Ansiosi: come prendete le decisioni?
Per le persone che sperimentano elevati livelli di ansia può risultare molto difficile prendere decisioni in situazioni di incertezza dove si sopravvalutano in modi non realistici le probabilità di incorrere in conseguenze negative. E allora come reagire?
L’ansia è amica o nemica? Sembrerebbe anzitutto un nemico in grado di giocare brutti scherzi e impedire una corretta valutazione delle circostanze nel prendere decisioni.
In situazioni di incertezza e di imprevedibilità le persone caratterizzate da tratti fortemente ansiosi sarebbero meno in grado di prendere decisioni e di adattarsi a circostanze incerte, paralizzate dall’idea che, in ogni caso, tutto andrà male!
Uno studio recentemente pubblicato su Nature sembra confermare a livello sperimentale questa “paralisi decisionale” che, probabilmente, chi convive con una forte ansia ha già sperimentato sulla propria pelle. Ma l’ansia è sempre e soltanto un nemico? Vediamola meglio.
Ansia e presa di decisioni
Lo studio in questione arriva dal Regno Unito: un gruppo di ricercatori avrebbe confermato come le persone con alti livelli di ansia di tratto avrebbero maggiori difficoltà ad adattare il proprio comportamento decisionale al mutare delle condizioni ambientali.
In particolare in condizioni incerte o parzialmente imprevedibili - come il poter ricevere una scossa elettrica a seconda del tipo di figure geometriche scelte durante un compito sperimentale - i soggetti fortemente ansiosi risultavano meno efficaci nel rimodulare le proprie risposte comportamentali sulla base delle informazioni disponibili.
La sopravvalutazione della probabilità che possano ripresentarsi eventi negativi per il futuro paralizzerebbe la capacità di adattamento delle persone fortemente ansiose aumentando ancor di più i loro livelli di ansia.
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Quando l’ansia paralizza…
Sarebbe ingiusto e semplicistico tuttavia dedurne che l’ansia rappresenti invariabilmente un problema: l’ansia può essere anche sana e rappresentare anche un prezioso segnale per la nostra mente, dipende essenzialmente da come viene gestita e utilizzata.
La risposta ansiosa rappresenta un segnale di allarme che innalza lo stato di attivazione psicofisico. Se questo stato di attivazione è sproporzionato, in intensità o nella sua durata temporale, tende ad esaurire le risorse della persona che si sentirà sopraffatta e paralizzata nelle proprie capacità decisionali e di pensiero, poiché ogni decisione e ogni evento vengono vissuti come potenzialmente catastrofici non sulla base di una valutazione realistica delle situazioni esterne, ma della percezione della propria momentanea vulnerabilità e incapacità a fronteggiarle.
È lo stato ansioso di sregolato, non la situazione in sé stessa, a rappresentare spesso il maggiore ostacolo nella presa di decisioni e nel fronteggiare efficacemente le richieste esterne.
...e quando rappresenta un segnale utile
L’ansia tuttavia altro non è che un segnale della nostra mente che può essere gestito e ascoltato se vissuto a livelli tollerabili. È stato dimostrato, ad esempio, come davanti ad un compito impegnativo (ad esempio un esame) un moderato livello di ansia sia comunque maggiormente adattivo rispetto ad uno stato assolutamente non ansioso.
L’attivazione psicofisiologica indotta da un ansia moderata stimola la concentrazione e convoglia le energie fisiche e mentali verso la risoluzione del problema.
Altri studi hanno evidenziato come, fra i risultati di trattamenti psicoterapeutici nei soggetti fortemente ansiosi, non vi fosse una eliminazione dell’ansia, piuttosto una migliore capacità di gestirla come segnale utile nella presa di decisioni e nella risoluzione dei problemi piuttosto che come uno stato soverchiante e paralizzate.
L’incertezza e l’imprevedibilità possono essere vissute come minacce catastrofiche e soverchianti o, al contrario, come sfide stimolanti rispetto alle proprie capacità di riuscita: tutto dipende dal tipo di scommessa che decidiamo di giocare anzitutto con noi stessi!
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