La memoria collettiva: identificarsi in un passato comune
La memoria collettiva è quell’insieme di ricordi condivisi, trasmessi e ricostruiti da un gruppo sociale circa gli avvenimenti del proprio passato dalle proprie origini al presente e su cui si fonda l’identità del gruppo stesso.
La memoria collettiva fa riferimento a quel patrimonio condiviso di ricordi di un passato più o meno mitico su cui una comunità o un gruppo fondano la propria storia e quindi la propria identità.
Si tratta, da un lato di una dimensione collettiva della memoria e quindi differente della semplice somma delle memorie individuali; dall’altro di una funzione attiva e ricostruttiva dei ricordi attraverso la quale un gruppo costruisce la propria identità e la propria storia in funzione del presente e delle proprie prospettive future.
Memoria collettiva e scienze sociali
Il concetto di memoria collettiva venne introdotto per la prima volta nelle scienze sociali dal sociologo Maurice Halbwachs (La memoria collettiva, Milano 1987), e con essa si fa riferimento ad una dimensione collettiva e sovraindividuale della costruzione del ricordo attraverso la quale la rappresentazione del passato viene condivisa dai membri di un gruppo e trasmessa transgenerazionalmente.
Si tratta quindi, al pari della memoria autobiografica individuale, di una funzione attiva e ricostruttiva che non si limita ad “archiviare” i fatti accaduti, ma a fornirne un interpretazione di senso che li integri coerentemente nella storia che un gruppo sociale racconta su sé stesso e in cui si identifica.
I membri di una collettività, in altre parole, condividono dei ricordi e, con essi, un’interpretazione degli eventi passati che consente di riconoscersi in una storia comune mantenendo un’identità collettiva attraverso valori, credenze e miti che la memoria collettiva trasmette e costruisce anche in funzione della storia attuale (Migliorati, L., L'esperienza del ricordo. Dalle pratiche alla performance della memoria collettiva, FrancoAngeli, 2010).
Memoria ed emozioni: vorremmo davvero cancellare i brutti ricordi?
Memoria collettiva, sociale e culturale
Il concetto di memoria collettiva viene sociologicamente integrato e distinto con quelli di memoria sociale e memoria culturale che esprimono aspetti e dimensioni differenti della dimensione sovraindividuale del ricordo.
Se la memoria collettiva, infatti, si riferisce al patrimonio di ricordi condivisi da un gruppo sociale o da una comunità (si pensi alle famiglie, alle comunità religiose, ma anche al personale di una cooperativa sociale o ai membri di un’Azienda etc.), la memoria sociale fa riferimento alla più ampia collettività a cui i singoli gruppi sociali appartengono – in un’ottica nazionale o sovranazionale – e che, pertanto, comprende e ingloba molteplici memorie collettive che possono configgere e competere per far valere ciascuna la propria ricostruzione e interpretazione della realtà.
La memoria culturale invece fa più specificatamente riferimento a quelle espressioni simboliche e mitiche di un passato che incarnano una tradizione che si oppone al cambiamento (Guzzi,D., Per una definizione di memoria pubblica Halbwachs, Ricoeur, Assmann, Margalit, Scienza & Politica, 44, 2011, 27-39).
Memoria collettiva e memoria individuale
Abbiamo detto che una delle funzioni della memoria collettiva di una comunità e delle storie che la compongono è quella di dare continuità all’identità del gruppo sociale e a valori e credenze che lo fondano.
In tal senso la memoria collettiva non può essere nettamente distinta dalla memoria individuale poiché anche quest’ultima, almeno secondo le concezioni attuali, esprime un bagaglio di ricordi e conoscenze che, seppur fondanti un’identità individuale, sono il risultato dell’interazione e degli scambi sociali dell’individuo col suo ambiente e con i gruppi a cui appartiene.
In tal senso la dimensione collettiva e individuale del ricordo sono in un rapporto di reciproca influenza giacché l’interpretazione che diamo degli eventi e della nostra identità è influenzata dai valori e dalle credenze della collettività e dei gruppi a cui apparteniamo, collettività che contribuiamo a nostra volta a costruire.
In questa ottica, più affine agli attuali paradigmi epistemologici di tipo costruttivista, la memoria, sia essa individuale o collettiva, assume sempre un carattere dialogico come ricostruzione interpretativa di avvenimenti relazionali, tra l’individuo e i gruppi a cui appartiene o tra il gruppo sociale nel suo insieme e gli altri gruppi con cui si interfaccia (Leo, G., Id-Entità Mediterranee . Psicoanalisi e luoghi della memoria, 2010). Il fatto è che in realtà – scrive lo stesso Halbwachs – non siamo mai soli.
Come si generano i falsi ricordi?