Uso dei media e iperattività
Alcuni recenti studi hanno rilevano un ruolo dei media nel rischio di insorgenza di sintomi legati a deficit di attenzione e iperattività (ADHD): come l'uso (e l'abuso) dei media influenza l'iperattività.
Dallo smartphone all'orologio che ti avvisa di una nuova mail ai pop up che ti si aprono all'improvviso mentre stai lavorando al pc: nell'era del costantemente connessi, anche i comportamenti subiscono l'influenza dell'interattività a ogni costo.
Questo specialmente per chi, come bambini ed adolescenti, trascorre tanto, spesso troppo, tempo in interazione con essi.
Recenti studi hanno dimostrato come tra gli effetti siano coinvolte ripercussioni su attenzione e iperattività, con un incremento del rischio di deficit, anche importanti.
Deficit di attenzione e iperattività e uso dei media: uno studio
Una problematica sempre più diffusa è quella del deficit di attenzione e iperattività vede una difficoltà del bambino o ragazzo a concentrarsi, a mantenere l’attenzione anche per brevi periodi, ipercinesia e iperattività fisica e mentale, eloquio fluente e agiti impulsivi associati a difficoltà nel controllo degli impulsi e dell’emotività, difficoltà organizzative e di pianificazione, e tanto altro. Una ricerca effettuata dall’ University of California e pubblicata sul Journal of the American Medical Association ha preso in esame il legame tra utilizzo dei media e insorgenza di sintomi tipici dell’ADHD.
I ricercatori hanno selezionato un campione di adolescenti, studenti della scuola secondaria di secondo grado, attraverso l’utilizzo di questionari volti a indagare la frequenza di utilizzo dei media, ed escludere la presenza di sintomatologia dell’ADHD, così da partire da un livello base caratterizzato dall’assenza del deficit. Gli studenti sono stati monitorati per diversi anni ed è emerso che coloro che più frequentemente utilizzavano i media avevano un maggior rischio di insorgenza di stimoli tipici del deficit di attenzione e iperattività, specialmente laddove i media aumentavano per numero e tipologia.
Legame tra iperattività, attenzione e media
Seppur non sia possibile parlare di relazione causa effetto tra l’utilizzo dei media e l’insorgenza di deficit attentivi e iperattività, sicuramente i risultati ottenuti devono essere considerati e la ricerca continuare per meglio comprendere la relazione.
Quello che gli studiosi affermano è che probabilmente la continua accessibilità ai media in modo semplice possa ridurre la capacità di attesa, il livello di pazienza e tolleranza della frustrazione, portando alla necessità di soddisfare nell’immediato gli impulsi e i bisogni.
Allo stesso modo le continue notifiche generano una continua attivazione e stimolazione e aumentano il livello di attività, riducendo la concentrazione e i livelli attentivi e di coinvolgimento nelle singole attività anche per tempi prolungati. Tale iper-stimolazione si ripercuote ulteriormente sul controllo degli impulsi, attivando risposte immediate, impulsive, ipercinesia e il rapido passaggio da un comportamento all’altro senza alcun monitoraggio di cause e conseguenze del proprio agire.
Altre ricerche hanno inoltre dimostrato come l’essere multitasking possa agire negativamente sui livelli attentivi, incrementare il livello di attivazione disfunzionale e privo di concentrazione e coinvolgimento delle risorse, a discapito della performance nel breve periodo e delle abilità organizzative e attentive a lungo termine.
Quindi queste prime ricerche non possono ancora affermare relazioni certe tra utilizzo dei media e iperattività mentale e fisica con calo dell’attenzione. Tuttavia i risultati mostrano un incremento del rischio di insorgenza di sintomatologia clinica, allarmando esperti e non rispetto all’utilizzo spropositato dei media, nocivo si più fronti, specialmente per le fasce di individui il cui sistema cerebrale è nel pieno sviluppo come quello di bambini e adolescenti.
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