La timidezza patologica si vince?
La timidezza diventa patologica quando impedisce una sana vita sociale, come intervenire? Le componenti in gioco sono diverse e differenti sono le strategie di intervento: dallo spray di ossitocina ai modelli educativi.
La timidezza per molte persone è un problema, ma diventa una questione di salute se si raggiunge il livello di timidezza patologica, uno stato associabile alla fobia sociale. Come fare a vincere questa malattia? Prima di tutto occorre capire da dove nasca per trovare le giuste vie di intervento. Purtroppo è un compito difficile perchè intervengono contemporaneamente fattori genetici, biologici, ed ambientali.
L'ipotesi del danno cerebrale
Una delle ipotesi più accreditate è che la timidezza patologica sia causata da un danno cerebrale. Uno studio della Vanderbilt University (USA) ha esaminato individui introversi, estroversi e timidi o meglio la loro attività cerebrale mentre osservavano dei volti di persone note distorte al computer. Le immagini presentate miglioravano nel giro di pochi secondi rendendo il volto riconoscibile, a questo punto gli estroversi aumentavano la loro attività cerebrale, mentre i timidi non mostravano cambiamenti. Questa difficoltà neurale impedisce l'avvicinamento a livello sociale e soprattutto ostacola il processo di familiarizzazione con persone nuove. Quando il blocco raggiunge livelli eccessivi il comportamento da disadattativo diventa patologico.
Lo spray è la "cura" biologica
Un'altra Università ha messo a punto la cura per ovviare a questo deficit neurale. I ricercatori del Seaver Autism Center for Research and Treatment (Israele) hanno pensato di usare l'ossitocina per stimolare i timidi ad avere più coraggio. La sperimentazione sulle capacità relazionali ha dato dei buoni risultati. Il dato più interessante è che lo spray all'ossitocina ha migliorato l'empatia e la comprensione solo delle persone socialmente meno abili (i timidi) contraddicendo l'opinione comune che questo ormone abbia un'efficacia universale. Ulteriori test sono necessari, ma i risultati preliminari fanno ben sperare chi è affetto da timidezza patologica.
Il versante sociale
La timidezza non è solo biologica, ma ha delle componenti psicologiche e sociali che risalgono principalmente alle prime relazioni sociali con l'ambiente familiare. Non si tratta solo di avere genitori che impediscono delle relazioni sane con il mondo esterno, ma anche un ambiente interno chiuso e affettivamente povero. Lo stile di vita diventa un'educazione a comportamenti caratterizzati dall'inibizione e dalla scarsa fiducia in sé. La timidezza affonda in una costante paura di essere giudicato e dall'incapacità di vivere con naturalezza le relazioni sempre soggette al controllo e allo stress.
In questo caso sono le terapie che possono intervenire a sostegno di una visione di sé aperta al mondo e positiva, ma anche chi ci circonda può aiutare. Nell'infanzia tutto può ancora cambiare, ecco quindi che una figura di riferimento, un adulto di fiducia può fare la differenza per un bambini timido e allontanare da lui la propensione alla patologia. Non è necessario spingere il bambino a comportarsi in modo contrario alla sua natura o alle regole imposte dai genitori, è sufficiente offrire un modello di comportamento alternativo che possa essere interiorizzato ed essere pronto a cogliere i piccoli segnali di cambiamento.
Immagine | Ferdinand Reus