Self coaching: la tua bussola personale
Il coaching applicato a se stessi diventa self coaching. È come avere in mano uno strumento di sviluppo delle nostre capacità individuali, che rafforza l’empowerment personale, che guida le persone a riconoscere le proprie modalità disfunzionali e ad individuare possibilità di alternative
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Prima di impegnarci nel costruire un rapporto empatico con l’altro, con il coachee, il self coaching aiuta a costruirlo con noi stessi o, come si direbbe in PNL, ad “entrare in rapporto con noi stessi”. Solitamente i tre punti da equilibrare per migliorare il rapporto con noi stessi e creare uno stato mentale positivo sono: il dialogo interno, le immaginazioni (ricordi e immaginazioni future), le sensazioni fisiche. Si può lavorare su questi punti se per prima cosa acquisiamo consapevolezza di ciò che accade dentro di noi.
Una delle prime abilità di self coaching è quella di saper indagare in profondità su noi stessi e sulle nostre reazioni. In tale direzione possono aiutarci alcune domande “profonde” che in PNL vengono definite metamodello. Queste ci aiutano a vincere le semplificazioni in cui normalmente incappiamo quando parliamo o esprimiamo i nostri ragionamenti, semplificazioni che consistono in generalizzazioni (mettere tutte le cose sullo stesso piano), cancellazioni (vedere solo un aspetto delle cose), distorsioni (confondere tra loro cose diverse, trarre conclusioni affrettate e senza dati validi). Quante volte vi è capitato di utilizzare espressioni “semplificate” come: “Dovrei farlo”, “Mi annoio”, “Non posso farlo”; i rispettivi esempi di domande in profondità sarebbero: “Che cosa accadrebbe se non lo facessi?”, “Esattamente in che modo mi sto annoiando?”, “Cosa me lo impedisce?”.
Efficace è l’utilizzo della comunicazione scritta; la sessione di self coaching potrebbe così strutturarsi in tre fasi: in una prima, dando libero sfogo sulla carta ai propri pensieri senza troppi ragionamenti e senza curarsi della forma espressiva, in una seconda fase evidenziando la presenza di semplificazioni, indicate spesso da termini ambigui, vaghi, generalizzati, incompleti, infine in una terza fase ponendosi le domande di profondità per analizzare tali semplificazioni. La migliore situazione a cui applicare il metamodello è proprio il dialogo interiore, al fine di sviluppare un ascolto attivo verso noi stessi.
Self coaching: diventa chi sei
Il self coaching è costituito da una serie di domande che guidano ad un’accurata valutazione delle motivazioni alla base di ciò che intendiamo realizzare, dell’immagine che possiamo avere di noi stessi riguardo i futuri cambiamenti che apporteremo nella nostra vita, delle risorse necessarie per iniziare e portare avanti il progetto e delle strategie di realizzazione. Spesso guardiamo al di fuori di noi stessi per trovare delle spiegazioni – locus of control esterno – ma così facendo rinunciamo al nostro potere. Fare self coaching ci permette di trovare le nostre risposte, di scoprire le nostre motivazioni più profonde e impostare le nostre regole e i nostri valori.
Questi ultimi, insieme alle convinzioni, determinano ciò che pensiamo, ciò che facciamo, i luoghi e le persone che frequentiamo e quello che desideriamo per il futuro: a volte, questi “filtri” della percezione ci impediscono di immaginare la vita che veramente vorremmo e limitano il nostro livello di crescita personale. Ma modificare una credenza è possibile, spesso può venire distrutta anche da una potente eccezione. Nel cambiare una nostra credenza limitante è opportuno sostituirla con un’altra che mantenga l’intenzione positiva della precedente e che inoltre sia congrua con il nostro senso di identità. Il percorso di self coaching sviluppa la capacità di valorizzare ed esercitare al meglio i propri talenti, permettendoci di trasformare i nostri limiti in risorse, secondo la massima catoniana “quello che ti manca, chiedilo in prestito a te stesso”.
Fonte immagine: geebee2007