Consulenza filosofica per ritrovare se stessi

Consulenza filosofica per ritrovare se stessi: un caso esempio. Marina aveva dedicato la vita a crescere i figli, adesso che sono cresciuti non sa più che cosa fare, quale è il suo ruolo e che senso ha la sua vita. Come ri-progettarsi? E su quali valori?

Consulenza filosofica per ritrovare se stessi

Quale è il senso della vita?

Marina mi chiede una Consulenza Filosofica perché sta attraversando un momento di crisi: non sa più ben chi è, quale è il suo ruolo, si sente inutile e “finita”. Dice che ha bisogno di ritrovare se stessa e di uscire da questa confusione. Le chiedo di formulare il suo problema nella forma di una breve domanda e mi dice: “Cosa dovrei far della mia vita adesso?” 

 

La vicenda

Marina ha dedicato tutta la vita a crescere i figli (quattro) ha fatto la casalinga e ben felice di farla, perché accudire i figli e badare alla casa la impegnava a tempo pieno e le sembrava già abbastanza importante. Oltretutto le dava soddisfazione: i figli crescevano bene e senza problemi, con il marito era felice e tutto andava a meraviglia. Ma adesso i figli erano cresciuti: uno era sposato, l’altro lavorava all’estero, la figlia stava finendo l’Università in un’altra città e il più piccolo, che aveva più di vent’anni, studiava molto e nel tempo libero era sempre fuori. Morale la casa era vuota, il tempo le avanzava, pulire e far da mangiare non bastava più a riempir la giornata. Ma soprattutto Marina si sente ‘inutile’: tutto quel senso di fierezza e di orgoglio che provava un tempo è svanito. Si chiede cosa fare adesso, ma pensa che ormai sia tardi per mettersi a lavorare e l’idea di trovarsi degli hobby per passare il tempo le sembra una cosa del tutto senza senso. 

 

Che cosa dà senso a una vita?

Le chiedo che cosa ‘dava senso’ alla sua vita prima e in base a quali parametri decide che cosa ha senso e che cosa non ne ha. Dice che il senso della vita per lei è fare qualcosa di importante per gli altri. In passato l’intera questione era risolta perché le risultava evidente in ogni singolo momento che stava facendo qualcosa di importante: erano importanti anche le cose pratiche più semplici, perché era chiaro che se non le faceva  andava tutto a rotoli, e poi c’erano anche le cose ‘non pratiche’: come ascoltare i figli, consolarli, guidarli... Adesso tutto questo è finito e a lei ‘non rimane più niente’. Le faccio notare che se il senso della vita sta solo nel far delle cose per gli altri, sarà anche vero che adesso non può più far le stesse cose di prima, ma può facilmente trovare altri canali come per esempio il volontariato per chi ha davvero bisogno, perché ha deciso di chiedere proprio una Consulenza Filosofica? Mi risponde che ricordava la frase “conosci te stesso” e la incuriosiva capire di cosa si trattava.

 

Chi siamo?

Entriamo nel tema di in che modo uno definisce ‘chi è’: chi sarebbe questo ‘me stesso’ da conoscere? Approfondendo il discorso diventa chiaro che Marina da ormai parecchi anni si è definita esclusivamente attraverso il suo ‘ruolo’ di madre, la domanda “chi sono?” trovava  risposta in: “la madre dei miei figli” e l’importanza che attribuiva a questa funzione soddisfaceva le sue richieste di senso. Le faccio notare che adesso è ancora “la madre dei suoi figli” e allora dove sta il problema? “Che non basta più…” . Definirsi attraverso il suo ruolo le andava bene prima, ma adesso manca qualcosa. Passiamo a discutere di come si percepisce al di là dei ruoli che via via incarna durante la giornata: moglie, madre, vicina di casa, amica... È una cosa a cui Marina non ha mai badato e comincia a fare più attenzione alla propria percezione di sé attraverso il corpo, le emozioni e i pensieri. 

 

La consapevolezza di esistere

Un tema di cui abbiamo molto discusso è la consapevolezza di sé in tutti i vari aspetti. È una ricerca e una scoperta che la entusiasma, e che la porta a scoprire una dimensione dell’esistere e del “rendersi conto di esistere” che va al di là dei ruoli in cui si era sempre identificata. “Io sono” diventa una esperienza quotidiana e un mondo tutto da esplorare che arricchisce la sua vita. Scopre in sé percezioni del corpo, sentimenti ed emozioni, pensieri e riflessioni a cui non aveva mai fatto caso perché era sempre stata completamente coinvolta nel “fare”.

 

Un progetto di vita

Questo ci porta a soffermarci anche sulla dimensione dinamica e progettuale dell’esistere. Il progetto centrale a cui si era completamente dedicata (l’essere una buona madre) ora può dirsi ‘concluso’ e portato a buon fine. Osserva che adesso che i figli hanno la loro autonomia, se non vuole passare il resto dell’esistenza a ‘vivere di luce riflessa’ come dice lei, aspettando le notizie di lauree, promozioni, matrimoni e nipotini deve ridarsi un progetto di vita. Ma quale? Sulla base di questa nuova consapevolezza di sé le si affaccia alla mente l’idea di una ‘fase esplorativa’, di un conoscersi che può anche essere uno scoprire e un mettere in pratica delle potenzialità inutilizzate. 

 

Orientarsi verso fuori e dentro?

Questo la porta alla riflessione che anche se avesse delle capacità non sfruttate, in questa fase della sua vita non le interessa più dirigerle verso l’esterno. Per esempio anche se con le sue notevoli capacità organizzative potrebbe benissimo aprire un negozio o metter su un’impresa familiare, non le interessa muoversi ancora solo sul piano del “fare pratico”, e neppure del fare per gli altri… Sente che quella fase è superata e che adesso che può permettersi di dedicarsi di più a se stessa le interessa maggiormente proseguire in questa scoperta interiore, che può portare avanti  su più piani e che le sembra anche questa abbastanza ‘importante’ da dare un senso alle sue giornate e una nuova apertura  verso il futuro.

 

Effetto della consulenza filosofica

In questo caso ciò che occorreva a Marina era riprogettarsi la vita, ancorandola a nuovi valori che fossero adeguati alla sua fase di esistenza. Tutti passiamo ovviamente attraverso delle fasi di vita, in cui le forze e le mete cambiano, sono quelle che gli orientali chiamano: la fase dell’apprendere, quella del mettere in pratica, quella del rivorgersi all’interno e quella del distacco. Anche se questa è solo “una” delle possibili categorizzazioni, è pur vero che gli interessi e i progetti vanno modulati sulla propria realtà interna ed esterna e che si modificano nel corso della vita. Altrimenti rimanere aggrappati alle fasi precedenti senza aver la capacità di accogliere il cambiamento, fa vivere tutto ciò che segue solo come una perdita e un declino inaridendo l’esistenza nella ‘nostalgia del passato’.