Donne imprenditrici: bastano le quote rosa?
Quella delle donne imprenditrici sembra essere ancora una realtà poco diffusa: come mai? La questione della presenza femminile nel mondo del lavoro pone in evidenza il dibattito sulle quote rosa: basta come risposta per risolvere una situazione di disuguaglianza tra uomini e donne? Oppure è più importante imparare a rispettare le reciproche differenze? Vediamolo insieme
Perché sembra ancora così strano palare di donne imprenditrici? Le donne dovrebbero essere i capisaldi dell’economia, e non solo della famiglia. Che sia una realtà sotto gli occhi di tutti è cosa ormai evidente. Eppure di fronte a un’emancipazione che sembra sia stata raggiunta in diversi ambiti della vita, i gap rispetto al genere maschile sono e rimangono ancora tanti, dal livello retributivo ai posti di responsabilità in aziende grandi e piccole. Di quote rosa, d’altra parte, se ne parla continuamente e, anche quando sembra che dell’espressione ci si sia dimenticati, ecco che subito le due paroline magiche tornano a spuntare fuori in tutta la loro prepotenza per imporsi come possibile soluzione a una “diseguaglianza” che, di questi tempi, si dimostra ancora dura a morire tra uomini e donne. Insomma: le quote rosa come antidoto alla discriminazione e come strumento che, almeno all’inizio, può agevolare il gentil sesso in molti ambienti legati alle professioni, allo studio e alla ricerca.
Donne imprenditrici: le quote rosa
Il concetto di “quote rosa” si porta dentro anche una forte carica di cambiamento culturale, come a dire che nel nostro Paese appare sempre più necessario il compimento di una piccola “forzatura” affinché le persone, in particolare gli uomini, si avviino piano piano a riconsiderare completamente il ruolo della donna, nel pubblico come nel privato, in posti-chiave così come in ruoli meno complessi. Una sorta di rivoluzione silenziosa, cioè, che presto o tardi porterà - o almeno così si spera - a non dover più ricorrere a “paletti” di questo genere per rendere davvero protagoniste le rappresentanti del gentil sesso in ogni ambito della vita.
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Di contro va però detto che non si può certo rischiare di aggrapparsi all’espressione “quote rosa” quasi fosse un mantra, tutte le volte che si affronta il tema spinoso di una presenza femminile più incisiva a tutti i livelli della società. Il pericolo, altrimenti, è che ci si allontani troppo da misure che invece sarebbero ancora più concrete ed efficaci per andare veramente incontro alle esigenze delle donne. La sfida, dunque, non sta tanto nel raggiungere una presunta uguaglianza tra uomini e donne, quanto piuttosto nel rispettare quelle naturali differenze che poi portano anche alla manifestazione di esigenze diverse sui luoghi di lavoro.
Fonte immagine: CHRISTOPHER MACSURAK