Empatia, Altruismo, Compassione
Empatia, altruismo, compassione: tre capacità innate che possiamo scoprire e sviluppare
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©Dmitrii Shironosov / 123rf.com
L’empatia, la capacità di entrare in risonanza con qualcun altro, ha due aspetti: uno è cognitivo, l’altro è invece emotivo.
L’empatia cognitiva permette di mettersi nei panni degli altri, di immaginare cosa stanno provando in quel momento, di supporre come ci si sente in quella situazione. L’empatia emotiva consente invece di entrare in risonanza con lo stato mentale degli altri: se qualcuno è triste, proveremo tristezza; se qualcuno è gioioso, anche noi sentiremo gioia.
Nel campo delle relazioni di aiuto l’empatia è molto importante, perché crea le condizioni per rispondere alle richieste che ci vengono rivolte. L’esposizione continuata alla sofferenza può però diventare schiacciante e portare ad una condizione di esaurimento emotivo, o burnout. Per questa ragione non basta affidarsi alla sola empatia, ma è opportuno attingere anche a due altri fattori, compassione e altruismo.
L’altruismo è uno stato mentale che esprime l’intenzione di portare nel mondo quanto di buono abbiamo in noi e fare del bene agli altri. Questo atteggiamento, che nella psicologia buddhista è espresso con l’aspirazione “possano tutti gli esseri essere felici”, quando incontra la sofferenza degli altri diventa compassione, che si attiva per diminuire e dove possibile rimuovere la sofferenza e le sue cause.
Quando separata dalla compassione e dall’altruismo, l’empatia da sola non permette di far fronte alla sofferenza per un periodo di tempo prolungato. Come un meccanismo i cui organi in movimento mancano di lubrificante, con la sola empatia ci esauriamo emotivamente. Compassione e altruismo sono stati mentali positivi e nutrienti, ricchi di morbidezza che permettono di prendersi cura anche di sé, così che la sofferenza non diventa causa di burnout.
In quanto capacità, compassione e altruismo possono essere coltivati e sviluppati, permettendo di rispondere alla sofferenza propria e degli altri con calore umano e senza gli effetti debilitanti del burnout. Coltivare compassione e altruismo permette di sperimentare in maniera sempre più profonda un benessere autentico, che porta a un atteggiamento di disponibilità incondizionata verso se stessi e gli altri.
L’empatia cognitiva permette di mettersi nei panni degli altri, di immaginare cosa stanno provando in quel momento, di supporre come ci si sente in quella situazione. L’empatia emotiva consente invece di entrare in risonanza con lo stato mentale degli altri: se qualcuno è triste, proveremo tristezza; se qualcuno è gioioso, anche noi sentiremo gioia.
Nel campo delle relazioni di aiuto l’empatia è molto importante, perché crea le condizioni per rispondere alle richieste che ci vengono rivolte. L’esposizione continuata alla sofferenza può però diventare schiacciante e portare ad una condizione di esaurimento emotivo, o burnout. Per questa ragione non basta affidarsi alla sola empatia, ma è opportuno attingere anche a due altri fattori, compassione e altruismo.
L’altruismo è uno stato mentale che esprime l’intenzione di portare nel mondo quanto di buono abbiamo in noi e fare del bene agli altri. Questo atteggiamento, che nella psicologia buddhista è espresso con l’aspirazione “possano tutti gli esseri essere felici”, quando incontra la sofferenza degli altri diventa compassione, che si attiva per diminuire e dove possibile rimuovere la sofferenza e le sue cause.
Quando separata dalla compassione e dall’altruismo, l’empatia da sola non permette di far fronte alla sofferenza per un periodo di tempo prolungato. Come un meccanismo i cui organi in movimento mancano di lubrificante, con la sola empatia ci esauriamo emotivamente. Compassione e altruismo sono stati mentali positivi e nutrienti, ricchi di morbidezza che permettono di prendersi cura anche di sé, così che la sofferenza non diventa causa di burnout.
In quanto capacità, compassione e altruismo possono essere coltivati e sviluppati, permettendo di rispondere alla sofferenza propria e degli altri con calore umano e senza gli effetti debilitanti del burnout. Coltivare compassione e altruismo permette di sperimentare in maniera sempre più profonda un benessere autentico, che porta a un atteggiamento di disponibilità incondizionata verso se stessi e gli altri.