L'empatia in psicologia: definizione
Nel concetto di empatia, psicologia e caratteristiche di personalità sembrano inevitabilmente chiamate in causa nel sostenere quella capacità di mettersi emotivamente nei panni dell’altro che viene considerata un elemento essenziale di relazioni affettivamente soddisfacenti. L’empatia non è tuttavia una dote “magica” né una totale adesione agli stati emotivi altrui, ma una capacità complessa che presuppone anche una buona gestione delle proprie stesse emozioni
Per definire dell’empatia in psicologia è utile far riferimento anzitutto alla psicologia umanistica e in particolare a Carl Rogers, uno dei primi ad occuparsi dell’empatia e del suo ruolo nelle relazioni umane. Secondo la definizione di Rogers, l’empatia è la capacità di utilizzare gli strumenti della comunicazione verbale e non verbale per mettersi nei panni dell’altro identificandosi parzialmente nel suo mondo soggettivo nel contesto di un’accettazione autentica e non giudicante.
Empatia, psicologia umanistica e accettazione non giudicante
Nella prospettiva della psicologia di Rogers è proprio l’accettazione incondizionata e non giudicante dell’altro (così come avviene nelle relazione terapeutica, ad esempio) che permette di comprenderne realmente il vissuto identificandosi, seppur parzialmente, con la prospettiva da cui egli vede il mondo. L’empatia in tale ottica è quindi funzione di un atteggiamento di apertura nei confronti dell’altro esente da pregiudizi per la realizzazione di una comunicazione autentica. Che significa tuttavia mettersi nei panni dell’altro? Fino a che punto l’empatia permette di “sentire” realmente e di condividere nella qualità e nel tono emotivo ciò che l’altro sta provando?
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Empatia, psicologia dinamica e costruttivismo
Le prospettive costruttiviste in psicologia e le moderne teorie relazionali di matrice psicodinamica hanno portato un ulteriore contributo per comprendere l’empatia in psicologia. Alla base dell’empatia starebbe, infatti, la possibilità di “riconoscere” nel vissuto altrui qualcosa che si è già sperimentato nella propria esperienza emotiva; l’empatia comporterebbe quindi un partecipare dello stato emotivo dell’altro nella “qualità” di tale vissuto pur non condividendone l’intensità.
Empatia, psicologia e rapporto madre-bambino
L’empatia è una capacità che non si può tecnicamente apprendere, è piuttosto la risultante della propria storia emozionale, della capacità di identificare ed esprimere le proprie emozioni riconoscendole come tali tanto in sé stessi quanto negli altri. Chi non ha una scarsa capacità in questo infatti – come nei casi di alessitimia – ha difficoltà ad entrare in contatto sia con le proprie emozioni che con quelle altrui ed ha scarsa empatia. L’empatia come capacità di cogliere e gestire l’emozione dell’altro che è in noi stessi trova le sue radici più profonde nella comunicazione madre-bambino là dove una corretta educazione emozionale passa attraverso la capacità del caregiver di entrare in risonanza e comprendere i bisogni del bambino identificando e denominando i suoi stati emotivi affinché egli possa gradualmente imparare a riconoscerli, differenziarli e comprenderli. Una buona regolazione affettiva è infatti connessa alla capacità di provare empatia così come al benessere della vita relazionale in generale.
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Fonte immagine: Sound80Roma