Stress e sistema immunitario

Il sistema immunitario è sempre più considerato un anello strategico nello studio delle reazioni da stress ed in molte sintomatologie psicosomatiche. Comprenderne il ruolo di mediatore ed amplificatore aiuta anche a spiegare come mai eventi stressanti simili possano produrre esiti diversi. Alla luce degli approcci recenti, anche la PNEI dovrebbe essere ampliata in SoPNEI, ovvero Socio-Psico-Neuro-Endocrino-Immunologia, così da meglio integrare quelle componenti sociali ed ambientali spesso citate ma poi lasciate a margine.

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STRESS  E  SISTEMA  IMMUNITARIO    
Negli ultimi decenni, l’immunologia è progredita a tal punto da cambiare il modello concettuale di partenza: da scienza dei vaccini contro le malattie infettive a scienza del ruolo centrale del sistema immunitario in salute e malattia, grazie ai suoi diffusi collegamenti con il sistema neuroendocrino.  La nascita della nuova immunologia si deve al danese N. K. Jerne che, nel 1974, propose uno schema organizzativo e di funzionamento generale del sistema immunitario nei termini di un network, che ha poi fornito la cornice teorica ai successivi sviluppi, con lo spostamento dell’attenzione su come si riequilibra la rete dopo la perturbazione.   Non esiste organo che non sia monitorato dal sistema immunitario.    Fino ad alcuni anni fa, si pensava che il cervello non fosse raggiungibile dalle cellule immunitarie, sia per la funzione di filtro svolto dalla barriera emato-encefalica, sia per il fatto che il cervello non viene toccato dalla circolazione linfatica.     Il sistema immunitario si comporta come un organo di senso, deputato al riconoscimento di stimoli non cognitivi esterni ed interni (batteri, virus, tossine e cellule tumorali), per neutralizzare la loro potenzialità di destabilizzare l’organismo.  Come già aveva intuito Jerne, la complessità e la diffusione del sistema immunitario nella maggior parte dei tessuti dell’organismo, lo assimilano al sistema nervoso:
   a) in quanto costituito da cellule in grado di ricevere segnali eccitatori ed inibitori
     b)   in quanto dotato di memoria
   Per quanto riguarda il sistema immunitario gli effetti dello stress possono essere descritti come il risultato di una sommatoria algebrica fra modificazioni neuro-endocrine ad azione immunodepressiva e quelle ad azione immunostimolante.  Per tale motivo diversi tipi di stress possono produrre effetti diversi, in relazione al tipo di stress ed alla variabilità individuale nella risposta psicobiologia.    Ciò posto, in generale si tende a confermare che stress acuti ma brevi tendono ad immunostimolare, mentre stress persistenti o cronici tendono ad immunodeprimere la riposta immunitaria (in particolare ciò è stato associato all’azione anticancerogena).       I due sistemi comunicano in vari modi: -   fibre nervose innervano tutti gli organi linfoidi e le cellule immunitarie, formando delle vere e proprie sinapsi, denominate giunzioni neuroimmunitarie. -    i linfociti, i macrofagi e altre cellule immunitarie presentano i recettori per i principali  neurotrasmettitori e neuropeptidi e, al tempo stesso, sono in grado di produrre  neurormoni e sostanze attive sul sistema nervoso.    I linfociti, a causa della presenza di recettori per numerosi neurotrasmettitori (adrenalina, noradrenalina e acetilcolina) e per numerosi ormoni ipotalamici e ipofisari,  possono essere considerati delle vere e proprie cellule neuroendocrine.     Alla luce delle attuali conoscenze si può quindi dire che la risposta all’antigene è fortemente condizionata dal sistema nervoso e da quello endocrino e che la sua attività dipende dall’ambiente neuroendocrino in cui avviene la reazione immunitaria.      Poiché la tendenza ad integrare il sistema immunitario entro una rete, o sistema, ancora più complessa è condivisa da gran parte degli studiosi, anche alla luce del modello bio-psico-sociale oggi prevalente nelle scienze psicologiche e del comportamento, sarebbe opportuno ampliare lo stesso modello di PNEI (psico-neuro-endocrino-immunologia) integrando quella componente sociale spesso solo citata a margine, si dovrebbe quindi più propriamente parlare di SoPNEI, Socio-Psico-Neuro-Endocrino-Immunologia.   Con un tale modello di analisi risulta più agevole definire i percorsi che portano dallo stress ambientale alle reazioni psicosomatiche e risulta evidente l’avvicinamento all’approccio olistico ed integrato che è in crescente diffusione.  
Dott. Antonio Virgili