I leader “emotivi”

L’Intelligenza emotiva è una delle skills più richieste (al momento) tra i leader. Non si tratta di una qualità on/off ma è possibile individuarne tante sfumature.

I leader “emotivi”

Chi è il leader? Colui che conduce un gruppo al successo! E come lo fa? Questa è una domanda chiave a cui si cerca di dare risposta attingendo a diversi punti di vista.

Una prima risposta si basa sulla quantità di sapere tecnico (quanto sa il leader di quello che fa il gruppo) possedute, ma nel tempo è stato chiaro che non si tratta solo di questo.

A partire dagli anni ’80 prende forma il concetto di Intelligenza emotiva: un insieme di competenze che fanno riferimento alla gestione della sfera emotiva.

Questo concetto apparentemente lontano dall’ambito lavorativo ha trovato ampio spazio tra coloro che si occupano di leadership, perché un buon leader è un leader emotivo.

 

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Le doti “emotive”

Cosa deve sapere il leader da un punto di vista emotivo? Beh cominciamo con il sottolineare che solo apparentemente c’è distanza tra mondo del lavoro e intelligenza emotiva.

Se il mio obiettivo è quello di gestire un gruppo e spronarlo ad andare nella stessa direzione da me pensata con entusiasmo devo essere in grado sia di motivare sia di rendere le relazioni all’interno del gruppo più fluide possibili.

Detto ciò, Daniel Goleman, tra i massimi esperti di Intelligenza Emotiva, individua 4 macroaree che contengono le competenze emotive:

  1. Autoconsapevolezza emotiva: per evitare di farmi gestire dalle emozione devo essere in grado di riconoscerle.
  2. Gestione del sé: una volta riconosciuta le emozioni e stabilite quelle che mi stanno danneggiando posso fare qualcosa per adattarmi o modificarle.
  3. Consapevolezza sociale: se mi conosco, riesco anche a capire meglio quali sono le emozioni altrui.
  4. Gestione delle relazioni: capacità di favorire la collaborazione e la motivazione negli altri a partire dalla sollecitazione delle emozioni utili.

Stili di comando, leve emotive

Si sa che esistono diverse tipologie di leadership e questi leader usano in modo differente queste risorse.

Secondo una ricerca della società di consulenza americana  Hay-McBer esistono sei diversi stili di comando, ma solo quattro hanno sempre ricadute positive in ambito lavorativo, vediamone le specificità.

  • Lo stile autorevole è tipico del leader trascinante che ha un’idea chiara del tipo di lavoro da fare e della direzione da intraprendere. Il suo entusiasmo (genuino) diventa una spinta motivazionale perché in grado di inserire ciascun membro del team nel quadro complessivo facendo leva sui punti di forza.
  • Il leader – allenatore si focalizza di più sul percorso di crescita del singolo aiutandolo a maturare all’interno del progetto aziendale senza rimarcare eccessivamente i suoi errori, anzi proteggendolo dalle influenze “negative” esterne.
  • Il federatore è colui che punta sulla lealtà che ottiene costruendo forti legami emotivi: offre fiducia, margini di manovra, elogia i propri collaboratori e ne ottiene un attaccamento emotivo.
  • Lo stile democratico infine, concede ai dipendenti la piena libertà di espressione su decisioni che riguardano il dipendente che si assume le ricadute delle proprie scelte.

Questi stili puntano su competenze o combinazioni di competenze emotive differenti, ma tutte si basano su un reale interessamento dello stato emotivo del proprio dipendente.

Non si tratta di scegliere solo uno stile, un buon leader ha 4 atteggiamenti nel “cassetto” e la prontezza di capire qual è il momento giusto per usarne uno a discapito degli altri.

 

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