichiatrici fino a diffondersi come strumento di psicoterapia, counseling e riabilitazione psicosociale che utilizza a vari livelli la fotografia come strumento di terapia e crescita personale.
La fototerapia e i processi proiettivi
Ogni fotografia, al di là del suo valore più o meno artistico, rivela molti più significati di quelli essenzialmente visuali che emergono a prima vista. Ognuno, infatti, davanti a una fotografia, o a un’immagine da fotografare, proietta su di essa i propri significati personali attribuendole propri vissuti, emozioni e stati d’animo, è questo che rende la foto un potente mezzo espressivo per narrare e ricostruire la proprie storia di vita e i propri sati interni.
Le tecniche della fototerapia
A seconda della relazione che intercorre tra la persona e la macchina fotografica è possibile individuare 4 tecniche, cioè 4 tipologie di foto, mediante le quali è possibile lavorare per sollecitare nella persona una più profonda esplorazione di sé. Queste sono:
• foto scattate da altri in cui il soggetto è il cliente
• foto scattate dal cliente stesso ad altri
• autoritratti
• foto e album di famiglia
In tal modo è possibile esplorare come il cliente vede sé stesso o pensa di esser visto dagli altri, i vissuti e le dinamiche relazionali spesso implicite che organizzano i legami familiari, la percezione della propria immagine corporea (soprattutto in occasione di gravidanze, interventi chirurgici invasivi, passaggi adolescenziali difficili e disturbi alimentari) e così via.
Fototerapia e l’Empowering Photography
Un progetto tutto al femminile quello di Miina Savolainen chiamato The loveliest girl in the world, che ha utilizzato la fototerapia con finalità socio riabilitative per ridare “volto”, dignità e bellezza a donne con storie di violenze e abbandono alle spalle che ha avevano restituito loro solo immagini svilenti e distorte di sé stesse, immagini a cui il progetto mira a restituire una bellezza quasi fiabesca ispirandosi ai personaggi e ai luoghi delle fiabe nordiche. La fotografia può essere, quindi, uno strumento terapeutico potente perché aiuta a vedere con occhi nuovi i paesaggi, gli oggetti e le persone della propria storia personale per poterla raccontare da nuovi punti di vista attribuendole differenti e più funzionali dimensioni di significato.
(7 dicembre 2011)
Fonte immagine: maewe