Addormentarsi in classe: la narcolessia nei bambini
La narcolessia è un disturbo del sonno che colpisce improvvisamente facendo cadere in un sonno profondo. Cosa succede quando la narcolessia colpisce i bambini? Quali gli effetti sulla vita sociale?
Come giudichereste un bambino che dorme in classe? La prima reazione forse sarebbe quella di pensare a uno studente svogliato, poco interessato, magari che fa le ore piccole.
Potremmo sbagliarci perchè, anche se in rarissimi casi, i bambini possono soffrire di narcolessia, un disturbo del sonno per cui si cade improvvisamente in uno stato di sonno profondo.
Se per gli adulti si tratta di un problema molto serio e socialmente difficile da gestire, pensate alle conseguenze nella vita di un bambino circondato da adulti che faticheranno a comprendere cosa stia succedendo e da coetanei che troveranno poco comprensibile ciò che gli sta accadendo.
I sintomi e le cause della narcolessia nei bambini
La narcolessia è un disturbo davvero raro nei bambini e negli adolescenti e si presenta con un'improvvisa sonnolenza che si accompagna a perdita del tono muscolare (cataplessia).
Questo stato di abbandono può essere scatenato da una reazione emotiva e ha una intensità e un'estensione variabile, per cui si va da un lieve cedimento alla caduta. Altri due sintomi possono accompagnare la narcolessia e sono le allucinazioni (durante l'addormentamento o il risveglio) e la paralisi nel sonno.
I soggetti che ne sono affetti entrano improvvisamente nella fase REM (quella dei sogni, da qui l'associazione alle allucinazioni), quando normalmente si tratta dell'ultima fase del sonno.
La malattia è stata messa in relazione con la carenza di una sostanza coinvolta nella veglia, la ipocretina. Questa condizione, secondo i ricercatori, potrebbe essere imputata ad un gene ereditabile che agisce sulla produzione di ipocretina, lesioni cerebrali causate da ictus o infezioni e patologie autoimmuni.
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Come si scopre?
I primi segnali della narcolessia non sono così eclatanti; prima di episodi di forte cataplessia o di addormentamento improvviso è più probabile osservare nei bimbi uno stato continuo di sonnolenza diurna e difficoltà di concentrazione.
L'ingresso a scuola segna un momento critico perché se la patologia non viene riconosciuta si possono imputare i suoi sintomi ad uno scarso interesse o a una personalità particolare creando così un'etichetta che potrebbe accompagnare a lungo lo studente.
Per avere una prima indicazione si usa il test Epworth Scale che presenta una serie di domande sulla vita dei soggetti; se sono presenti dei sintomi ci si può rivolgere ad un centro del sonno e la diagnosi può essere fatta dopo 3 mesi continuativi di sonnolenza diurna. Per cominciare a parlarne ai bambini, questo sipatico video di Lupo Alberto può essere d'aiuto.
La terapia della narcolessia nei bambini
La narcolessia al momento viene perlopiù trattata attraverso delle terapie sintomatologiche, cioè che non agiscono sulla causa, ma cercano di tenere sotto controllo i sintomi. Due strade: farmacologica e non.
Le terapie farmacologiche agiscono in due modi diversi: da una parte ci sono farmaci che aiutano a stare svegli di giorno, e dall'altra ci sono quelli che inducono un sonno più profondo la notte. Gli studi sui bambini sono ancora molto pochi, ma nel secondo caso si sono accertati degli effetti collaterali, cioè un'eccessiva depressione dell'attività cerebrale.
Le terapie non farmacologiche propongono una scansione di brevi sonnellini durante il giorno, con un ritmo e una durata ben stabilite, per conciliare impegni ed esigenze cerebrali.
Se la caffeina può essere usata dagli adulti per aiutarli in momenti particolari, per i bambini bisogna controllare il consumo di zuccheri e carboidrati che (a prescindere dalla leggenda metropolitana che vuole lo zucchero una sostanza eccitante) causano sonnolenza.
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