Disturbo di personalità schizoide: la terapia
Il disturbo schizoide di personalità deve essere affronato con molta delicatezza dal terapeuta: la persona affetta da questo disturbo tende a isolarsi e a fuggire la terapia. Vediamo da dove nasce il disturbo di personalità schizoide e qual è il migliore approccio terapeutico per curarlo
Incapacità di entrare in relazione, apatia, anaffettività, isolamento, sono solo alcuni dei sintomi che segnano il modo di vivere di una persona con un disturbo di personalità schizoide. Glen O. Gabbard dice che queste persone vivono con la paura di un imminente abbandono, con il timore che il loro bisogno insoddisfatto possa divorare l'altro e contemporaneamente che l'altro possa annientarle e distruggerle. La soluzione? Meglio restar soli. Ma il disagio si sente e non scivola come nel caso del paziente con disturbo di personalità evitante. Vediamo nel dettaglio da dove nasce il dramma della persona con un disturbo di personalità schizoide e, soprattutto, quale terapia scegliere.
Disturbo di personalità schizoide: chi è il lupo cattivo?
La persona con un disturbo di personalità schizoide, dice Gabbard, sembra fossilizzata su un antico bisogno: poiché ha fallito nel ricevere un soddisfacimento del proprio bisogno dalle madri, si blocca nel tentativo di cercare di ricevere altrove tutte le mancanze. Il risultato, dice Gabbard, non è un conflitto nevrotico ma una incapacità di base di porsi in relazione: il ritiro schizoide diventa l'espressione di un difesa sia dal desiderio di entrare in relazione, sia dalla paura che tale relazione possa lederla. Il suo bisogno è enorme e, non nutrito, genera la fantasia che è talmente potente da diventare famelica e, quindi, di portarla a divorare simbolicamente la madre con la conseguenza di restare solo. La sua scelta, quindi, diventa quella di restare sola per evitare sia di rivivere la fantasia, sia di rivivere la fantasia proiettiva e persecutoria che sia l'altro il vero lupo cattivo.
Disturbo di personalità schizoide: la terapia individuale
Il suo isolamento, la sua paura di aver un qualsiasi tipo di scambio relazionale, porta la persona con disturbo di personalità schizoide a chiedere raramente aiuto ad uno specialista e raramente lo si vede nella stanza di uno psicologo. Con un paziente con disturbo di personalità schizoide, la terapia indicata per Gabbard è quella individuale di tipo espressivo-supportivo. La scelta di una terapia individuale è consigliata soprattutto nelle fasi iniziali perché aiuta la persona con un disturbo di personalità schizoide a non ritrovarsi improvvisamente in una situazione più ampia, come può essere quella gruppale di una psicoterapia di gruppo, e anche perché la presenza del terapeuta è fondamentale se questo si pone in maniera molto delicata, accudente e non richiedente. La terapia individuale con un paziente con disturbo schizoide di personalità deve procedere delicatamente: quello che il terapeuta deve fornire alla persona è una modalità differente di relazione, che vada a sanare la relazione inadeguata e gli prospetti una modalità diversa di essere nel mondo.
Nell'intraprendere questo processo non sono poche le difficoltà: la prima è che il paziente schizoide non sa entrare in relazione e fugge da questa con l'isolamento. La tendenza sarà quella di riproporre le stesse modalità con il terapeuta mettendo in atto delle fughe dalla terapia o dei ritiri, come possono essere il silenzio o il non presentarsi alle sedute. Il silenzio, soprattutto, è una modalità comunicativa costante del paziente con un disturbo schizoide di personalità. La difficoltà maggiore per un terapeuta è quella di non sentire frustrazione, rifiuto e squalifica da parte del paziente: bisogna sempre ricordarsi che la persona con un disturbo di personalità schizoide fa così perché non sa fare altrimenti. Il suo nucleo dolente è antichissimo e, per questo, molto profondo e difficile da superare. Quello che un terapeuta può fare con un paziente con disturbo di personalità schizoide, soprattutto nel periodo iniziale della terapia, è accoglierlo: accoglierlo nei silenzi, nella sua fuga, nelle sue difficoltà. Poche interpretazioni e molto rispetto.
Disturbo di personalità schizoide: la terapia di gruppo
Dopo un lungo periodo tempo, si può ipotizzare una terapia di gruppo in cui il paziente con disturbo di personalità schizoide può cominciare a sperimentare in un setting differente un tipo di relazione più ampia. Gabbard dice che molto spesso le persone con un disturbo di personalità schizoide hanno il gruppo come unico luogo sociale: al di fuori del setting continuano a mantenere l'isolamento. L'ideale è associare alla terapia individuale una terapia di gruppo, anche se questo passaggio deve essere fatto molto delicatamente per evitare di scatenare nella persona con un disturbo di personalità schizoide la percezione che il terapeuta voglia sbarazzarsi di lei e distruggerla esponendola al gruppo. La persona con un disturbo di personalità schizoide si sente diversa, spesso anche con un finto narcisismo che la porta a ritenere il suo pensiero e il suo mondo interiore qualcosa di così prezioso di cui il mondo lo può privare: il terapeuta, dice Stone, deve rispettare il bisogno del paziente di essere diverso.
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