I giganti neri nell'animo infantile
Spesso gli adulti ignorano che dietro i capricci di un bambino si nascondono in realtà veri e propri disagi emotivi, che un piccolo ancora non può gestire e superare da solo.
Talvolta gli adulti, dinnanzi al comportamento difficile di un bambino, decidono di utilizzare l'indifferenza, con la speranza che il problema si estingua il breve tempo. Questa strategia educativa è tanta sbagliata, quanta diffusa. Ignorando che le turbolenze di un bimbo spesso celano la presenza di emozioni negative e dolorose, i grandi spesso, anche se inconsapevolmente, finiscono per lasciare il piccolo da solo a gestire i suoi " fantasmi ". Per impedire di ingigantirsi fino a divenire storie interiori difficili, le emozioni negative, vanno affrontate, prevenendo tra l'altro il rischio che possano lasciare traccia della loro presenza, nella vita futura. Il piccolo, poiché non possiede ancora le capacità di digerire (elaborare) mentalmente le emozioni negative, ha bisogno di un adulto che lo aiuti a riconoscere ed esprimere i propri vissuti dolorosi e " scaricare " all'esterno i mostri cattivi che lo fanno soffrire. L'adulto che intende facilitare il percorso di crescita di un bambino, soprattutto quando egli nutre emozioni troppo dolorose, deve possedere buone capacità empatiche, deve cioè sapersi mettere nei panni di un piccolo, sforzandosi di comprendere le sfumature dei suoi sentimenti.
Con un atteggiamento rispettoso dei tempi e delle emozioni si riesce a comprendere non solo le paure, ma anche le cause che hanno generate i disagi emotivi del piccolo. Se le emozioni particolarmente intense, legate ad eventi traumatici hanno un carico energetico troppo pesante per essere gestito da un bimbo e finiscono per avere effetti disorientanti, con quali strumenti l'adulto empatico lo aiuta a tirare fuori i suoi mostri neri? Il bambino non possedendo ancora competenze verbali idonee per esprimere le sfumature dei sentimenti, trova nel disegno e nella costruzione di storie fantastiche, canali per “ scaricare “ all'esterno le tensioni interne. L'espressione grafica e quella di storie inventate, ricche di metafore rendono meno dolorosa l'accettazione della realtà e permettono una soluzione più serena dei problemi.
Il piccolo esprimere liberamente ciò che prova, se la presenza dell'adulto è discreta, pertanto vanno evetati atteggiamenti che possano condizionare la sua produzione/ espressione. Gli educatori inoltre, non devono trascurare, la pratica educativa della discriminazione verbale e della definizione lessicale degli stati d'animo infantili.
Capita, per esempio, che un bambino arrabbiato esprime questa sua condizione riferendoci che è annoiato, l'adulto spiegherà con esempi pratici, quali sono le situazioni concrete che possono generare il senso di noia e quelle che invece fanno arrabbiare. Consapevolezza verbale ed emotiva si sostengono a vicenda. Facilitando l'espressione di sé, attraverso il disegno, incoraggiando l'invenzione di storielle, senza però fare mai riferimento ai fatti che lo fanno soffrire, insegnando al bambino le differenze di significato tra le diverse parole che esprimono le emozioni, avremo sicuramente piccoli con buone capacità di adattamento e soprattutto più sereni.