Cos’è l’ottimismo? Cosa vuol dire vedere il bicchiere mezzo pieno?
Per alcune persone gli ottimisti sono degli ingenui, spesso ridicolizzati, mentre i pessimisti sembrano più affidabili e razionali. Ma l’ottimismo non è un’illusione psicologica, né un sinonimo di entusiasmo forzato, né una forma di negazione della realtà. Dunque cos’è l’ottimismo? Scopriamolo bene insieme
Immaginiamo di essere di fronte ad un evento negativo: alcuni potrebbero fornire spiegazioni temporanee ( “le cose si sistemeranno rapidamente”) e circoscritte (“riguarda solo una parte della mia vita”), altri potrebbero fornire spiegazioni permanenti (“non finirà mai”) e generali (“tutta la mia vita somiglia a questo evento”). Cos’è l’ottimismo? La reazione dei primi. Gli ottimisti sono perfettamente coscienti dei problemi che incontrano, ma tentano di risolverli in maniera costruttiva, senza auto disprezzo né fatalismo. Ma è inutile sforzarsi di mostrare un sorriso beato per entrare nelle file degli ottimisti: bisogna avere fiducia nelle proprie capacità di gestire le situazioni difficili e tentare di risolverle al meglio e il prima possibile.
Nel definire cos’è l’ottimismo possiamo iniziare col dire che è un’arte di vivere che fa bene sia alla mente sia al corpo. Essere ottimista è un vantaggio: anzitutto gli ottimisti sono in generale più felici della media, anche quando si trovano in situazioni difficili; per esempio le donne ottimiste soffrono meno spesso di depressione post partum, reagiscono meglio quando vengono operate per un cancro al seno o quando un eventuale tentativo di fecondazione in vitro si rivela infruttuoso. Inoltre è stato dimostrato che gli ottimisti, indipendentemente dal livello di felicità di base, gestiscono le situazioni difficili cercando diversi modi per risolverle e questo contrariamente a ciò che spesso si pensa, ossia che gli ottimisti fuggano la realtà.
Analisi statistiche hanno dimostrato che sono i pessimisti ad usare soprattutto strategie di evitamento nelle situazioni difficili, ossia tentano spesso di nascondere i problemi e non hanno fiducia nelle proprie capacità per risolverli. L’ottimismo migliora anche la nostra forma fisica, rallenta lo sviluppo di alcune malattie, aumenta le difese immunitarie e si suppone, da alcuni risultati scientifici, che gli ottimisti vivano più a lungo.
Cos’è l’ottimismo e quali fattori lo influenzano
Di certo non possiamo affermare che è stato trovato un vero e proprio gene dell’ottimismo, ma pare che alcuni geni abbiano un ruolo sull’intelligenza e sulla bellezza, doti che comunque agiscono sull’ottimismo. Dunque nello spiegare cos’è l’ottimismo non possiamo affermare che sia genetico e trasmesso dai genitori, tuttavia possiamo considerarlo come un tratto stabile di personalità, come il pessimismo, che però può essere accresciuto da alcuni approcci di sostegno psicologico.
La famiglia e la società anche giocano un ruolo essenziale nello sviluppo dell’ottimismo. Insegnare un approccio costruttivo per esempio permette ai ragazzi di capire che le difficoltà possono essere passeggere e che con l’impegno si può migliorare nel gestirle. Per quanto riguarda i media invece, anch’essi esercitano un’influenza importante: i programmi televisivi diffondono spesso immagini di impotenza, presentando ai ragazzi un mondo pericoloso in cui essi non hanno alcun controllo sugli eventi. Ovviamente vogliamo che i ragazzi siano informati e prudenti, ma non che siano minacciati e impotenti, piuttosto che siano stimolati all’autonomia e alla resilienza.
Dunque ottimismo a tutti i costi? Non proprio. Perché sia davvero una garanzia di benessere va mescolato con piccole dosi di pessimismo al momento giusto, per esempio in caso di pericolo imminente quando può essere vitale adottare temporaneamente un’attitudine pessimista per concentrare tutte le azioni e tutte le risorse cognitive e far fronte alla minaccia che si è manifestata. La parola d’ordine è: flessibilità.
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Fonte immagine: _Fidelio_