La comunicazione emotiva non verbale

La comunicazione emotiva è sempre stata legata ai canali non verbali, ma quali sono i canali che utilizziamo e perché esiste questo stretto legame? Vediamo anche recenti ricerche a sostegno del carattere universale della comunicazione emotiva.

La comunicazione emotiva non verbale

La comunicazione non verbale è l'insieme di tutti quei segnali vocali e non che non utilizzano delle parole che trasmettere dei significati. I primi studi sulla comunicazione che concentravano l'attenzione sul codice linguistico e sulla trasmissione dei nostri pensieri per renderli comprensibili ne diedero un'importanza secondaria, dalla funzionalità accessoria.

Oggi sappiamo che i canali non verbali possono accompagnare le parole, ma trasmettere significati in modo del tutto indipendenti e che dal modo in cui vengono usati può dipendere il senso di tutto un discorso. Resta il fatto che la comunicazione emotiva ha nel non verbale un canale privilegiato.

 

Quali canali?

Quali sono i canali e i segnali usati nella comunicazione non verbale anche per la comunicazione emotiva? Gli stimoli che possono essere inviati fanno riferimento ad una serie di grandi categorie come: prossemica (vicinanza tra due soggetti), cinesica (movimenti del corpo che accompagnano il discorso) e paraverbali (elementi vocali che accompagnano le parole come il tono o il ritmo dell'eloquio).

In risposta agli stimoli che ci provengono dall'esterno è possibile rispondere con: segnali di apprezzamento (variazione posturale, accarezzamento dei capelli, ecc.), di rifiuto (allontanamento) e scarichi di tensione (deglutizione, tosse, respirazione accelerata).

 

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Comunicare le emozioni

Nonostante le nuove teorie, la convinzione che le emozioni passino solo per la comunicazione non verbale e che essa sia la forma più genuina e meno controllata di trasmissione di informazioni resta molto diffusa. Di sicuro è opportuno che verbale e non verbale collaborino per far arrivare il nostro messaggio a destinazione.

Perché la comunicazione emotiva passa spesso attraverso il canale non verbale? Una possibile e prima spiegazione è data dalla natura analogica di entrambe. Il codice linguistico non sempre può modulare le diverse intensità e sfumature (pensiamo solo al diverso numero di parole legate alle emozioni che sono presenti nelle diverse lingue del mondo) mentre attraverso muscoli del volto, tono, velocità della voce e altro si può trovare la giusta corrispondenza tra ciò che proviamo e ciò che comunichiamo.

 

Esiste una comunicazione universale?

Una questione cruciale nell'ambito della comunicazione emotiva è quella circa l'universalità delle emozioni. Sebbene esistano evidenze chiare del fatto che le emozioni secondarie (cioè quelle più legate alle norme sociali, come la vergogna) si presentino con profonde differenze nelle diverse società, per le emozioni primarie esistono diversi sostenitori della loro natura universale.

Oltre ai teorici storici, come Paul Ekman che introdusse l'universalismo delle emozioni e la loro comunicazione attraverso stabili configurazioni dei muscoli facciali, da Stoccolma arrivano nuove evidenze scientifiche.

La ricerca è stata condotta da Petri Laukka e pubblicata su Frontiers in Psychology e ha evidenziato come riusciamo a comprendere il senso delle emozioni inviate dall'interlocutore a prescindere dalle differenze culturali, ma anche di tipo sociale. In modo particolare sarebbero universalmente comprensibili elementi non verbali quali pianto, risata, canto e singhiozzo.

 

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