Il giudizio retrospettivo: io lo sapevo!
Incidenti, imprevisti e eventi incontrollabili: mediante il giudizio retrospettivo la nostra mente sembra non arrendersi neanche davanti all’evidenza. A conti fatti, modifichiamo il ricordo delle nostre valutazioni iniziali illudendoci che avremmo potuto prevedere quanto è accaduto.
Il giudizio retrospettivo è una delle “scorciatoie” cognitive della nostra mente con la quale distorciamo a posteriori il ricordo di quelle che erano le nostre valutazioni iniziali di un evento illudendoci del fatto che avremmo potuto prevederlo fin dall’inizio.
È questo meccanismo cognitivo che ci fa dire “lo sapevo” e ci fa rivalutare col famigerato “senno di poi” le premesse di un evento, magari di un insuccesso nostro o altrui, ritenendolo prevedibile fin dall’inizio.
Può sembrare uno sciocco errore della mente, eppure il giudizio retrospettivo avrebbe anche una funzione adattiva aggiornando informazioni errate con conoscenze nuove.
Memoria, prevedibilità e necessità
Il giudizio retrospettivo, più noto nella letteratura internazionale come Hindsight bias, è un meccanismo cognitivo che mettiamo in atto soprattutto per spiegare a posteriori gli eventi che contraddicono le nostre aspettative riconducendoli ad una causa certa e prevedibile anche quando questa non era in realtà delineabile prima che l’evento accadesse.
Secondo alcuni studi recenti il giudizio retrospettivo non sarebbe un fenomeno unitario, ma si comporrebbe di tre meccanismi cognitivi distinti che possono agire anche in maniera parzialmente indipendente: le distorsioni della memoria, le impressioni di prevedibilità e le impressioni di necessità.
Si tratta di una delle tante scorciatoie cognitive con le quali la nostra mente tenta di dare senso all’esperienza ricostruendo gli eventi passati secondo categorie di significato certe e prevedibili che si àncorino alle nostre conoscenze precedenti evitando di confrontarci con quanto di imprevedibile e incontrollabile di fatto c’è negli eventi che ci accadono.
Ma attenzione: il giudizio retrospettivo sarebbe tutt’altro che un’operazione ingenua o banale, poiché la mettiamo in atto tutti in ogni ambito della vita quotidiana e, sebbene comporti una distorsione degli eventi, può avere una funzione adattiva e implicazioni non sempre negative.
Giudizio retrospettivo e contesto politico
Alcuni studi hanno esplorato l’effetto del giudizio retrospettivo nel contesto politico mostrando come questo meccanismo sia messo in pratica anche quando valutiamo errori compiuti da altri, in particolare quando gli elettori giudicano gli errori commessi da un personaggio politico.
I votanti infatti tenderebbero a sovrastimare la colpevolezza di un politico che ha commesso un errore proprio a causa del giudizio retrospettivo convincendosi a posteriori che chiunque avrebbe potuto prevederne gli esiti e agire diversamente.
Gli elettori, dunque, complice anche la contraddittorietà e la parzialità di informazioni che si hanno a disposizione, valuterebbero col senno di poi l’operato di un politico facendo distorsioni sistematiche.
Scelta del voto, come si determina?
Giudizio retrospettivo e imprenditoria
Un altro ambito nel quale il meccanismo cognitivo del giudizio retrospettivo risulta sorprendentemente operante è quello dell’imprenditoria, attività che, come è noto, comporta sempre l’assunzione di una certa quota di rischio data la non totale prevedibilità dei risultati.
Ebbene, sembra che il senno di poi influenzi e distorca la valutazione che gli imprenditori fanno inizialmente e a posteriori delle proprie probabilità di successo. Coloro che vanno incontro ad un fallimento, infatti, sarebbero portati a distorcere il ricordo delle proprie previsioni iniziali riportandole, a posteriori, come meno ottimistiche in accordo con la convinzione che l’esito del fallimento sia attribuibile ad una loro responsabilità più che a fattori non prevedibili.
In altre parole, mediante il giudizio retrospettivo, questi imprenditori ridefinirebbero l’esito fallimentare della loro impresa come maggiormente prevedibile e controllabile, forse più di quanto non lo fosse in realtà, pagandone il prezzo in una maggiore colpevolizzazione di sé stessi.
Il giudizio retrospettivo può essere adattivo?
Eppure il giudizio retrospettivo, secondo gli psicologi, non sarebbe un grossolano errore della mente, ma un meccanismo dal punto di vista cognitivo anche adattivo in quanto, sostituendo automaticamente le convinzioni vecchie con le nuove, consentirebbe di fare spazio nella nostra memoria aggiornando in automatico le nostre conoscenze.
In alte parole, dimenticando le previsioni errate di cui non abbiamo bisogno, le sostituiremmo con delle nuove più accurate e idonee a dare senso e coerenza agli eventi accaduti. Attenzione però che, così facendo, si rischia di non imparare dai propri errori, ma solo di... dimenticarsene.
Come affrontare la paura del giudizio degli altri?