Il plagio in psicologia fra “lavaggio del cervello” e suggestione
Il plagio in psicologia può essere definito come una forma di condizionamento psicologico che utilizza tecniche di suggestione e di persuasione, insieme a specifiche manovre volte a determinare anche una dipendenza fisica e materiale della vittima, con lo scopo di destrutturare la personalità del soggetto, alterare le sue capacità di pensiero critico e di scelta autonoma riducendolo in una condizione di totale schiavitù e soggezione nei confronti di un leader o di un’organizzazione plagiante. Ne sono esempi tristemente noti le sette religiose fondate su culti distruttivi e spersonalizzanti, come anche forme di condizionamento deliberatamente distruttivo operato in contesti politici, mass mediatici o clinici.
Il plagio è una forma di condizionamento sistematico e distruttivo della psicologia di una persona che, vittima di una relazione di quasi totale dipendenza materiale e psicologica da un leader e/o un’organizzazione, perde la capacità di pensare e agire autonomamente vedendo destrutturarsi progressivamente le facoltà del proprio Io e la capacità di pensare e scegliere autonomamente. Il reato di plagio è stato abolito in Italia nel 1981 perché ritenuto incostituzionale in quanto, data la non chiarezza di che cosa consenta di discriminare fra una relazione di forte dipendenza affettiva e psicologica e una condizione di distruttivo assoggettamento, il suddetto reato si prestava ad essere strumentalizzato per rendere giuridicamente perseguibili anche modalità di rapporto che rientrano della libertà e nella normalità delle relazioni umane. La difficoltà a circoscrivere giuridicamente il plagio non rende tuttavia meno reale e pericolosa tale realtà per la psicologia per le gravi conseguenze che possono derivarne.
Lavaggio del cervello e condizionamento in psicologia
Una concezione piuttosto datata, ma probabilmente ancora popolare, del concetto di plagio è quella che vorrebbe fondare tale fenomeno sul così detto “brainwashing” o lavaggio del cervello. Tale termine fu coniato per descrivere come appariva, all’osservatore esterno, quella che era la modalità con la quale la dittatura comunista in Cina trattava i prigionieri americani riducendoli in uno stato di schiavitù fisica e psicologica sottoponendoli a tecniche volte a sostituire le loro personali convinzioni con i valori coerenti con l’ideologia del regime. La psicologia ha successivamente ridefinito il fenomeno di plagio ridimensionando l’effetto del “lavaggio del cervello”: si tratta più propriamente di un fenomeno di condizionamento e manipolazione mentale, attuato allo scopo deliberato e programmato di destrutturare l’Io della vittima, che poggia principalmente su tecniche di suggestione coadiuvate dalla produzione di stati di coscienza alterati con l’uso di ipnosi, droghe etc (Ugolini, B., Il dibattito sul plagio in relazione ai culti abusanti, Tigor: rivista di scienze della comunicazione, 4, 1, 2012, pp. 101-110).
Gli elementi del plagio: comportamenti, pensieri ed emozioni
Secondo Steven Hassan tre sono i principali elementi con cui può essere descritto il fenomeno del plagio in psicologia e che rende ragione di fenomeni distruttivi su cui si fonda, ad esempio, il reclutamento e la permanenza degli adepti di certe sette e l'autoritarismo religioso che le contraddistingue (Hassan, S., Releasing the Bonds, Freedom of Mind Press, 2000). In primo luogo la psicologia degli adepti viene controllata attraverso un controllo capillare e ossessivo di ogni forma di comportamento là dove anche azioni banali e quotidiane vengono sottoposte al vaglio e all’approvazione dei capi; in secondo luogo viene operato un condizionamento cognitivo che mira a sostituire le convinzioni personali con quelle derivate dalla dottrina del gruppo identificata come l’unica fonte “buona” e giusta di verità a discredito di qualunque forma di comunicazione e informazione esterna e discordante ritenuta pericolosa e cattiva. La terza componente, il controllo delle emozioni, è la più pervasiva e sostiene in un certo senso le precedenti poiché è facendo leva su sensi di colpa e sentimenti fobici di paura che gli adepti vengono indotti a ritenersi intrinsecamente difettevoli e cattivi ogni qual volta deviano dalla norma del gruppo là dove l’organizzazione è divenuta l’unica fonte di sicurezza e di identità. Fenomeni questi validi per sette sataniche ma che contribuiscono a far luce anche su fenomeni altrettanto noti come quello di “Mamma Ebe” arrestata e incriminata per la seconda volta nel 2010.
L’inganno mentale del plagio
Un’altra studiosa del fenomeno del plagio in psicologia è la psicologa Margaret Singer che nel suo libro Cults in Our Midst (Jossey-Bass, 1996) illustrava come, il controllo della personalità degli adepti di certe sette religiose abusanti, venisse ottenuto attraverso l’adozione sistematica di un programma di controllo e manipolazione mentale che, all’insaputa degli adepti, condiziona e sanziona ogni loro pensiero, emozione o comportamento spersonalizzando qualunque loro iniziativa o manifestazione individuale in nome della causa e dell’ideologia collettiva. In conseguenza del plagio quindi l’individuo crede di compiere decisioni e scelte autonome mentre sta in realtà aderendo alle prescrizioni della setta.
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Essere vittime di plagio
Dai brevi cenni qui richiamati si evidenzia come il plagio in psicologia non sia uno “stato” puntuale che configura le caratteristiche intrapsichiche della vittima, quanto piuttosto un fenomeno più che mai processuale e relazionale, che poggia sull’incontro delle caratteristiche della vittima con quelle della persona e/o del movimento plagiante. Il plagio infatti poggia su condizionamenti distruttivi applicati premeditatamente e ripetutamente prolungati nel tempo, fonda la propria distruttività sull’esistenza di una relazione di dipendenza patologica fra la vittima e l’abusante che assolve qualunque richiesta di definizione identitaria e satura quei bisogni di sicurezza fisica ed emotiva di cui la vittima smette di farsi carico. Non tutte le persone che entrano a contatto con una setta o un’organizzazione analoga finiscono per permanervi così a lungo da diventare vittime di plagio; senz’altro i meccanismi di suggestione e condizionamento distruttivo e totalizzante che contraddistinguono questo fenomeno possono influenzare più gravemente alcune persone con determinati problemi o disturbi di personalità facendo leva, come nel fanatismo religioso, su preesistenti vulnerabilità della psicologia personale.
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