I videogiochi: alleati dei bambini o rischiosi per la loro salute?
Il fenomeno dei videogiochi è ormai largamente diffuso nella nostra società, anche se le opinioni relative al loro utilizzo sono fortemente contraddittorie. È importante capire quali sono i pregi e i difetti di questi strumenti e agire per promuovere un loro uso educativo
I bambini adorano giocare. Sin dai primi anni di vita, infatti, trascorrono la maggior parte del loro tempo giocando.
Il gioco è un’attività divertente ed interattiva e quindi un’attività con delle finalità sociali ed affettive, ma è anche l’osservazione di un oggetto, la costruzione di una torre o il fingere di preparare cibo o bevande per una persona che non c’è.
L’importanza del gioco per lo sviluppo del bambino
Osservare un bambino che gioca, dunque, permette di valutare lo sviluppo delle capacità relazionali, delle abilità cognitive e del crescente interesse per il mondo esterno.
Tutte queste abilità si sviluppano man mano che la stessa modalità di gioco del bambino diventa più complessa, passando dai giochi senso motori, o giochi-esercizio secondo Piaget, che rappresentano una continua forma di apprendimento e di perfezionamento di gesti, movimenti, schemi motori e altri tipi di conoscenze relative al mondo, al gioco simbolico o “gioco del far finta”.
Ciò che caratterizza quest’ultimo tipo di gioco è proprio il concetto di finzione, ovvero la simulazione che il bambino fa delle attività di routine quotidiana, attraverso le quali sviluppa le competenze sociali, l'abilità di formare e usare simboli, la capacità di elaborare temi narrativi: così il bambino finge di bere, dà il biberon alla bambola, la mette al letto, parla al telefono, prepara da mangiare. Il gioco simbolico, evolvendosi, comprenderà anche i giochi di ruolo e i giochi con regole, che contribuiscono a perfezionare le abilità sociali, il senso del sé e le norme di condotta umana.
Le nuove frontiere del gioco: i videogiochi
Da un po’ di anni, gran parte del tempo libero di bambini (e non) viene dedicato a nuove attività ludiche, sempre più tecnologiche, rappresentate dai videogiochi.
Questa nuova realtà si è sviluppata ed è cresciuta insieme al cinema. In questa interconnessione continua si sono trasformati anche gli utenti e il centro del mercato è costituito da un pubblico che va dai 6 ai 45 anni, anche se sulle scatole dei giochi in commercio l’elemento più evidente è il “+3”, che sta ad indicare la possibilità che si può essere videogiocatori anche prima di frequentare un asilo. In effetti, la percentuale di bambini tra i 3 e i 5 anni che gioca è pari al 26,5% e gioca, in media, quasi due ore al giorno.
Effetti positivi e negativi dell’uso dei videogiochi
Relativamente all’utilizzo dei videogiochi da parte dei bambini ci sono delle posizioni contraddittorie, ovvero c’è chi sostiene a pieno l’utilizzo di questi strumenti, ovviamente nei limiti, e chi invece si oppone tassativamente al loro impiego. Nello specifico, i sostenitori dei videogiochi pongono l’accento sulle possibilità di sviluppo delle capacità percettive e senso-motorie:
i videogiochi faciliterebbero l’approccio alla cultura e al pensiero tecnologico e stimolerebbero i processi mentali (memoria, capacità di pensiero induttivo…), la capacità di calcolo e di formulazione di strategie vincenti, la fiducia in sé stessi e nelle proprie capacità, la coordinazione oculo-motoria.
Non solo. Un’altra valenza positiva dei videogiochi è rappresentata dal contatto sociale; in effetti, la pratica dei videogiochi è un’opportunità di interazione sociale, promuove, secondo alcuni esperti, lo sviluppo di un’intelligenza “di gruppo” che fa esercitare un sistema cognitivo complesso.
Gli oppositori si appellano, invece, ai rischi legati all’eccessivo o scorretto utilizzo da parte dei bambini, che vanno dall’estraniamento dalla realtà alla mancanza di empatia, dalla sedentarietà al sovrappeso, dall’eccessivo senso di potere e controllo fino ai disturbi della vista. Inoltre, non sono da trascurare i contenuti violenti di alcuni videogiochi, che possono avere un forte impatto sul comportamento dei bambini.
In effetti, uno studio dell’Università del Missouri, in cui alcuni bambini sono stati invitati a giocare con dei videogiochi per 25 minuti, ha evidenziato come i videogiochi violenti desensibilizzano il cervello alle immagini “crude” e inducono comportamenti aggressivi. Soprattutto nel periodo della preadolescenza, l’esposizione ripetuta alla violenza presente in questi strumenti esercita un’influenza significativa, perché va a rinforzare ed incrementare quei sentimenti, quelle cognizioni e quei livelli di attivazione correlati all’aggressività che il giovane già vive di per sé.
La videodipendenza
Quando si passa troppo tempo videogiocando, c’è il rischio che il confine tra uso di questi strumenti e abuso diventi troppo sottile e il bambino diventi alla fine dipendente. Infatti, durante il gioco con i videogames c’è un incremento della produzione di dopamina, neurotrasmettitore che, oltre ad essere coinvolto nell’apprendimento e nel consolidamento mnemonico delle nuove informazioni, è correlato anche con il potenziamento del comportamento aggressivo, legato al piacere ed alla ricerca di nuove ed intense emozioni.
Questo fattore, insieme ad un utilizzo massiccio di videogiochi e alla continua ricerca di nuove emozioni, sembra essere collegato con il Tech Abuse, comportamento patologico caratterizzato dall’utilizzo eccessivo delle nuove tecnologie e dalla difficoltà, o incapacità, a relazionarsi al di fuori del mondo virtuale. In effetti, nei bambini che giocano con i videogames, tutti i giorni per più di 5 ore, si verifica un sovraccarico di informazioni che li rende incapaci di ritenere, gestire, elaborare ed interpretare la mole di dati cui si trovano esposti.
Ciò si riscontra soprattutto con quei videogiochi e simulazioni virtuali che presentano una perfezione grafica tale da ridurre notevolmente la distanza tra realtà e finzione: il contatto precoce, intenso e prolungato rende, in questi casi, difficile al bambino l’individuazione del confine tra uomo e macchina, animato ed inanimato, fantasia e realtà.
Che fare per prevenire tutto ciò?
Secondo Alonso Fernandez, per cercare di contenere tutti i rischi legati all’uso dei videogiochi si possono seguire delle regole. Una di queste è relativa al tempo impiegato per videogiocare: è necessario che i genitori, soprattutto se i bambini sono molto piccoli, supervisionino il tempo trascorso giocando, cercando di portare i piccoli a non trasformare l’uso dei videogiochi in una pratica quotidiana e stabile, piuttosto un’attività mai superiore ad un’ora circa.
Importante è anche fare delle pause durante il gioco, nel corso delle quali si consigliano le regole della “sicurezza nell’uso dei videoterminali”, che propongono di proiettare lo sguardo su oggetti distanti almeno sei metri per far riposare i muscoli oculari che sono costantemente contratti nel corso del gioco.
Un’altra regola riguarda l’utilizzo dei videogiochi in sfide con amici o fratelli, in modo da rendere il gioco uno strumento di socializzazione piuttosto che di isolamento.
Comunque la regola più importante è sicuramente quella della prevenzione e, in questo caso, un ruolo evidente ce l’hanno i genitori che devono sempre interessarsi ai contenuti dei videogiochi acquistati, evitando sfide violente o eccessivamente competitive.
Uno strumento che può essere d’aiuto in questo senso è la raccomandazione PEGI (Pan-European Game Information o Informazione Paneuropea sui Giochi), praticata in 25 paesi d’Europa, che informa sull’età a partire dalla quale un videogioco può essere utilizzato e indica anche qualcosa a proposito del contenuto.