Social media e immagini da film horror: effetti a lungo termine
La visione di film horror può avere effetti a lungo termine condizionando risposte d’ansia anche dopo molti anni. A quanto pare anche i social media ormai non sono da meno. Lo rivelano alcuni studi sugli effetti a lungo termine di scene horror e di violenza. Vediamo perché.
La visione di film horror, specie se avvenuta in età infantile, può imprimere nella memoria del soggetto delle immagini e dei sentimenti di paura che possono avere effetti anche a lungo termine.
Ma, a quanto pare, anche le immagini di violenza che ormai comunemente vediamo diffuse nelle notizie attraverso i social media e in tv potrebbero avere gli stessi effetti.
Questo almeno secondo uno studio dell’Università del Michigan.
I social media hanno gli stessi effetti dei film horror?
A quanto pare la reazione alle ripetute scene di violenza a cui siamo esposti da tv e social media non consiste solo in una progressiva abitazione/desensibilizzazione.
Potrebbe accadere anche il contrario e cioè che cioè l’esposizione ripetuta a immagini assimilabili a quelle di un film horror possano provocare ansia e paura con possibili effetti a lungo termine.
Queste almeno le conclusioni cui giungerebbe uno studio dell’Università del Michigan: i contenuti proposti dai social media mirerebbero proprio a catturare l’attenzione dell’utente sollecitando queste emozioni di paura.
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I film horror avere effetti a lungo termine: ansia e paura
I risultati dello studio appena citato poggiano su quelli di un precedente studio, condotto con l’ Università del Wisconsin, che avrebbe confermato come l’esposizione a contenuti violenti, come quelli dei film horror, possa provocare effetti a lungo termine riscontrabili anche dopo diversi anni in termini di vissuti di ansia e paura in grado di interferire con le normali attività quotidiane.
Da dire che, sempre lo stesso studio, metterebbe in luce come anche l’età faccia la differenza.
Se gli adolescenti e gli adulti possiederebbero le maggiori risorse cognitive per poter elaborare le scene di violenza attraverso la logica e il ragionamento, i bambini invece non potrebbero far altro che utilizzare strategie prevalentemente comportamentali (coprirsi gli occhi, fuggire) non disponendo della stessa capacità degli adulti di comprendere le scene osservate e di discriminare tra fantasia e realtà.
Gli effetti dei film horror nella persistenza di ansia o paura potrebbero probabilmente essere legati anche ad un' esposizione incongrua o prematura a tali contenuti.
Esposizione ai film horror e alle immagini sui social media
Ma, le scene violente che costantemente ci vengono proposte dai tg e social media possono essere assimilate in tutto e per tutto a quelle di un film horror? Qualitativamente, purtroppo, in molti casi questo può essere vero.
Tuttavia esiste un’importante differenza relativa non solo alla finzione che separa il film dalla realtà, ma anche alla frequenza di esposizione.
Vedere un film horror implica solitamente dedicarsi deliberatamente a questo tipo di attività per un periodo di tempo definito e circoscritto durante il quale assistiamo a scene “forti” consapevoli di essere in un contesto di assoluta sicurezza.
L’esposizione alle scene che propongono tv e siti di informazione sembra molto differente. Assistiamo, è vero, a scene di una violenza spesso inaudita, ma, il più delle volte non per nostra scelta e non per un tempo definito.
Questi contenuti ci vengono proposti nelle ore più impensate e impreviste della giornata, in modo del tutto casuale e imprevisto e irrompono nella nostra vita invadendo il senso di sicurezza del nostro quotidiano.
Inoltre l’esposizione a questi contenuti avviene a piccole dosi ma costanti.
Siamo cronicamente esposti a immagini di violenze, morti, attentati… assimilabili a tanti piccoli fotogrammi di un film horror disseminati qua e là in mezzo a notizie assolutamente ordinarie che abbiamo sotto mano continuametnte… Cosa accade di solito in questi casi?
Abituazione o trauma?
Diversi studi hanno evidenziato ormai da molto tempo quanto sia diffuso il fenomeno dell’abituazione all’esposizione di stimoli violenti in tv: l’esposizione massiva e ripetuta a scene violente può aumentare la soglia di tolleranza a tali scenari diminuendo progressivamente le risposte attentive e di allarme dell’organismo (Thomas, Horton, Lippincott,& Drabman, 1977; Molitor & Hirsch, 1994).
D’altra parte questo stesso fenomeno sarebbe responsabile di una sorta di indifferenza quand’anche di normalizzazione della violenza stessa che rischierebbe di disinnescare valutazioni e giudizi morali rendendo paradossalmente più giustificabile/emulabile la violenza da parte di chi la osserva.
Molti altri e variegati fattori sono naturalmente in gioco negli effetti che la violenza mediale ha sullo spettatore.
Lo studio citato sembra prospettare l’ipotesi che certe immagini superino il normale meccanismo di abitazione lasciando tracce emotive di ansia e paura che condizionerebbero il nostro personale senso di sicurezza.
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