Come nascono i meccanismi di compensazione
Come e quando si creano i meccanismi di compensazione, uno degli apporti principali di Alfred Adler alla classica Psicoanalisi freudiana da cui nacque la Psicoterapia Individuale
Alfred Adler fu uno dei grandi nomi che contribuirono allo sviluppo della Psicanalisi.
Inizialmente discepolo di Freud, Adler iniziò a sviluppare un contributo personale alla nota teoria che portò ad un allontanamento dal maestro a alla nascita della Psicoterapia Individuale.
I meccanismi di compensazione sono un apporto cruciale al pensiero psicoanalitico Adleriano insieme a:
- Il senso di inferiorità (anche complesso di inferiorità)
- La volontà di potenza, cioè il desiderio di affermazione di ciascun individuo che mete in atto delle compensazioni per superare il senso di inferiorità
- Il sentimento sociale, come desiderio di vivere in armonia.
Come nascono le compensazioni
Adler notò che l’infanzia è “normalmente” caratterizzata da un senso di inferiorità: il bambino che per sua natura non è indipendente e si trova in una realtà che è al di sopra delle sue forze, avverte di non essere in grado di padroneggiare gli eventi e il mondo mentre per gli adulti sembra facile e ciò induce la sensazione di non essere abbastanza.
Questa condizione naturale ha un decorso positivo nel momento in cui il bambino crescendo viene messo gradualmente alla prova nel testare le sue competenze e ricevendo via via dei feedback positivi sulle proprie capacità arrivando a sviluppare un’immagine competente, ma realistica di sé.
Nel caso in cui, invece, le risposte dell’ambiente saranno sfavorevoli questa prima impressione verrà rinforzata creando un vero complesso di inferiorità. Questo è il terreno su cui si innesta la compensazione.
Il meccanismo di compensazione
La compensazione è l’insieme di modalità attraverso le quali l’individuo riesce a gestire il suo senso di inferiorità senza che questo lo blocchi nelle sue attività.
Apparentemente questa visione dell’uomo che si sente inferiore sin dalla nascita potrebbe apparire svilente, ma in realtà Adler ritiene che in ognuno di noi risieda una fortissima spinta verso l’alto, la realizzazione, la potenza: la volontà di potenza.
La compensazione allora entra in gioco proprio per mettersi alla prova o meglio agire sulla realtà anche se le premesse non sono ottimali. Ciò si traduce in una visione distorta degli eventi e della realtà che non faccia percepire l’individuo tanto inferiore e quindi più competente, ma anche nell’acquisizione di competenze nuove (come accade durante tutto lo sviluppo del bambino e oltre) che rendano l’individuo sempre più capace.
Queste compensazioni positive non emergono nel caso in cui l’ambiente non offra dei feedback positivi (poco affetto, mancanza di fiducia, ecc.): lo stato di angoscia che il soggetto prova può essere superato con delle supercompensazioni.
Si parla di supercompensazioni quando le aspettative nei confronti di sé diventano eccessive, perfezioniste e irrealistiche nel tentativo disperato di non vedersi tanto inferiore. Ovviamente queste persone cercano di non mettere alla prova queste convinzioni che altrimenti cadrebbero miseramente nel confronto con la realtà, aprendo invece la strada alla patologia.
Autostima nei bambini e compensazione affettiva