L'aggressività come disturbo: cos'è il DOP
La provocazione può essere sintomo di vero disturbo comportamentale e compromettere la condotta del bambino o del ragazzo fino a sfociare in dinamiche più gravi e compromettenti.
Molti bambini e adolescenti assumono un comportamento di sfida e provocano anche in modo pressante e continuo compagni e adulti. Sono in grande difficoltà a gestire la rabbia e l’impulsività diventando spesso vendicativi.
Se la provocazione saltuaria è nel complesso comprensibile e degna di attenzione per comprenderne la natura, le cause e il significato alla base, ancor di più bisogna prestare attenzione se essa diventa costante e ripetitiva fino a diventare elemento di reale disturbo psicopatologico dell'adolescenza: il disturbo oppositivo provocatorio.
Disturbo oppositivo provocatorio: caratteristiche
Il bambino o adolescente con disturbo oppositivo provocatorio (DOP) ha spesso un umore collerico e irritabile, è permaloso e facilmente contrariato e adirato.
Si mostra polemico e oppositivo al punto di rifiutare la messa in atto di qualsiasi azione o richiesta, anche con rabbia e protesta consistente. Ha spesso un comportamento litigioso con coetanei e adulti, contrasta l’autorità, attivando ha un atteggiamento di sfida e fortemente provocatorio al punto di apparire arrogante e irritare altri.
Nelle diverse circostanze fatica a riconoscere le proprie responsabilità e accusa altri di gesti e azioni compiute in prima persona, rimarcando così la tendenza provocatoria e di sfida. Accanto a questo c’è la grande vendicatività che si manifesta con reazioni anche sproporzionate in risposta di atti altrui, con dispetti, mancanza di rispetto degli altri e dei loro oggetti.
Affinché si possa parlare di disturbo oppositivo provocatorio la sintomatologia deve essere presente da almeno 6 mesi.
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DOP: aspetti individuali
I soggetti con DOP faticano a controllare l’aggressività e gli impulsi mostrando comportamento provocatorio e collerico. Tali difficoltà possono essere legate anche ad aspetti biologici come la carenza di serotonina, neurotrasmettitore che regola il livello dell’umore e di cortisolo l’ormone dello stress.
Sono quindi incapaci di gestire le situazioni stressanti e le emozioni attivando reazioni eccessive e sproporzionate rispetto alla situazione, in modo non consapevole e non controllabile.
A livello cognitivo regna spesso una distorsione cognitiva ovvero ad un’alterazione della valutazione delle situazioni e quindi l’insorgenza di pensieri errati e disfunzionali alla base delle reazioni emotive e quindi del comportamento.
Nello specifico, tendono ad assumere un locus of control esterno e quindi attribuire a cause e fattori non appartenenti a sè i propri comportamenti e le proprie reazioni. A questo si associa la difficoltà a prendere decisioni e risolvere le situazioni in modo funzionale, attivando reazioni inappropriate.
Queste caratteristiche possono portare allo sviluppo di un vero e proprio disturbo della condotta e quindi ad un comportamento antisociale e deviante o a disturbi dell’umore associati (ansia e depressione).
Il ruolo del contesto
Accanto a caratteristiche individuali vanno considerati aspetti contestuali. In primis l’eccessiva rigidità del sistema famigliare ed educativo che contrasta e non permette l’esplorazione dell’ambiente da parte del bambino e la sua libera espressione.
Questo porta ad una difficoltà nell’affrontare le diverse situazioni e l’attivazione di reazioni di protesta e di opposizione alle norme delle autorità.
Inoltre, spesso i genitori tendono a dare grande importanza e attenzione ai comportamenti negativi dei figli andando così a rinforzarli e ad aumentare la probabilità che essi siano ripetuti e si stabilizzino nel tempo e incrementando così l’immagine negativa di sé nei figli.
Questo a discapito della valorizzazione e rinforzo dei comportamenti positivi, che è la base del processo terapeutico e di intervento con i disturbi comportamentali in ottica cognitiva-comportamentale.
Inoltre è fondamentale il modello relazionale espresso dalla famiglia. Infatti se è solito tra le mura domestiche litigare, utilizzare misure aggressive, provocatorie e vendicative per risolvere le questioni, i bambini tendono ad apprendere tale modalità e utilizzarla come mezzo per raffrontare le diverse situazioni.
Sono bambini e adolescenti a rischio di condotte maggiormente compromettenti fino al bullismo ed è importante intervenire tempestivamente sia a livello famigliare che scolastico riducendo i comportamenti supportando la valutazione delle situazioni e delle proprie azioni più funzionale e adattiva.
Il lavoro deve coinvolgere il controllo dell’emotività che appare incontrollabile, anche attraverso la comprensione dei pensieri alla base. È un’azione a più fronti in cui devono essere coinvolte le diverse realtà in cui il bambino o ragazzo agisce, famiglia e scuola.
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