Disgrafia: se la conosci...
L'articolo affronta il tema della Disgrafia, riconosciuto come DSA in ambito scolastico ed educativo. Propone un percorso di rieducazione della scrittura tramite la figura del Grafologo specializzato in Rieducazione della scrittura.
Disgrafia, questa sconosciuta… sì, proprio così, si tratta ancora di una realtà davvero poco conosciuta. Sto muovendo i miei primi passi come rieducatrice della scrittura e mi sto accorgendo di quanto sia necessario, prima di tutto, fare e diffondere informazione su questo argomento.
Oggi si parla molto di DSA, ovvero di Disturbi Specifici di Apprendimento, soprattutto in ambito scolastico e, più generalmente, in ambienti rivolti all’educazione dei bambini e dei ragazzi. Soprattutto si sente parlare di dislessia, benché questa non sia l’unico Disturbo Specifico di Apprendimento: la Legge 8 ottobre 2010, nº 170 riconosce la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia quali disturbi specifici di apprendimento, denominati "DSA" e garantisce il diritto allo studio dei soggetti che presentino tali disturbi.
Ora, non è certo una legge a stabilire l’esistenza di un problema: questi disturbi esistevano ben prima dell’approvazione di tale legge. Però il riconoscimento offerto da una legge specifica è fondamentale, perché permette di parlare di tali problemi in modo “ufficiale” e tramite canali istituzionali ed anche perché permette di mettere in campo tutta una serie di azioni per aiutare i ragazzi e le famiglie dei ragazzi che presentano un disturbo di apprendimento.
Chi è il rieducatore della scrittura e, prima ancora, che cos’è la disgrafia?
La disgrafia è un disturbo specifico di apprendimento del gesto grafico, ovvero si parla di disgrafia in presenza di una difficoltà nella riproduzione dei segni grafici (lettere e numeri), in assenza di deficit intellettivi o neurologici.
Quando si parla di scrittura si possono intendere diverse accezioni:
- Composizione di testi
- Acquisizione di regole ortografiche
- Correttezza grafica vera e propria
Il disturbo del linguaggio scritto può quindi riguardare il primo aspetto ed in questo caso si parlerà di difficoltà di tipo compositivo; se invece il bambino presenta problemi a livello ortografico si parlerà di disortografia; se infine le difficoltà riguardano la velocità e la correttezza dei segni grafici, si parlerà di disgrafia. La disgrafia, quindi, non riguarda l’aspetto linguistico o le regole ortografiche e sintattiche, bensì ha a che fare con l’aspetto motorio e spaziale; si ritiene generalmente disgrafica una scrittura carente a livello di:
- velocità,
- leggibilità,
- qualità.
Certamente i tre aspetti non sono nella realtà completamente disgiunti, anzi: problemi in una delle tre aree finiranno per causare ripercussioni negative anche sulle altre due - per esempio, un bambino eccessivamente lento nello scrivere, avrà difficoltà a tenere il passo nei dettati, con conseguenti errori ortografici dovuti alla necessità di “far presto”, oppure un bambino che presenta una scrittura illeggibile, avrà egli stesso difficoltà a rileggere e correggere quanto ha scritto.
Concentriamoci però sulla disgrafia vera e propria. Il bambino disgrafico, facilmente, presenterà tutta una serie di problematiche a livello di pressione troppo marcata o troppo leggera della matita sul foglio, avrà difficoltà a mantenere la direzione del rigo, avrà una scrittura con importanti variazioni dimensionali delle lettere, scriverà troppo lentamente o troppo precipitosamente, con scatti e variazioni nel ritmo di scrittura, troverà particolarmente difficile scrivere in corsivo, ossia con collegamenti tra lettere, avrà spesso una postura ed una impugnatura inadeguate, lamenterà eccessiva fatica o dolori nello scrivere…
Chi di noi non ha conosciuto, nella sua carriera scolastica, bambini o ragazzi che presentavano alcuni dei problemi sopra elencati? E le soluzioni proposte? Spesso gli insegnanti consigliavano di scrivere in stampatello, pensando di facilitare lo studente e rendere più leggibili i suoi scritti; succedeva frequentemente che i compiti di questi alunni non venissero neanche letti o, comunque, fossero valutati negativamente solo per l’aspetto formale disordinato, caotico, disarmonico; i risultati scolastici di questi ragazzi erano spesso irrimediabilmente compromessi; si finiva per assistere a precoci abbandoni scolastici. E tutto questo naturalmente incideva molto sull’autostima del soggetto.
Ed oggi? La situazione è in parte evoluta; l’attenzione a queste difficoltà è molto cresciuta e la sensibilità degli insegnanti e delle famiglie è indiscutibilmente cambiata. Perfino la legge ne parla! Purtroppo però, la realtà è ancora problematica: ancora molti insegnanti non comprendono la differenza tra una “brutta” scrittura ed una scrittura disgrafica e non sanno distinguere una semplice difficoltà, magari temporanea, da un vero disturbo. Può capitare che il bambino viva un periodo di disagio legato a fattori emotivi, affettivi, di crescita personale o familiare, che si ripercuote sul suo rendimento scolastico ed anche sulla qualità della sua grafia.
Oppure può verificarsi il caso di un bambino disordinato, un po’ maldestro nei movimenti, un po’ pasticcione, che ha solo bisogno di un po’ di tempo in più, rispetto ai coetanei, per maturare una capacità motoria adeguata all’età ed ai compiti richiesti. Il vero e proprio disturbo invece, la disgrafia appunto, non migliora da sola, senza un intervento specifico; il bambino disgrafico non è in grado di scrivere bene, neanche dopo pagine e pagine di ripetizione di lettere o parole, anzi, lo sforzo ripetuto non farà che peggiorare la sua scrittura, se non è indirizzato e gestito nell’ottica di una rieducazione.
Chi è e che cosa fa il rieducatore della scrittura
Il rieducatore della scrittura è prima di tutto un grafologo diplomato – il diploma viene rilasciato a seguito di un percorso di studi triennale – che ha conseguito una formazione specifica nella rieducazione della scrittura. Il Grafologo Rieducatore della Scrittura è quindi una figura professionale specializzata nel riconoscimento, nella prevenzione e nel trattamento della disgrafia, attraverso un percorso personalizzato, pensato in base alle specifiche esigenze e difficoltà grafo-motorie del bambino o del ragazzo.
La rieducazione si esplica in tecniche volte a far ritrovare al bambino il piacere di scrivere e di comunicare attraverso la traccia scritta.
Non si tratta di un rigido protocollo fatto di ripetizioni di lettere e parole, bensì di una serie di esercizi pensati anche sul piano ludico e creativo, finalizzati a decondizionare il gesto grafico, ad acquisire le abilità di base necessarie per scrivere, a stimolare il potenziale del bambino, con ricadute positive anche sul piano del comportamento e dell’autostima.
Le sedute si svolgono con cadenza settimanale ed agiscono su diversi piani:
- motricità
- rilassamento muscolare e motricità generale
- orientamento spaziale
- senso del ritmo
- postura e impugnatura dello strumento
- tecniche pittografiche e scrittografiche (metodo di Robert Olivaux).
Una rieducazione ben condotta può portare dei benefici effetti anche sul piano relazionale, comportamentale e/o scolastico, consentendo una evoluzione psicologica più profonda, migliorando il controllo emotivo in caso di stress e rinforzando il potenziale del soggetto, attraverso la scoperta o la ri-scoperta del piacere di scrivere.
Il rieducatore è anche un Educatore, può quindi intervenire anche con programmi di prevenzione della disgrafia. L’ambiente ideale per questi interventi è la scuola, già a partire dall’ultimo anno della scuola dell’infanzia, dove, in collaborazione con gli insegnanti, il rieducatore può proporre e portare avanti progetti finalizzati all’acquisizione di quelle abilità di base che costituiscono prerequisiti essenziali per l’apprendimento della scrittura, ma anche della lettura, ovvero capacità di percezione, di coordinazione occhio-mano, di organizzazione nello spazio e nel tempo, di conoscenza dello schema corporeo, di memoria e attenzione, senza dimenticare il corretto insegnamento dell’impugnatura dello strumento scrittorio e l’attenzione al processo di lateralizzazione, ossia quel processo che condurrà al prevalente utilizzo della mano destra o sinistra.
Interessante, in questo ambito, parlare brevemente dei quaderni dei bambini. Attualmente i quaderni scolastici sono molto più ricchi, rispetto ad un tempo, di immagini disegnate, copiate, fotocopiate e incollate. Inoltre, le attività di scrittura proposte sono spesso attività di copiatura, ricalco, completamento di tracciati tratteggiati, tutte attività che tralasciano completamente l’insegnamento del movimento grafico. Ogni lettera ha sì una forma, che deve essere imparata e memorizzata, ma quella forma si ottiene grazie ad un preciso movimento, che ha un punto d’attacco e una direzione che vanno insegnati ai bambini. Proponendo lettere o parole intere da ricopiare, il bambino si troverà di fronte ad una sorta di disegno da riprodurre, senza averne gli strumenti. Mancano allora, troppo spesso, nei quaderni dei nostri bambini esercizi propedeutici di pregrafismo, che propongano ai bambini le forme di base del nostro corsivo,
Ancora, è da rilevare come oggi vengano spesso insegnati 4 differenti caratteri già dalla prima elementare: corsivo maiuscolo e minuscolo, stampatello maiuscolo e minuscolo. Proporre una quantità così elevata di caratteri diversi contemporaneamente, o quasi, finirà per confondere i bambini, specialmente quelli che hanno qualche difficoltà in più a livello di memorizzazione o di percezione visiva.
Il complesso di attività del rieducatore della scrittura
- Incontri individuali di recupero delle difficoltà grafo-motorie e di rieducazione della scrittura in caso di disgrafia;
- progetti di prevenzione della disgrafia, presso le scuole dell’infanzia e primarie;
- laboratori di scrittura, rivolti a piccoli gruppi di allievi di scuole primarie e secondarie di primo grado;
- consulenza e informazione per genitori e insegnanti;
- incontri e seminari finalizzati a far conoscere la figura e l’attività del grafologo rieducatore della scrittura.
Infine è bene sottolineare che il rieducatore della scrittura opera nel rispetto di un preciso Codice deontologico che gli impone, da una parte di curare permanentemente la sua formazione ed il suo aggiornamento professionale e di rispettare norme ed obiettivi della professione, dall’altra parte di rispettare gli “utenti” tutelandone la riservatezza, impegnandosi a prendere in considerazione la richiesta di intervento attivandosi al meglio delle sue capacità professionali, limitando l’intervento al solo tempo necessario, in collaborazione con famiglia, insegnanti ed altri specialisti che siano coinvolti nella presa in carico del soggetto.