Festa della donna: ancora in lotta contro la discriminazione

Festa della donna: e quest'anno con il poco "petaloso" fiore simbolo cosa festeggiamo? Torniamo alle radici, ai diritti che abbiamo raggiunto per capire a che punto siamo del nostro percorso

Festa della donna: ancora in lotta contro la discriminazione

In un anno in cui si parla tanto di lotta per il diritto alle unioni civili, per l'adozione del partner e per il rinnovo dell'italiano, non dimentichiamo il significato dell'8 Marzo, la festa per la tutela della donna.

La lotta contro la discriminazione femminile trae le sue origini dal diritto al lavoro e oggi proviamo a recuperare queste radici per trasmettere alle nuove donne un'immagine non scontata di loro stesse, dei loro diritti e del loro futuro che resta da migliorare.

 

Le origini della festa della donna

Una delle voci più comuni vuole la nascita della Festa della donna come una commemorazione di un incidente che aveva interessato delle operaie tessili a New York nel 1908 (un incendio causò la morte di tutte le donne che lavoravano alla Cotton).

In realtà la festa nacque ad opera del Partito Socialista americano il 28 Febbraio 1909 che in quella data organizzò una grande manifestazione per sostenere il suffragio universale.

La protesta prese piede e coinvolse anche il dibattito sulle condizioni di lavoro: le donne chiedevano l'aumento del salario e il miglioramento delle loro condizioni lavorative (vi suona familiare?). Nel 1910 Il Congresso nazionale socialista propose di istituire una giornata dedicata alle donne e nel corso degli anni si diffuse nei paesi europei.

In Italia la festa della donna approda nel 1922, ma è solo nel 1946 che tutta l'Italia ricorda i diritti delle donne scegliendo come simbolo il fiore che sboccia nei primi giorni di Marzo: la mimosa.

 

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Le donne ed il lavoro

I diritti e le condizioni lavorative quindi accompagnano da sempre la Festa della donna e la rivendicazione di condizioni di vita che siano non necessariamente uguali (personalmente non credo nell'uguaglianza dei due sessi e nell'appiattimento delle differenze), ma nel rispetto di pari opportunità.

D'altronde oggi si parla ancora di differenze salariali non giustificate da disparità di prestazione o di competenze e di condizioni di lavoro inadeguate (che comunque non hanno fermato le donne di successo).

La tematica della conciliazione famiglia-lavoro ne è un esempio: tralasciando il fatto che se un uomo chiede un'ora di permesso per la cura dei figli è degno del paradiso mentre una donna è la solita madre inaffidabile, resta il fatto che il doppio carico di lavoro sulle spalle femminili è qualcosa da nascondere e non da premiare.

 

Cosa ci dicono le statistiche

Ebbene, cosa ci dicono le statistiche attuali? Secondo l'Istat le donne avranno qualcosa da festeggiare quest'anno perché l'occupazione femminile nel 2015 prende lancio e si riafferma ai valori del 1993 con il 50,9%.

Freniamo gli entusiasmi signore perché gran parte dell'effetto è dovuto all'innalzamento dell'età pensionabile per le over 54 che dovranno lavorare più a lungo per evitare la discriminazione maschile.

Siamo ancora lontani dai parametri che Europa2020 ha assegnato ai Paesi Membri, ma una donna su due lavora! Le donne che lavorano devono però pensare alle differenze salariali, problemia che non riguarda solo il Bel paese, ma tutta l'Europa e gli USA anche per il patinato mondo del cinema.

Secondo fonti Eurostat e Consob riportate da Repubblica l'Italia ha un divario pari al 7,3% a favore degli uomini collocandosi al quarto posto nella lista dei paesi meno discriminanti. Le lavoratrici francesi (15,2%), tedesche (21,6%), finlandesi (18,7%) e britanniche (19,7%) che tanto ci fanno sperare nell'immaginario comune sembrano in realtà sostenere un divario ben più profondo.

Il prossimo 8 Marzo festeggiamo con gioia e goliardia o come meglio ogni donna riesca ad esprimere il desiderio, la forza e la determinazione di emergere in una società che ancora oggi spesso ci vuole mettere in sordina per il resto dell'anno.

 

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