Devianza e prosocialità
Le condotte devianti sono un fenomeno molto diffuso ai giorni nostri, soprattutto tra i giovani e i giovanissimi. In alternativa a questo tipo di comportamenti, conosciamo la prosocialità, un concetto che racchiude in sé molte abilità sociali che contribuiscono a favorire uno sviluppo psicologico sano e armonico.
Il termine devianza si riferisce a qualsiasi atto, comportamento o espressione, anche verbale, mediante cui un individuo viola, sul piano pratico o ideologico, norme, attese o credenze condivise dalla collettività cui appartiene. Comunemente, un giovane viene definito deviante quando la sua condotta è caratterizzata da atti vandalici, trasgressivi ed aggressivi.
La devianza è considerata una forma di disadattamento sociale, ed è frequentemente correlata alla carenza di abilità sociali. L’ambiente familiare può rinforzare i comportamenti delinquenziali del bambino o dell’adolescente, confermandoli e approvandoli, o emarginando il soggetto etichettato come deviante. In molti casi, infatti, i bambini e i ragazzi devianti non riescono ad attuare comportamenti socialmente accettabili perché non li conoscono, o, pur conoscendoli, non hanno mai provato ad attuarli. Accade spesso che questi minori non abbiano avuto dei modelli adeguati da cui apprendere comportamenti prosociali, o, pur avendoli imparati, non abbiano avuto sufficienti occasioni e motivazioni per adottarli. In generale, i comportamenti devianti rappresentano un importante indice predittivo di un disagio, infantile o adolescenziale che sia, che necessita di un intervento preventivo specialistico ed immediato.
Opposto al concetto di devianza è quello di prosocialità, intesa come disposizione ad aiutare e a condividere. I comportamenti prosociali, infatti, sono quelle azioni che, senza la ricerca di ricompense esterne, favoriscono altre persone; si tratta di azioni gratuite, attuate, cioè, senza sollecitazioni o richieste altrui. Tali comportamenti vanno oltre la dimensione dell’altruismo, in quanto non rappresentano esclusivamente una risposta ai bisogni o alle difficoltà degli altri: essi implicano reciprocità e socialità, favorendo la creazione e la stabilità di relazioni interpersonali positive e soddisfacenti. Alcuni esempi di condotta prosociale sono rappresentati dall’essere solidale, dal condividere, dall’aiutare, dal confortare, dal collaborare, dal dare, dall’ascoltare, dal valorizzare l’altro.
La possibilità di attuare comportamenti di questo tipo è legata a specifiche capacità, tendenze ed abilità, riscontrabili a vari livelli:
1) A livello cognitivo, le capacità di decentrarsi, di assumere il punto di vista altrui, e di percepire il significato di una situazione sociale e delle sue regole; inoltre, la tendenza al pensiero benevolo ed ottimistico.
2) A livello emotivo, le capacità di entrare in contatto con le proprie emozioni ed i propri vissuti, di esercitare un adeguato controllo su di sé, di comprendere i sentimenti altrui.
3) A livello strumentale, le abilità di esprimersi adeguatamente, di pianificare, di controllare il comportamento aggressivo.
Coloro che possiedono un ricco ed articolato repertorio di abilità prosociali hanno maggiori probabilità, rispetto a chi ne è carente, di affrontare con successo le esperienze di vita e di costruire e mantenere una solida rete di sostegno sociale.