Oltre l'eccesso: intervista a Alfio Lucchini e Paola Emilia Cicerone

Può succedere che dei comportamenti normali e socialmente accettati si trasformino in dipendenza e diventino una patologia. Come fare a riconoscere i campanelli d'allarme? A chi rivolgersi per chiedere aiuto? Lo abbiamo chiesto a Alfio Lucchini e Paola Emilia Cicerone, autori del libro "Oltre l'eccesso. Quando internet, shopping, sesso, lavoro, gioco diventano dipendenza"

Oltre l'eccesso: intervista a Alfio Lucchini e Paola Emilia Cicerone

È in libreria, edito da FrancoAngeli, Oltre l'eccesso. Quando internet, shopping, sesso, sport, lavoro, gioco diventano dipendenza, un testo divulgativo frutto della collaborazione tra una giornalista scientifica e uno psichiatra tra i massimi esperti nel settore delle dipendenze patologiche. Il volume aiuta a riconoscere i campanelli d’allarme che distinguono semplici passioni da casi più gravi e soprattutto come curarsi e a chi rivolgersi. Alfio Lucchini, psichiatra, psicologo clinico e psicoterapeuta, dirige il dipartimento delle dipendenze della ASL Milano 2. Autore di decine di volumi scientifici, presidente nazionale di FeDerSerD, è tra i massimi esperti nel settore delle dipendenze patologiche. Paola Emilia Cicerone, giornalista scientifica, collabora con Le Scienze, L'Espresso, Mente&Cervello e altri periodici scientifici e di divulgazione. Abbiamo intervistato i due autori per saperne di più sulle dipendenze, su come riconoscerle e capire quando è il momento di chiedere aiuto.

 

Le dipendenze patologiche sono sempre più diffuse e riguardano ambiti diversi, dal lavoro allo shopping. Quali sono i comportamenti di addiction più diffusi? Quali le loro caratteristiche?

Tutte queste dipendenze hanno caratteristiche simili che hanno a che vedere con la frequenza con cui viene messo in atto il comportamento additivo, ma soprattutto con la difficoltà di interromperlo, anche quando questo provoca gravi danni economici, come avviene soprattutto ma non solo con il gioco d’azzardo. Oppure quando interferisce pesantemente con la vita lavorativa familiare e sociale del soggetto. Se non si riesce a fare a meno dì trascorrere le giornate su internet trascurando gli amici, lo studio e ogni altra attività, si sente l’esigenza di fare compulsivamente acquisti inutili, oppure non si riesce a saltare una lezione in palestra senza provare un profondo disagio significa che si stanno manifestando i sintomi di una dipendenza. Tra le dipendenze da comportamenti, la più diffusa è forse quella da gioco, che in Italia secondo studi recenti riguarderebbe circa 700 000 persone.

 

L’aumento dei pazienti in cura per queste patologie è collegato ai mutamenti sempre più rapidi della nostra società?

È difficile valutarlo, ma altamente probabile. Evidentemente alcune di queste dipendenze sono legate al progresso tecnologico e allo sviluppo
delle forme comunicative nella società, pensiamo alla diffusione di internet - o sono agevolate dalla diffusione di una cultura che valorizza le prestazioni e i beni individuali come possiamo collegare nello shopping e nell’anelito a mantenimento la forma fisica. Possiamo anche pensare che la diffusa crisi dei valori e delle strutture sociali tradizionali, unitamente alle pressioni imposte da una società che valorizza il successo, lo status e i beni materiali, possa contribuire a diffondere queste e altre forme di disagio tra i soggetti più fragili o più portati agli eccessi.

 

Le nuove tecnologie ci permettono di essere sempre connessi grazie a wi fi, tablet e smartphone: è così che si sviluppa la Internet addiction?

L’esigenza di essere continuamente connessi, consultando compulsivamente posta elettronica e aggiornando il proprio profilo sui social network, è una delle forme che può assumere la dipendenza da internet. Ma esistono altre forme di addiction tecnologica come la dipendenza dai giochi di ruolo o la ricerca estenuante di informazioni, senza dimenticare chi non riesce a staccarsi da chat line e gruppi di discussione finendo col trascorrere la maggior parte della giornata attaccato al pc. Ricordiamo poi che internet gioca un ruolo importante in altre forme di dipendenza da comportamenti perché rende facilmente accessibili esperienze che possono generare dipendenza: pensiamo alla diffusione dei giochi d’azzardo on line e di chat erotiche o video pornografici. Ma anche chi ha problemi di shopping compulsivo può facilmente farsi prendere la mano dagli acquisti on line.

 

Anche lo sport può diventare una dipendenza: cos’è la sindrome di Adone?

Ovviamente l’attività fisica è benefica per la salute: può diventare una dipendenza se si trasforma in un’ossessione per il fitness e per i muscoli, spingendo ad allenarsi al di là delle proprie possibilità, a trascurare altri impegni per trascorrere sempre più ore in palestra. Col termine sindrome di Adone, dal nome del semidio greco che rappresenta l’ideale di bellezza maschile, si identifica un disturbo affine all’anoressia che colpisce giovani maschi in cui all’ossessione per la magrezza si sostituisce un’ossessione per i muscoli che può portare, oltre che al super allenamento a comportamenti pericolosi come diete squilibrate o uso indiscriminato di integratori o anabolizzanti. Sono stati due ricercatori di Harvard, Harrison G. Pope e Roberto Olivardia, a coniare questo termine per definire la pratica ossessiva dell’attività fisica, e in particolare del body building: un
disturbo che secondo i ricercatori americani colpirebbe almeno centomila persone.

 

Questo manuale nasce per informare giovani, genitori, famiglie e insegnanti sui sintomi e le terapie che riguardano i comportamenti di addiction: come fare a capire quando è il momento di chiedere aiuto?

Il manuale indica una serie di campanelli di allarme, che variano ovviamente da dipendenza a dipendenza. In generale possiamo dire che è il caso di preoccuparsi quando le abitudini di una persona cambiano radicalmente, una passione diventa totalizzante interferendo col tempo da dedicare alle relazioni sociali alla famiglia o al lavoro. La situazione diventa ancora più allarmante se il soggetto spende grosse somme di denaro per la sua passione, manifesta ansia o disagio se non può dedicarsi alle sue attività preferite e/o tende a nasconderle, ad isolarsi, o a mentire su come impiega il suo tempo.

 

Imparare a riconoscere una dipendenza e lavorare sulle proprie fragilità: quanto influisce tutto questo sul nostro percorso di crescita personale?

Può giocare un ruolo importante, come tutte le esperienze che ci costringono a fare i conti con noi stessi e con le nostre debolezze. È proprio su questo principio che si basano ad esempio i programmi detti "dei 12 passi" originariamente nati per curare l’alcolismo e che oggi vengono utilizzati con successo da molti gruppi di auto aiuto per trattare le dipendenze da comportamenti. Gli approcci psicoterapeutici professionali tentano di andare oltre, aiutando le persone a rileggere il proprio funzionamento psichico migliorando la propria vita. Ma dobbiamo sempre ricordarci che tutti noi lottiamo tutta la vita tra dipendenza e autonomia, dalla nascita alla morte. Una sfida di crescita affascinante e mai scontata.

 

Tutti i libri Franco Angeli