Creatività: tra genio e follia
La lista di grandi pittori, compositori e scrittori che sembra soffrissero di disturbi dell’umore è davvero lunga e comprende, fra le molte figure, Michelangelo, Van Gogh, Schumann, Shelley, Whitman, Gauguin, Woolf. Vediamo insieme come creatività ed episodi manicali possano essere associati.
Creatività e disturbi bipolari
Nel 1989, Kay Redfield Jamison, uno dei maggiori esperti dei disturbi bipolari con delle caratteristiche tipiche di questi disagi, pubblicò il volume Touched with Fire in cui approfondiva il legame esistente tra i disturbi bipolari e la vena creativa, analizzando la vita di alcuni tra i più celebri scrittori, Virginia Woolf e Ernest Emingway. Pur considerando che non tutte le persone che soffrono di disturbi bipolari hanno particolari vene creative, cosi come non è vero che tutti gli artisti piu creativi soffrono di questi disturbi, diversi studi hanno dimostrato che tra chi svolge professioni creative esiste una percentuale di persone affette da disturbo bipolare nettamente superiore a quella esistente nella popolazione generale. Secondo alcuni, lo stato maniacale favorirebbe lo sviluppo di nuovi pensieri, immagini ed idee mediante la rapidità di pensiero e le aumentate connessioni tra eventi apparentemente scollegati fra loro. Anche se è pur vero che un grado estremo di mania potrebbe invece costituire una diminuzione dei risultati creativi: una maggiore quantità non rispecchia necessariamente una maggiore qualità, cosi come accadde al compositore Robert Schumann (Weiberg, 1994).
Studiando la creatività
Alcuni dati dimostrano che un legame dunque esiste tra episodi maniacali e depressione, ma, come ricordano Greg Murray e Sheri Johnson in un recente revisione sull’argomento, pubblicata su Clinical Psychological Review, deve ancora essere dimostrato in maniera definitiva, perché finora è emerso principalmente da studi su casi singoli e non da studi che considerano campioni maggiori e che sono quindi piu solidi da un punto di vista scientifico. Inoltre, il legame non è lineare poiché chi soffre delle forme maniacali più gravi è meno capace di generare creatività rispetto a chi soffre di forme più leggere.
Alcuni studi circa questo argomento hanno trovato che persone che hanno sofferto di episodi maniacali tendono ad essere meno creative di quelle che hanno sofferto di episodi di ipomania (piu lieve rispetto alla mania), e che i soggetti di entrambi i gruppi tendono ad avere una creatività minore rispetto ai loro familiari non affetti dal disturbo (Richards et al., 1988).
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Alcuni tratti della creatività
Secondo Murray e Johnson, una componente centrale per la generazione di nuove idee e di una produzione creativa è la condizione di apertura mentale per le nuove esperienze e le nuove idee. Ma, ai fini di una atto realmente creativo, non è necessario solo produrre nuove idee e connessioni fra di essere, ma è essenziale anche che queste idee siano originali. Un tratto, quello dell’originalità, che potrebbe sfociare anche in componenti di antisocialità, non infrequenti nelle personalità molto creative. Un'altra particolarità che si rileva di frequente nelle personalità molto creative è quella di esprimere queste doti artistiche tramite performance musicali, canore ed attoriali caratterizzate quindi dall’estroversione, ovvero quella particolare forma di apertura verso gli altri, che al contrario è meno frequente in coloro che conducono lavori autonomi e solitari come scrittori, pittori, compositori.
Da un punto di vista neurobiologico, sembrerebbe comunque che la creatività sia sostenuta da neurtrotramettitori dopaminergici, agenti nell’area mesolimbica (nella parte più centrale e profonda del cervello, dove ha sede il cosiddetto “circuito della gratificazione”) e responsabile della genesi di stati d’animo euforici e anche di fenomeni connessi alla maniacalità.