L’ozio creativo, la ricetta per il futuro
Per ozio creativo il professor Domenico De Masi intende una feconda unione di lavoro, studio e gioco per consentire la massima espressione delle capacità intellettive e creative dell’essere umano: è questa la ricetta per il futuro.
Ozio creativo è un concetto messo a punto dal sociologo Domenico De Masi nel suo libro L’ozio creativo (Ediesse, 1995/Rizzoli, 2000), ovvero l’unione del lavoro, con cui produciamo ricchezza, con lo studio, con cui produciamo sapere e il gioco con cui produciamo allegria.
L’insieme di queste tre dimensioni crea quello che De Masi definisce ozio creativo.
Cosa si intende per ozio creativo
Nella società postindustriale, dove la tecnologia ha sostituito l’essere umano nella maggior parte dei lavori manuali, c’è molto più spazio per lavori e mansioni di tipo intellettuale, frutto di una felice coniugazione di studio e creatività là dove il prodotto del lavoro non è più un oggetto standardizzato e serializzato, ma il risultato di una continua innovazione che permette alla società di progredire e all’essere umano di auto realizzarsi.
Fra i lavori che sfruttano studio e creatività oggi potremmo annoverare non solo letterati e artisti nel classico senso del termine, ma anche ad esempio molti scienziati, esperti di marketing e comunicazione digitale, psicologi, architetti o informatici: sono loro e molti altri gli artisti del nuovo millennio.
L’ozio creativo non ha niente a che fare con il perdere tempo o il non far niente, è piuttosto una condizione, possibile nella società attuale, dove si lavora senza rendersi conto di farlo e la separazione fra lavoro e tempo libero non è più così netta come in passato.
Il pensiero creativo e le “buone idee”
Tempo del lavoro e tempo libero
Se nella società industriale il potere coincideva con il possesso dei mezzi di produzione, nella società postindustriale e postmoderna attuale, il potere ha a che fare con il possesso dei mezzi di comunicazione, dalle nuove tecnologie ai mass media.
Se questo da un lato ha creato una crescente globalizzazione sociale e culturale che rischia di annullare differenze e specificità locali, dall’altro ha rivoluzionato le nostre vite, amplificando le possibilità di lavorare in ogni luogo accedendo in tempo reale ad una mole enorme di informazioni.
Questo da una parte aumenta l'eventualità che l’essere umano ha di accrescere le proprie conoscenze e di utilizzarle creativamente per produrre qualcosa di nuovo, di inedito, e dall'altra permette di abolire le barriere spazio-temporali che prima separavano nettamente il tempo del lavoro dal tempo libero, si pensi ad esempio al telelavoro.
La disoccupazione e la redistribuzione del lavoro
Partendo da questa analisi della società postindustriale, De Masi sostiene che è proprio il concetto di ozio creativo a poter indicare possibili strade per risolvere i problemi dell’attuale disoccupazione: molto lavoro è concentrato nelle mani di pochi, mentre la soluzione ottimale, secondo l’Autore, sarebbe quella di operare una redistribuzione del lavoro, ad esempio mediante il lavoro part-time, per consentire a tutti di lavorare e di farlo con creatività.
L’ozio creativo è, in altre parole, una condizione che può appartenere a tutte le categorie di lavoro moderno se ci mettiamo nelle condizioni di utilizzarlo.
Stare al passo con i cambiamenti
Ozio creativo significa, d’altra parte, anche imparare ad imparare: il miglior insegnamento che si possa dare alle nuove generazioni è, secondo De Masi, non tanto quello di insegnare ai giovani cose nuove, che risulteranno obsolete in breve tempo, quanto insegnare loro delle metodologie per apprendere e aggiornarsi e adattarsi alle costanti e continue novità che la società attuale propone.
Dalla tecnologia, alla cultura ai vari campi del sapere, viaggiamo ad un ritmo di innovazione costante e dobbiamo imparare a stare al passo e saper cogliere le opportunità che questo comporta.
L'idea di ozio creativo permette una rivisitazione interessante di concetti come quello ad esempio di imprenditoria: inventarsi un lavoro può essere visto non come la “condanna del nostro tempo”, piuttosto una via per coniugare realizzazione personale e professionale.
Non siamo parti di una catena di montaggio, ma creatori di qualcosa di inedito – dall’articolo di un blog alla ricerca scientifica – che porta ricchezza, aumento delle conoscenze e delle capacità creative.
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