Diagnosticare la depressione con le analisi del sangue
Corpo e mente sono legati? Questo tema ha affascinato molti pensatori, ma diventa importante quando è possibile certificare la presenza/assenza di un disagio mentale attraverso esami medici. La scoperta di Redei va in questo senso: esistono dei marker specifici nel sangue che attestano la presenza di una depressione.
La diagnosi delle patologie mentali è spesso affidata alla sensibilità dell'esperto e alla guida dei manuali, come il DSM IV, che elencano una serie di sintomi e di possibili combinazioni.
Nonostante la buona resa di questo metodo si è sempre andati alla ricerca di un test di laboratorio che certificasse la presenza di un corrispettivo fisico al disturbo mentale che desse maggiore certezza al processo diagnostico. Oggi potremmo essere ad una svolta: la diagnosi della depressione con le analisi del sangue.
La diagnosi classica
Fino ad oggi il disturbo depressivo è stato diagnosticato sulla base di valutazioni soggettive del paziente e della valutazione di una serie di sintomi.
Secondo il DSM IV è necessario che ci siano almeno 5 sintomi tra quelli elencati, per un periodo di due settimane consecutive e per la maggior parte della giornata.
Tra i possibili comportamenti critici ci sono:
- umore depressivo, cioè sentirsi trsite e vuoto. Nel caso di bambini o adolescenti si può tradurre in un'estrema irritabilità.
- Perdita di interessi, non provare piacere in nessuna attività, ma solo profonda tristezza.
- insonnia o maggior desiderio di dormire.
- difficoltà a prendere decisioni e/o a concentrarsi.
- perdita di peso e delle energie.
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I test di Eva Redei
La dottoressa Eva Redei è da anni impegnata nella ricerca di markers genetici che possano diagnosticare con precisione la presenza di un disturbo depressivo.
L'importanza di tale ricerca è data, secondo lei, soprattutto dall'incalzante aumento dei casi nella popolazione mondiale. La diagnosi diventa centrale soprattutto in età evolutiva dato che molte ricerche hanno evidenziato un legame tra depressione e abuso di sostanze, vari malesseri a livello fisico e il rischio di suicidio.
L'approccio che è stato messo a punto vuole essere un primo passo anche per la scoperta di nuovi farmaci che non vadano necessariamente a sostituire le tecniche psicoterapiche.
Come per molte altre malattie a volte trattamenti diversi o combinazioni di diversi trattamenti rivelano un'efficacia differente tra pazienti diversi. Ecco che i marker genetici diventano un'arma in più potenzialmente utile in casi fino ad oggi non trattabili.
La scoperta
Il test diagnostico sviluppato dalla dottoressa Redei e il suo staff presso la Northwestern Medicine si basa sulla valutazione del livello di nove molecole presenti nel sangue durante una terapia. I soggetti sono stati misurati in un arco di tempo di 18 settimane ed è risultato che alcuni marcatori calavano sensibilmente durante il trattamento.
Questo studio non vuole essere, e non è stato presentato, come una soluzione definita al problema, ma come un primo passaggio verso un approccio nuovo alle patologie mentali. Attraverso un esame del sangue sarà possibile osservare la concentrazione di specifici marker che attestano la presenza di depressione. Servono naturalmente molti altri studi, sia per migliorare la diagnostica della depressione sia per estenderla.
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