I disturbi alimentari sul web fanno notizia?
Gli ultimi dieci o vent’anni hanno visto, grazie al web e ai nuovi media, una massiccia diffusione di informazioni di ogni tipo sui disturbi alimentari: si è passati da quella che era una quasi totale assenza di informazione ad un vero e proprio bombardamento mediatico spesso allarmistico e contenutisticamente distante dal mondo scientifico e veicolante messaggi spesso approssimativi o di dubbio valore etico. Il web è un canale che, a seconda di come viene utilizzato, può rappresentare sia un ulteriore fattore di rischio che di prevenzione per i disturbi alimentari.
Se fino a pochi decenni fa il fenomeno dei disturbi alimentari non era quasi mai oggetto di attenzione mediatica, oggi è ordinario imbattersi in campagne di prevenzione, articoli che ne parlano più o meno scientificamente, blog o filmati che raccontano le storie di chi ne è stato protagonista o, peggio ancora, preoccupanti siti pro-anoressia che fanno della patologia alimentare uno stile di vita. Col Web e l'era della comunicazione multimediale i disturbi alimentari hanno iniziato a “fare notizia” e a diventare oggetto di campagne e dibattiti dai risvolti tuttavia non sempre etici od efficaci.
Prevenzione dei disturbi alimentari sul web
Come promuovere sul web una comunicazione etica in materia dei disturbi alimentari? Il rischio infatti, sul web più che altrove, è quello di “pubblicizzare” nel vero senso del termine un fenomeno invece che di prevenirlo o contrastarlo là dove, ad esempio, ci si serva del potere spettacolare e sensazionale delle immagini che lo rappresentano come avvenne nella discussa e discutibile campagna shock del 2007 di Oliviero Toscani di cui fu tristemente protagonista Isabelle Caro: immagini che fecero il giro del web rischiando di essere recepite da coloro che già soffrivano di questi disturbi come veri e propri modelli da imitare.
Il web come luogo di narrazione dei disturbi alimentari
Il web oggi costituisce anche il luogo dove coloro che soffrono di disturbi alimentari e i loro familiari possono trovare voce e raccontarsi, dai siti e blog che accolgono le storie di ragazze che sono uscite dalla malattia e portano la loro testimonianza di vita e di speranza, ai forum dove genitori si scambiano esperienze e domande, alla più triste realtà dei siti pro-anoressia. In ogni caso ciò che motiva a rivolgersi a web non è la ricerca di informazioni in quanto tali, ma di qualcosa che possa aiutare a dare, più o meno costruttivamente, un senso un significato a quanto accade.
Il web in questo ha una grande responsabilità nelle chiusure o aperture di senso che i contenuti veicolati possono suggerire, non solo le parole, ma soprattutto le immagini. Immagini che troppo spesso vengono divulgate per colpire, attirare, attivare circuiti emotivi immediati e automatici e catturare così l'utente. Altro è l'immagine dal contenuto e valore simbolico, che conserva un certo margine di ambiguità, che veicola quindi un messaggio insaturo i cui margini di incompiutezza sollecitino l'utente nell'attivare un pensiero sulle emozioni da essa evocate.
Il potere dell’immagine sul web
Immagini, quelle sul web, che dovrebbero quindi mirare non ad informare né a scioccare, ma a rispondere ad un bisogno, quello della ricerca di senso e significato, sollecitando l'integrazione fra emozione e pensiero. Una delle campagne più ben fatte in tal senso è la campagna promossa dall'associazione ABA alcuni anni fa “Molti usano il cibo per comunicare il loro bisogno di aiuto. Solo pochi riescono a capirlo” che sottolineava il valore comunicativo e interpersonale, la richiesta di aiuto che i disturbi alimentari esprimono simbolicamente con la sintomatologia corporea e la difficoltà per chi sta loro vicino di decodificare questo messaggio andando al di là della materialità del corpo stesso.
Immagine | Nemo