L’anoressia maschile: anche gli uomini digiunano
L’anoressia è una patologia erroneamente associata alle sole donne. Anche gli uomini soffrono e ricercano la perfezione attraverso il controllo del proprio corpo. Entrambi i sessi risentono di particolari fragilità psicologiche e imposizioni sociali
Diagnosticare l’anoressia maschile non è ancora una pratica condivisa dettata da canoni precisi dato che è considerata una patologia prettamente femminile. I medici davanti a un uomo sottopeso cercano di ricondurre il suo stato a delle cause organiche, ritardando la giusta diagnosi. I criteri dell’anoressia risentono di questa ottica di genere, basti pensare che uno dei sintomi chiave è l’amenorrea. Uno dei primi casi descritti in letteratura è quello descritto da Richard Morton (1689) che descriveva un giovani di 16 cui mancava l’appetito, senza riscontrare cause fisiche rilevanti.
I numeri dell’anoressia maschile
Secondo l’ABA (Associazione per la ricerca sull’Anoressia, la Bulimia e i Disturbi alimentari) l’anoressia maschile è fenomeno ignorato, sebbene in Italia si contano 670mila casi, circa il 20% dei malati totali (per la bulimia si parla del 10-15%). La cifra si è quasi triplicata dall’inizio del 2000, ma occorre chiedersi se ciò sia dovuto a un reale incremento del fenomeno o piuttosto a una maggiore consapevolezza da parte dei pazienti. Più della metà dei soggetti ha tra i 19 e i 40 e sono appartenenti alla classe media. L’esordio della malattia è tipicamente collocato durante la fase adolescenziale quando bisogna definirsi come adulto e strutturare la propria identità.
L’insorgere dell’anoressia maschile
L’anoressia maschile può essere associata a fattori psicologici e sociali. I disturbi dell’alimentazioni sono tipici di una società che impone uno standard di precisione e perfezione, ciò che viene richiesta non è la bellezza, ma il controllo del proprio corpo. Ed ecco che aumentano le riviste maschili che propongono fisici scolpiti e prestanti sino al limite e consigliano trucchi, centri sportivi ed estetici e ritocchi chirurgici per avvicinarvisi il più possibile. Da un punto di vista psicologico ci sono dei fattori predittivi tipici. Anche gli anoressici soffrono di una percezione distorta del proprio corpo e manifestano gravi preoccupazioni circa l’assunzione di cibo e l’aumento del peso. Il sovrappeso è spesso una causa scatenante, che ha portato a un progressivo allontanamento dai coetanei (sia volontario, sia forzato). Spesso si tratta di ragazzi che vivono in un ambiente familiare rigido che impone standard molto alti. Gli anoressici riportano frequentemente di padri poco presenti e madri dalla personalità dominante.
La psicologia dell’anoressia maschile
Molti studi psicologici sugli anoressici riguardano la vita e l’identità sessuale di questi malati. Tre aspetti sembrano essere caratteristici secondo Dan Herzog: isolamento sessuale, inattività sessuale e conflitti omosessuali. L’incertezza circa il proprio orientamento sessuale sembra essere un elemento chiave, in quanto quasi la metà dei pazienti dichiara conflitti in tal senso. Il controllo della fame potrebbe essere un modo per tenere a bada delle pulsioni che causano confusione (ciò diventa ancora più frustrante nel periodo adolescenziale quando occorre comprendere e strutturare se stessi). L’isolamento e l’inattività sessuale si combinano con gli altri sintomi psicologici. L’anoressico è spesso caratterizzato da bassa autostima, ipersensibilità e tratti depressivi. Spesso si riscontrano tratti ossessivi e di perfezionismo, ma anche di natura schizoide.
Anoressia maschile e altre patologie
L’anoressia maschile spesso si associa ad altri disturbi che mascherano una patologia ancora poco riconosciuta. Nella maggior parte dei casi il paziente ha anche una diagnosi di depressione (55%), seguono l’abuso di sostanze psicoattive, disturbi di personalità e dipendenza da alcol.
Sebbene come per le donne l’adolescenza sia il periodo privilegiato per la comparsa dei sintomi, è possibile per un soggetto a rischio condurre una vita normale fino all’età adulta per poi cedere improvvisamente. I fattori scatenanti più comuni sono legati a importanti momenti di cambiamento difficili da gestire: fallimenti relazionali, variazioni del ruolo sociale e/o lavorativo, perdite affettive, patologie gravi, ecc.
Fonte immagine: stevendepolo