Il comportamento autoaggressivo nei bambini e negli adolescenti
Il comportamento autoaggressivo nei bambini è un tema ancora non pienamente compreso. Sebbene per alcuni sia sempre sintomo di una patologia, ricerche recenti lo dipingono come un fenomeno non necessariamente grave e più frequente. Se trascurato contribuisce ad alimentare l'autolesionismo che spesso si ritrova negli adolescenti.
Durante l'infanzia non è insolito osservare dell'aggressività nelle relazioni tra pari, ma più insolito e anche meno gradevole è il comportamento autoaggressivo nei bambini. L'autoaggressività spesso si manifesta sotto forma di autolesionismo e tra i più giovani è considerato indice di patologia che può sfociare durante l'adolescenza. Il comportamento autoaggressivo in bambini e adolescenti resta un segnale importante da non sottovalutare affinchè non accompagni l'individuo anche nell'età adulta.
Recenti scoperte sul comportamento autoaggressivo nei bambini.
Come detto in precedenza l'autolesionismo è un fenomeno più frequente tra gli adolescenti, ma purtroppo una recente ricerca statunitense, pubblicata sulla nota rivista scientifica Pediatrics, riporta che già a sette anni è possibile che i bambini comincino ad autoprocurarsi del dolore fisico. Generalmente il comportamento autoaggressivo si manifesta in bambini la cui vita familiare, scolastica e/o sociale non è facile. Secondo lo psicologo Benjamin Hankin i piccoli cercano una via di fuga fisica ad uno stato di stress psicologico che non sarebbero ancora in grado di elaborare e quindi gestire. Il dolore serve a distrarli dallo stress emotivo e momentaneamente il cervello rilascia endorfine procurando una sensazione di benessere. Questa soluzione si può presentare anche saltuariamente in bambini che non presentano nessun tipo di disagio psicologico: i ricercatori concludono che si tratta di un espediente molto più comune di quanto non si creda.
Il comportamento autoaggressivo nei bambini come forma di comunicazione.
Ricerche come quella sopracitata danno sostegno a quegli psicologi che vedono nell'autolesionismo una forma di comunicazione. In effetti comportamenti di questo tipo sono molto più frequenti in quei bambini che ancora non hanno maturato le competenze linguistiche e che quindi scelgono il corpo come veicolo per manifestare ciò che li turba. L'autoaggressività nell'infanzia si associa a un forte stress che rasenta la patologia e si manifesta con delle crisi improvvise che non necessariamente seguono temporalmente la causa che le scatena, rendendo molto più complesso riuscire a comprenderne la fonte. Il problema si aggrava se consideriamo che più tardi si interviene maggiore è il rischio che questo quadro comportamentale di stabilizzi creando un circolo vizioso: il disagio sociale che sfocia in queste reazioni può essere inasprito dall'isolamento del bambino "problematico".
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Il comportamento autoaggressivo: dai bambini agli adolescenti
Una delle possibili evoluzioni dell'autolesionismo trascurato è che questo permanga fino all'adolescenza. In effetti i comportamenti autoaggressivi sono più comuni in questa problematica fascia d'età. Da un'indagine italiana, inerente il territorio di Trieste partita nel 2005, che si è avvalsa dei dati di un reparto di neuropsichiatria infantile emerge un quadro preciso. I comportamenti autolesivi sono tipici delle ragazze tra i 16 e i 17 anni e spesso si associano (non è specificato se esista un nesso causa - effetto) a cali nel rendimento scolastico. 78 ragazzi (11-18 anni) su 100.000 hanno tentato il suicidio: il metodo scelto più frequentemente è l'intossicazione, seguono l'abuso di farmaci, le ferite da taglio e il trauma da corpo contundente.
Immagine | D. Sharon Pruitt