Omofobia: se la conosci, la combatti
Il 17 Maggio è la giornata Mondiale contro l'omofobia e la transfobia e che vede impegnata l'Italia e oltre 100 altri paesi nel mondo ad organizzare eventi e occasioni che aumentino la conoscenza e limitino l'insofferenza
Il 17 Maggio del 1900 l'Organizzazione Mondiale della Sanità decise di eliminare l'omosessualità dall'elenco delle malattia mentali.
Oggi in questa data si tiene la Giornata Mondiale contro l'omofobia e la transfobia in memoria di questo evento che ha dettato l'inizio ad una mentalità più aperta e alla possibilità di poter vivere con maggiore serenità con se stessi (per molti individui) non ha cancellato l'omofobia e soprattutto i gesti di violenza (fisica, verbale o psicologica) nei confronti di tutti coloro che non siano eterosessuali.
Ancora oggi il coming out è un momento temuto da molti giovani che vivono nell'ombra per molti anni.
Un po' di storia
La giornata mondiale contro l'omofobia è abbastanza recente. Fu ideata e sostenuta da Louis-George Tin, scrittore e attivista, che la propose nel 2005.
L'obiettivo è avere un giorno in cui dire basta alla violenza che accompagna l'orientamento sessuale e l'identità di genere di coloro che non sono eterosessuali.
Dal 2007 L'Unione Europea ha adottato questa ricorrenza in tutto il suo territorio sottolineando che si dovrà tradurre anche in leggi che aiutino a superare le barriere e le discriminazioni subite e che: " l'europeo condanna i commenti discriminatori formulati da dirigenti politici e religiosi nei confronti degli omosessuali, in quanto alimentano l'odio e la violenza, anche se ritirati in un secondo tempo, e chiede alle gerarchie delle rispettive organizzazioni di condannarli”.
Omofobia e transfobia
Una delle basi dell'omofobia e transfobia è la scarsa conoscenza di persone omosessuali e transessuali (in tanti ancora oggi purtroppo vivono nascondendosi), ma anche tutto il pregresso erroneo della scienza nell'approcciarsi al fenomeno.
Fino al secolo scorso era uso pensare a queste forme di genere e orientamento sessuale come una variante (o deviazione) dalla normalità, conferendo così al fenomeno una patina di anormalità, per tradursi infine in una visione patologica dello stesso.
Il termine omosessuale non è stato più usato come aggettivo per qualificare una relazione o uno tra i possibili orientamenti sessuali, ma piuttosto come identificativo di un gruppo.
Solo nel 1973 L'American Psychiatric Association modifica il sistema diagnostico internazionale ed elimina la diagnosi di omosessualità egosintonica.
Questo purtroppo non ha portato ad un immediato cambiamento, ma nella società si è lentamente introdotto il seme per una visione più complessa e diversificata nell'orientamento di genere.
Terapie riparative
Nonostante i miglioramenti siamo ancora in una società poco tollerante e c'è ancora chi ritiene di usare le cosìdette terapie riparative.
Si considerano tali quelle terapie che hanno come obiettivo quello di modificare l'orientamento sessuale o quanto meno di reprimere comportamenti naturali dell'individuo forzandolo in una vita affettivo-relazionale falsata.
Tali terapie sono state nuovamente smentite molto recentemente dall'ordine degli psicologi che ha sottolineato non solo la loro infondatezza scientifica, la natura non patologica dell'omosessualità e della transessualità, ma anche i pericoli a livello identitario.
L'omofobia in Italia: qual è la situazione?