Ma non solo numeri... lo stalking
Si parla di stalking, di numeri e dati nazionali, ma anche di persone, di vicende individuali, di drammi, di una relazione patologica fino a portare sofferenza, pressioni psicologiche, minacce, tormenti e morte.
ALBA 06.03.2013: Operaio di Bra denunciato per stalking. Vittima giovane impiegata albese. L'ex non potrà più incontrarla
Un'impiegata di 27 anni albese ha denunciato per maltrattamenti l'ex convivente, un operaio 28 anni braidese. La relazione tra i due era terminata a gennaio perché lei, stanca delle violenze e vessazioni subite ogni volta che il convivente rientrava a casa ubriaco dopo essere stato al bar con amici, l'aveva lasciato. Da allora però era iniziato per l'impiegata un vero e proprio calvario con atti persecutori da parte dell'ex che le hanno provocato anche ansia e depressione. Il giovane è stato denunciato per stalking, lesioni e maltrattamenti. Il giudice ha emesso una misura cautelare con cui gli impedisce di avvicinarsi o di comunicare con la sua ex convivente. Fonte: La stampa
Questo il titolo e il relativo articolo, che descrivono uno dei tanti episodi di stalking, avvenuto durante l’anno in corso. Uno dei tanti sì, le statistiche parlano chiaro, il fenomeno è in netto aumento, con un crescendo significativo, soprattutto negli ultimi tre anni. L’articolo, per quanto breve, descrive assai chiaramente di cosa si tratta. Si tratta di un fenomeno che riguarda uno stalker o persecutore, una vittima e un complesso di azioni volte a creare disagio, invasione, oppressione, pedinamento, reazioni intense quali ansia, paura e stress, nonché tutta una serie di condotte volte all’evitamento del pericolo. Da un punto di vista etimologico il termine stalking deriva dal linguaggio venatorio ed è tradotto con “fare la posta” o “braccare”, proprio in riferimento all’idea della preda, seguita, osservata e agguantata, predata nel vero senso del termine. Il termine poi si è esteso verso il senso più figurato, traducendosi in assillare, inseguire, molestare, ricercare, ma anche in senso ancora più lato come seccare, disturbare, perseguitare. Parlando di stalking ci si riferisce quindi, ad un insieme di comportamenti, ripetuti e intrusivi, volti dalla ricerca di contatto, quali comunicazioni indesiderate, azioni di controllo e sorveglianza, che una persona (lo stalker) affligge ad un’altra (la vittima di stalking), che ne risulta infastidita e/o preoccupata, a tal punto da sperimentare ripetuti o cronici stati d’ansia o paura. Le condotte indesiderate dello stalker, possono rientrare in: comunicazioni indesiderate, contatti indesiderati e comportamenti associati. Non è importante il gesto in sé, ma la persistenza, la connotazione di indesiderabilità e l’effetto sulla vittima. Nell’articolo su riportato, la condotta è chiaramente violenta, per cui dannosa e indesiderata in modo evidente, ma ricordiamo che spesso la violenza si nasconde dietro vesti apparentemente innocue. Capita che innamorati rifiutati possano inviare forzatamente cioccolatini e lettere romantiche, messaggi via e-mail o sms, con toni affettuosi.
Nonostante la veste esterna, l’habitus nasconde una chiara invasione, una violazione dell’intimità dell’altro. Il segno della violenza è ravvisabile nella reazione comportamentale ed emotiva della vittima, che se ne sente invasa, tormentata, frustrata, spaventata, oppressa, minacciata, ecc. Non è l’atto in sé, ma la modalità con cui viene presentato, il fatto che non si tenga conto del desiderio dell’altro, delle sue reazioni, nonché la persistenza che non lascia tregua (talvolta si raggiungono numeri impensati, centinaia di SMS al giorno, più email quotidiane, continue scritte sui muri, ecc.). Questi sono segni della violenza psicologica, relativi alla modalità stessa (intrusiva, persistente, forzata). Nel momento in cui gli atti diventano chiaramente violenti, minacciosi, denigratori, lesivi della persona e delle cose, si aggiungono i segni della violenza fisica e psicologica connessa ad essa. Immaginate cosa può succedere ad una persona, che improvvisamente si trova in un incubo, in modo improvviso o progressivo, comincia ad essere bersagliato di messaggi, di lettere, si trova pedinato/a, spiato/a, danneggiato nel corpo, negli oggetti, nella dignità, o semplicemente nel senso della libertà di movimento. E’ il terrore! Soprattutto perché si può diventare vittima di stalking per svariati motivi, talvolta inspiegabili e incomprensibili: per una relazione finita, per una relazione mai iniziata, per essere oggetto di desiderio di qualcuno, per l’invidia di un collega, per un’amicizia finita male, per una vendetta, per una fantasia lontana dalla realtà, per un caso fortuito e chissà quante altre possibili cause. Per cui, potenzialmente ciascuno di noi, potrebbe diventare una vittima e questo ci deve indurre a riflettere più che mai, sul fenomeno. Gli effetti poi, si estendono su tutti i piani, da quello emotivo a quello concreto. La vittima si trova a dover cambiare forzatamente, per paura e per una sorta di evitamento della situazione temuta, le sue abituali attività: luogo di lavoro, abitazione, numero di telefono, percorsi usuali, orari di uscita e di attività varie (spese, palestra, ecc.), amicizie, ecc. La sua vita non gli appartiene più, non sa più cosa pensare e dove andare. Spesso si ritrova ad isolarsi per paura, a non uscire più, a non sapere più di chi fidarsi, entrando così in un pericoloso circolo vizioso emotivo. E lo stalker a sua volta, non ha un prototipo definito, non è necessariamente uomo, non necessariamente delinquente, non necessariamente giovane, non necessariamente niente. Vi sono stalker di tutte le età, razze, culture, ceti sociali, sessi, ecc. E questo, forse disorienta ancor di più, è un fenomeno trasversale! Sappiamo solo che, per esperienze passate, è un individuo particolarmente sensibile alla perdita e al rifiuto. Non a caso gli ex sono la categoria più rappresentativa dei persecutori.
Proviamo a dare un sbirciatina in questo lembo di mondo, proviamo a guardarlo con i numeri e a comprenderlo di più. Partiamo da un sottogruppo particolare di vittime, che descrive bene l’affermazione che nessuno è esente da questo fenomeno. Attraverso i dati di uno studio italiano, che ha coinvolto 475 operatori della salute mentale della Provincia di Modena, è emerso che l’11% degli operatori, è stato vittima di “pazienti stalker”. Il rischio risulta maggiore per le categorie come psichiatri, psicologi, specializzandi in psichiatria, rispetto alle categorie di infermieri o altri operatori. E’ anche emerso che, indistintamente per le varie categorie, la durata media delle molestie è di 42 settimane, dieci mesi circa dunque, un tempo assai notevole. Diversamente da quanto capita alla popolazione generale, in cui il 70% delle vittime sono donne, in questo sottogruppo gli operatori di sesso maschile sono maggiormente esposti a molestie, rispetto a quelli di sesso femmine. In questo caso per capire il dato, dovremmo osservare più da vicino la composizione del campione, rispetto ai dati anagrafici. Intuitivamente, ci verrebbe da pensare che sia da attribuirsi al fatto che gli psichiatri e i tirocinanti psichiatri, siano prevalentemente maschi e in numero superiore agli psicologi, generalmente di sesso femminile. E’ anche vero che le donne con difficoltà psichiche a vario livello, chiedono più facilmente aiuto degli uomini e questo contribuirebbe a spiegare la percentuale peculiare.
Lo studio ha rilevato anche che per 67% delle volte, il paziente molesta un operatore di sesso opposto, mentre nel 33% dei casi il molestatore e la vittima sono dello stesso sesso. Il molestatore tipo di questo studio inoltre, ha dei connotati ben precisi, è per 67% single, per il 56% disoccupato, con un età media di 39 anni. Per ultimo, ma non meno importante, si individua che il 22% delle vittime ha ricevuto minacce di violenza rivolte a loro stessi e in quattro casi, rivolte anche ai familiari. Nel dettaglio è emerso che l’89% delle vittime ha ricevuto telefonate sgradite, nel 75% dei casi, lo stalker tende ad utilizzare l’approccio diretto. L’82% delle volte, lo stalker ha coinvolto altre persone e ha diffuso pettegolezzi, il 79% ha compiuto appostamenti presso il luogo di lavoro e/o presso l’abitazione della vittima; il 75% delle volte ha utilizzato pedinamenti, il 74% visite sgradite e minacce di violenza; il 70% ha inviato posta indesiderata, il 65% ha reperito informazioni con l’inganno, il 64% ha danneggiato la proprietà, il 45% ha diffuso accuse false, il 55% ha usato violenza, il 23% ha acquistato beni per conto della vittima, il 19% ha imbrattato l’abitazione della vittima, il 2% ha utilizzato mezzi telematici e il 40% altro. Le telefonate risultano ad oggi, il mezzo maggiormente utilizzato dallo stalker, il teleono offre il grande vantaggio di lasciar decidere sul momento, se rimanere anonimo o rivelare l’identità. Le vittime si trovano costrette ad adottare “rimedi” che consistono per il 35% in precauzioni sul lavoro, per il 17,5% nella sostituzione del numero telefonico, per il 12% l’aumento delle misure di sicurezza domestiche. In tre casi, la molestia ha suscitato l’ipotesi di cambiare sede di lavoro o il lavoro stesso. Questo ci ricorda quanto sia importante l’effetto di disturbo di certe condotte, sia rispetto alla quotidianità, sia rispetto alla serenità con cui si svolgono le normali mansioni. Immaginiamo l’impatto, soprattutto in ambiti lavorativi che riguardano la cura di altre persone, l’intervento sociale, riparativo, ecc. Gli effetti dello stalking non devono essere visti solo a breve, ma anche a lungo termine, sia sulla singola vittima, sia sui familiari e amici, sia sul lavoro, sull’ambiente sociale più allargato, sull’economia individuale e comunitaria, l’impatto sulla sanità psico-fisica individuale e collettiva, sulla giustizia, ecc. In questo caso, oltre ai tentativi di evitamento, il 67,5% delle vittime ha cercato un sostegno nelle discussioni di équipe o in supervisione, solo il 17,5% ha cercato sostegno in familiari e amici, il 15% si è rivolto alla polizia e un caso solo ad un legale. Quindi, nonostante la condotta sia disturbante, gli operatori sanitari tendono ad affrontare la cosa in modo diverso rispetto alla popolazione generale, forse in quanto professionisti della salute, forse perché lo stalker è un paziente o utente del servizio, forse perché per lo più si tratta di vittime-uomini, chissà! Il fenomeno richiede sicuramente, ancora tempi e modi di studio approfonditi. Nel 2006 attraverso la convenzione tra e il Ministero per i Diritti e le Pari Opportunità, è stata finanziata una interessante ricerca, con i fondi del Programma Operativo Nazionale “Sicurezza” e “Azioni di sistema”.
Dal gennaio all’ottobre 2006, sono state intervistate telefonicamente, 25 mila donne tra i 16 e i 70 anni, su tutto il territorio nazionale. Dai dati emerge un quadro su tre differenti tipi di violenza: a. violenza fisica (minaccia di essere colpita fisicamente, spinta, afferrata o strattonata, schiaffeggiata, presa a calci, a pugni o a morsi); b. violenza sessuale (stupro, tentato stupro, rapporti sessuali non desiderati, subiti per paura delle conseguenze, attività sessuali degradanti e umilianti); c. violenza psicologica (svalorizzazione, controllo dei comportamenti, isolamento, intimidazioni, forti limitazioni economiche). Il 63,9% delle donne, soggette a subire maggiori violenze nel corso della vita, sono separate e divorziate. Vi sono valori superiori alla media anche per quanto riguarda donne nubili, laureate e diplomate, dirigenti, libere professioniste e imprenditrici, donne direttive, in cerca di occupazione, le studentesse e donne di età compresa tra i 25 e i 44 anni di età. Questo il quadro emerso della vittima tipo, dall’indagine telefonica. Rintracciamo ulteriori dati, in un rapporto emerso dalla Polizia di Stato nei primi sei mesi dall’entrata in vigore della legge contro lo stalking: 520 persone sono state arrestate e 2.950 sono state denunciate. Tutto questo si somma al Report 8/2009 “Stalking al femminile”, che ha preso in esame casi in varie zone d’Italia , in particolare nelle seguenti città : Trapani, Aquila, Bologna, Lucca,Firenze, Livorno, Napoli, Modena, Reggio Emilia, Roma, Macerata, Siena Ferrara,Torino, Foggia, Genova, Caserta , Venezia , Campobasso,Trieste, Sorrrento, Reggio Calabria e Rovigo. Sono solo alcune città, ma significative rispetto all’assenza di confini del fenomeno. Ad ogni città corrisponde una denuncia per molestie e il successivo arresto. Nello specifico della Toscana, nel 2012 le persone arrestate sono state 50, 370 le persone denunciate e 31 quelle raggiunte da ammonimenti del questore. La distribuzione degli arresti è la seguente: 14 a Firenze, 8 ad Arezzo, 7 a Pisa, 6 a Lucca, 4 a Prato e Siena, 2 a Grosseto, Livorno, Pistoia e 1 a Massa Carrara. Un articolo di giornale del 27 Febbraio 2013 cita: “ A Pisa e provincia gli arresti per stalking sono stati sette in un anno e i numeri confermano che il reato è in continuo aumento”. Tutto questo ci evidenzia che le azioni di stalking non sono da sottovalutare, ma da osservare e smascherare nelle sue più difficili forme. Un mazzo di fiori, una telefonata, un bigliettino o un regalo, non sono sempre gesti graditi, per alcuni sono qualcosa di spaventoso e indesiderato: una minaccia della propria intimità e libertà. Mentre noi dormiamo sogni tranquilli, il nostro vicino, il collega di lavoro, il nostro medico, la signora che vende fiori all’angolo, nostra cugina e mille altre, possono essere soggette a molestie di ogni tipo. E’ fondamentale conoscere, per intervenire, denunciare, sostenere, aiutare, curare, riparare...
Dott.sa Ilaria Giammaria
Dott.ssa Sabrina Costantini
BIBLIOGRAFIA Barbara Fabbroni & coll. (2009). Vittima-Persecutore. Il mondo dello Stalker EUR, Edizioni Universitarie Romane, Roma Cfr. A.A.V.V., Stalking. Aspetti psicologici, sociologici e giuridici, Collana di Scienze Psicologiche e Forensi, (diretta da) M. Lattanzi, Aipc editore, Roma, 2009, 13. Cfr. A.A.V.V., Stalking. Aspetti psicologici, sociologici e giuridici, Collana di Scienze Psicologiche e Forensi, (diretta da) M. Lattanzi, Aipc editore, Roma, 2009, 13. Cfr. G. Giordano, F. Nestola, Studio italiano sullo stalking femminile – rapporto marzo-agosto 2009, in http://violenza-donne.blog spot.com/2009/10/stalking-femminile-rapporto-marzo.html Cfr. P. Curci, G.M. Galeazzi, C. Secchi, La sindrome delle molestie assillanti (stalking), Bollati Boringhieri Editore,Torino, 2003, 162-165. Istat 2006, La violenza e i maltrattamenti contro le donne dentro e fuori la famiglia”82, pubblicato nel 2007. Cfr. In http://poliziadistato.it/articolo/1696Stalkingpiù_di_500_arresti_in_sei_mesi. Zanasi M. (2012). L’odioso reato di stalking. Misure cautelari, risarcimento del danno, giurisprudenza di merito. Milano, Giuffè editore.