Fecondazione assistita: un figlio a tutti i costi
Julia Roberts, Céline Dion, Courtney Cox (la Monica di Friends), molte donne famose sono finalmente diventate mamme grazie alla fecondazione assistita. Lady Gaga ha affermato, immaginiamo provocatoriamente, di voler ricorrere alla fecondazione assistita con un donatore che sia siciliano. In Italia un dubbio si è creato sulla gravidanza della cantante Gianna Nannini. Il bombardamento dei media sulla maternità di personaggi celebri può causare un’eccessiva aspettativa nei confronti della procreazione assistita, che vediamo invece cosa comporta
La scelta di ricorrere alla fecondazione assistita è una questione delicata e fonte indubbiamente di notevoli problemi psicologici: di solito le aspettative sono esagerate rispetto alle limitate probabilità di successo. Di procreazione assistita si parla spesso, tanto più dopo il fallimento del referendum del 2005 che ha costretto molte coppie a praticare il cosiddetto “turismo procreativo”. Ma chi lo fa tende a sottolinearne gli aspetti tecnici e metodologici, oppure si concentra sui risultati trascurando la prospettiva psicologica di un processo che invece incide profondamente sull’identità di chi si trova a viverlo.
La componente psicologica ha un ruolo essenziale nel buon esito della fecondazione assistita e spesso si sono riscontrate infertilità, incomprensibili su base biologica, che si sono poi risolte quando cambiava qualcosa di importante nella vita della coppia. Per esempio molti medici raccontano di casi in cui l’avvio di una pratica di adozione avrebbe miracolosamente sbloccato situazioni che apparivano intrattabili e di storie di coppie che sono riuscite a concepire il figlio tanto desiderato solo dopo aver deciso di abbandonare ogni speranza. Negli ultimi anni infatti molte ricerche hanno per esempio individuato un preciso rapporto tra livelli di stress e fertilità e dunque tra stress e successo degli interventi di procreazione medicalmente assistita.
Fecondazione assistita: in pochi dallo psicologo
Oltre ad aver dimostrato come le componenti psicologiche possano compromettere il successo di un intervento di fecondazione assistita, le ricerche hanno anche evidenziato come coinvolgere le coppie in un trattamento psicologico possa portare ad un miglioramento della qualità della vita dei pazienti, per esempio abbassando appunto i parametri fisiologici collegati allo stress. È dunque un peccato che i centri pubblici che praticano la fecondazione assistita non offrano un’assistenza psicologica costante, anche se alcune regioni la inseriscono tra le caratteristiche obbligatorie delle strutture autorizzate. La frustrazione si presenta in diversi modi in tutte le varie fasi di questa attesa angosciante di gravidanza. Molti inoltre non si rendono conto che la capacità riproduttiva della donna si riduce con il passare degli anni, soprattutto per quanto riguarda la fecondazione assistita, perché l’ovocita invecchiato produce un embrione che ha meno probabilità di impiantarsi e corre un maggiore rischio di aborto. Ma c’è un atteggiamento fideistico nelle capacità della medicina, rafforzato anche dal bombardamento dei media su maternità tardive di attrici, cantanti o altri personaggi celebri.
Fecondazione assistita e fallimento
Le statistiche non inducono all’ottimismo: nonostante l’efficacia e la correttezza delle procedure, meno del 30% di quanti tentano la fecondazione assistita ottiene il figlio desiderato. Il fallimento è un momento di grande frustrazione anche se non dobbiamo dimenticare che per qualche coppia la notizia peggiore è quella di non avere una diagnosi, di non conoscere la causa della propria infertilità. Nonostante la miglior cura possibile, si sa in partenza che molte coppie non concepiranno. Ma dobbiamo anche riflettere sul fatto che può già essere un successo facilitare nella coppia una soluzione positiva della crisi, aiutandola ad adattarsi alla nuova situazione. Spesso una consulenza psicologica esplicita non è accettata, allora è molto utile un supporto proposto con altre modalità, con orari e scadenze non canoniche, sotto forma di incontri di gruppo per fornire i necessari chiarimenti tecnici, ma soprattutto per far emergere timori e “fantasmi” condividendoli con chi vive un’esperienza analoga.
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